Non è vero che la febbre arriva solo nei mesi freddi: può comparire anche durante l’estate, soprattutto nei bambini. La febbre è quasi sempre dovuta al contatto con virus, come quello del raffreddore o delle forme influenzali e sono presenti anche nei mesi caldi. Le alte temperature, infatti, favoriscono la diffusione dei microrganismi patogeni, ma lo stare all’aria aperta rende più difficile l’entrare in contatto con questi germi. In alcune situazioni, però, può capitare di entrarvi in contatto: succede soprattutto quando ci sono estati umide come quella che stiamo vivendo. Oppure, può capitare dopo un colpo di freddo, preso anche per colpa dell’aria condizionata, quando il sistema immunitario riduce momentaneamente le sue difese permettendo al virus di penetrare nell’organismo. I sintomi sono quelli classici: innalzamento della temperatura, senso di spossatezza, qualche volta mal di gola o raffreddore.
Riposo e tanti liquidi freschi
Una febbre estiva insomma non deve preoccupare: se non è eccessivamente elevata e il bambino ha almeno due anni, può tranquillamente essere gestita dai genitori. Il bambino va sistemato in una stanza fresca, ma senza correnti d’aria e non va eccessivamente coperto. Un body o un pigiamino estivo va bene e va cambiato se ci si accorge che il tessuto è umido di sudore. Se il bambino ha i brividi si può aggiungere una maglietta in cotone. Al bimbo vanno somministrati pasti leggeri e digeribili, come frutta fresca a pezzetti, in frullato o in centrifugato, tè deteinato e senza zucchero, brodo di pollo magro o di verdura con poco riso, yogurt ed anche qualche gelato alla frutta. La febbre va tenuta sotto controllo ma senza ansia eccessiva. Se non supera i 38, 3° non è necessario abbassarla, perché l’innalzamento della temperatura è il segnale della reazione che l’organismo sta mettendo in atto per combattere il virus. Se, invece, la febbre è più alta e il bambino mostra segnali di malessere o di nervosismo gli si può somministrare ogni sei ore una dose di paracetamolo. Sarebbe comunque opportuno chiedere sempre consiglio al pediatra, che si trova anche nel luogo di vacanza.
Quando la febbre è più alta
Ci vuole maggiore attenzione in altre situazioni, ossia quando la febbre è più alta oppure quando il bambino è molto piccolo. Nei primi mesi di vita e fino ai due anni circa, infatti, un episodio febbrile andrebbe sempre segnalato al pediatra che può visitare il bambino, per escludere che dietro l’innalzamento della temperatura ci sia una forma di bronchite o di otite. In questo caso infatti sarà opportuno far seguire al bambino una cura con antibiotici. Inoltre le forme febbrili dei piccolissimi sono talvolta accompagnate da dissenteria o vomito e il pediatra deve assicurarsi che il piccolo non perda troppi liquidi, rischiando la disidratazione: potrà allora suggerire soluzioni saline da bere con effetto reidratante, antinausea e astringente. Febbre molto alta a qualsiasi età, accompagnata da dolori diffusi e scarsa tonicità muscolare, va sempre sottoposta al controllo del medico o addirittura del pronto soccorso, perché ci potrebbe essere un’infezione batterica o virale più seria. Ultimo punto: quando il bambino, dopo essere guarito dalla febbre, può tornare in spiaggia o a passeggiare nei prati? Il medico, solitamente, assicura dopo due giorni da quando è del tutto sfebbrato. Per il bagno in mare e le lunghe escursioni è meglio aggiungere ancora un giorno o due.
Lina Rossi