Il dizionario Treccani così descrive il patriarcato: – In antropologia, tipo di sistema sociale in cui vige il diritto paterno, ossia il controllo esclusivo dell’autorità domestica, pubblica e politica da parte dei maschi più anziani del gruppo. La famiglia estesa dominata dal patriarca sarebbe stata, secondo alcuni antropologi evoluzionistici dell’Ottocento, l’istituzione centrale della società primitiva basata sulla parentela. I figli entrano a far parte del gruppo cui appartiene il padre, da cui prendono il nome e i diritti che essi a loro volta trasmettono ai discendenti diretti o prossimi nella linea maschile. Questa tesi fu ripresa da S. Freud, secondo il quale la società umana ebbe origine dall’orda patriarcale dominata dal padre o dal maschio più anziano. Vale la pena capire anche il termine matriarcato: – Nelle teorie antropologiche evoluzioniste del 19° secolo, essendo la madre considerata, unica nota tra i due genitori, avrebbe detenuto tutto il potere in rapporto sia alla prole sia alla proprietà dei beni. Il predominio della donna in ambito sociale e/o familiare è definito matriarcato.
La mente è facilmente modellabile, fin verso i 36 – 40 mesi di vita, raccogliamo e assimiliamo le informazioni senza sforzo, impariamo rapidamente a parlare con il giusto accento, allo stesso modo la nostra concezione del mondo si modifica velocemente affinandosi sulla base di ciò che viviamo e in cui siamo immersi. Jean Piaget, lo studioso dello sviluppo cognitivo, ha dimostrato che le convinzioni del bambino si formano e trasformano radicalmente durante i primi quindici anni della vita, dando così luogo al proprio personale modo di percepire la realtà.
Le idee possono spaziare tra:
Noi, esseri umani, non veniamo al mondo con la mente vuota e non tutte le idee di base hanno la stessa probabilità di affermarsi. Le idee sviluppate nell’infanzia sono particolarmente refrattarie al cambiamento una volta stabilizzate. Per questo motivo è opportuno intervenire prima del completamento dello sviluppo cerebrale, che avviene tra i 36 e 40 mesi di vita, se vogliamo che i bambini crescano nel rispetto l’uno dell’altro, indipendentemente se maschio più forte e potente, patriarca, o femmina piccola e debole, succube del più forte.
L’uomo grazie l’ormone maschile: il testosterone, geneticamente ha forza muscolare, massa corporea e altezza, maggiormente sviluppate, influenzando a loro volta la maggiore capacità di aggredire con successo. All’inizio dell’umanità, l’uomo doveva proteggere la sua prole dalle belve feroci e dalle guerre e il testosterone ne è stato l’artefice sviluppando a una maggiore aggressività sia negli animali sia nell’uomo. Sebbene i livelli di testosterone siano più alti negli uomini che nelle donne, la relazione tra l’ormone e aggressività non è limitata ai soli maschi; è stata dimostrata una relazione positiva tra testosterone e aggressività anche nei comportamenti delle donne. Possiamo ben ipotizzare che alla base del patriarcato, come inteso oggi, ci siano aspetti ormonali e genetici. Certo, possiamo intervenire su queste convinzioni di base nei bambini, ma lo stimolo al cambiamento deve avvenire nella fascia temporale che ricade entro i 36 e 40 mesi di vita. Soffermiamoci ora a valutare come e chi deve intervenire su questo cambiamento. In questa epoca i bambini da chi sono accuditi? I padri sono i grandi assenti, lavorano e vedono i figli sola di sera, quindi ad accudire i bambini sono da sempre e in qualsiasi parte del mondo: le mamme, le nonne, le baby sitter o le operatrici nei nidi ed a seguire nella scuola materna sono le donne. A gestire le prime convinzioni dei bambini, compreso il rapporto con e tra gli uomini, siamo solo noi donne.
Non sono i corsi di affettività e sessualità come si è iniziato a fare nella scuola elementare e media, per insegnare le buone pratiche, ma offrendo ai bambini della materna la conoscenza reale, ovvero: il maschio è più grande e potente a parità di età, ma anche le femmine, se più piccole, possono essere grandi e potenti. È però necessario essere realistici, pensare che il patriarcato, inteso come l’uomo è più forte, possa sparire per sempre è pura utopia, quello che bisogna fare senza fermarsi mai, è sensibilizzare, parlare ed educare per attuare un cambiamento verso una maggiore uguaglianza tra i generi in ogni settore della società.
Dott. Rosalba Trabalzini
Medico Psichiatra, psicoterapeuta CBT Laurea in Psicologia clinica
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