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Il suo primo sorriso

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Arriverà all’improvviso e per voi sarà l’inizio della fine: ora siete sua e nessuno potrà più salvarvi

Un giorno, quando ormai siete assolutamente sicure che il vostro pupo sa solo piangere, lo sdentato vi sorriderà. Non si tratta di un vero e proprio sorriso, ma di un trisma che gli storce la bocca senza emissione drammatica di gemiti, che riserverà più o meno identico a nonni e padre. Ma per voi è un gran giorno, più o meno un’anticipazione dell’emozione che vivrete quando comincerà a gattonare, camminare, dire ‘mama’ (m’ama?) e a fare ciao con la manina. Per non parlare del giorno in cui fiero userà il vasino. Il primo sorriso è la fonte di ogni illusione: pensate di essere in presenza di un genio. Se lo fosse, sorriderebbe solo a voi, apprezzando il vostro sacrificio. In realtà, essendo un normalissimo essere umano, intrattiene con la specie il primo istintivo abbozzo di rapporto sociale che lo porterà ad omologarsi nell’adolescenza alla razza dei bipedi. E quindi, con gli anni, al resto del Paese.

Siete definitivamente fregate, perché quel sorriso vi ha stregate, neanche fosse quello di Sean Connery. Lo ricercherete e lo provocherete abbracciando e sbaciucchiando la creatura, cullandola, infilandogli in bocca con amore il ciuccio (se avete ingenuamente deciso che è più facile fargli abbandonare il vizio del ciuccio rispetto a quello del dito), spernacchiandolo sul pancino mentre gli cambiate il pannolino trasudante odori mefitici. Lui o lei ne approfitteranno per fare la pipì dritta dritta sul golf (ma si sa, pipì di bambino non ha odore), per spaccarvi braccia e schiena pur di restarvi in collo, per tiranneggiarvi in ogni modo. E’ il miracolo dell’amore materno: più si soffre, più si vorrebbe soffrire, più non ci si accorge che si sta soffrendo. E altrimenti che sòla sareste…

Vale per il primo sorriso, il primo dentino (un’alternativa più matura alle coliche), i primi passi, qualsiasi prima cosa faccia. Un figlio ti sorprende sempre con le sue prime cose (aspetta il primo amore, bella!). Per il bebè è l’inizio, per voi l’inizio della fine, l’ingresso in una spirale perversa che vi porterà a volerlo sempre più bello, sempre più grasso (a tale proposito ricordo che il rito della pesa settimanale, importato dalle mamme dagli allevamenti di pezzate del bellunese, è stato citato anche dal Lombroso nei suoi testi di criminologia), sempre più vispo, sempre più grande. E, purtroppo, sempre più figlio. Ma chi è più ingenua e sprovveduta di voi? Sicuramente vostra madre, la neononna. Mettiamo un punto: se dopo tanti anni non si è ancora accorta che siete una vera sòla, una sfigata che si fa conquistare da meno di dieci chili di ciccia, semicalvi e sdentati (sebbene sempre affamati e pieni di energia), vuol dire che anche lei, come voi, non era destinata al Nobel. Però all’amore, quello sì. Non esiste un Nobel o un Oscar per l’amore? No, sennò sai quante nomination…

 

Lilith

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