Il mal di testa è la prima scusa per non andare a scuola, ma qualche volta è reale

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Il mal di testa è la prima scusa per non andare a scuola, ma qualche volta è reale

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Mal di pancia e mal di testa, sono queste le giustificazioni più frequentemente indicate dai bambini per non andare a scuola, soprattutto i più piccoli, sia della materna che delle elementari, alla ripresa della scuola. Le prime settimane nelle aule, dopo il periodo di vacanza, sono all’insegna dell’entusiasmo di rivedere gli amici di sempre, di acquistare il corredo nuovo fiammante, di non avere praticamente compiti da fare e poter correre e giocare all’aperto, come durante le vacanze. Quando però l’entusiasmo si spegne e la routine torna a essere quella di sempre, quando le giornate si accorciano e diventano più grigie, iniziano i piccoli malesseri “psicosomatici”, se così si possono definire. Il più delle volte sono disturbi inesistenti, solo la manifestazione fisica di un disagio interiore: quello che un tempo era chiamato “mal di scuola”.

Lo stress da scuola responsabile di problemi
Il più delle volte questi lievi problemi non sono collegati a una causa organica, sono solo la somatizzazione del disagio vissuto tutti i giorni. La stanchezza per doversi alzare presto al mattino, il timore del confronto con compagni più spavaldi, addirittura di bulli in erba, specie dalle elementari in poi, il timore di essere sgridati dalle insegnanti, l’ansia dei compiti e delle interrogazioni. Il malessere è avvertito di più, secondo una rivista scientifica statunitense, tra i bambini di 5-6 anni e di 10-11 anni: nei periodi, cioè di passaggio dalla materna alla primaria e, poi, alle medie. Quando si arriva in un ambiente nuovo, questo è attraente in un primo momento ma potrebbe anche spaventare. È necessario restare accanto ai propri figli in questi momenti di difficoltà: far capire loro che mamma e papà “ci sono” e sono pronti ad ascoltarli e sostenerli : è questo un grande conforto per loro. I piccoli vanno anche “distratti” con pause piacevoli, come un pomeriggio al cinema, una serata in pizzeria con la famiglia, una merenda per rinsaldare le nuove amicizie. Va comunque detto, a proposito di questi stati emotivi altalenanti e poco piacevoli, che sono momenti tipici del periodo evolutivo, attraverso i quali sono passati tutti e sono, probabilmente, tributi che si pagano nell’indispensabile percorso verso la crescita.

A volte il malessere è un fatto reale
Non sempre ma alcune volte, però, può trattarsi di un vero e proprio disturbo fisico: non sono pochi, infatti, i ragazzini soggetti a mal di testa. Ricerche recenti affermano che a soffrirne è il 14 per cento degli adolescenti ed il 25 per cento dei bambini. Tra l’altro è questo il disturbo più diffuso da zero a 18 anni e nella maggioranza dei casi si tratta di un disturbo a se stante e quindi non collegato a nessun altra malattia, il pensiero di mamma e papà, preoccupati, corre subito a disturbi neurologici. L’emicrania nei bambini è dovuta a cause genetiche, ma per rendersi evidente il disturbo richiede una causa scatenante. Le emozioni, per esempio, soprattutto quelle negative come lo stress vissuto a scuola, giocano un ruolo importante. Interrogazioni e compiti in classe sono le situazioni ideali per far scatenare un attacco di mal di testa, ma anche la tensione per una gara sportiva o la fatica successiva allo sforzo possono scatenare l’emicrania. Non mancano poi i fattori fisici: la mancanza di un adeguato numero di ore di sonno, dovrebbero essere almeno dieci le ore nel tempo delle elementari, così come lo stare troppo tempo davanti alla televisione o ai videogiochi. I giovanissimi, però, possono anche essere sensibili al clima: il mal di testa può precedere l’improvviso peggioramento del tempo, l’arrivo della pioggia o del vento possono favorire la cefalea.

Affrontare il problema
Il mal di testa è sicuramente fastidioso e debilitante, soprattutto per un bambino. per questo è importante cercare di capirne le cause. Spesso il pediatra da solo non è in grado di formulare una corretta diagnosi e tende a sottovalutare il problema. Nel caso di una cefalea ricorrente è meglio rivolgersi a un centro per la cefalea infantile, chiedendo appunto al pediatra o alla propria Asl: gli esperti potranno escludere la presenza di patologie cerebrali serie. Il problema va però inquadrato e risolto con gli strumenti appropriati. Questo vale anche nel caso in cui l’emicrania sia dovuta a cause psicosomatiche: il problema va studiato ed è essenziale capire da cosa il disagio sia provocato. Il riconoscimento delle cause reali di una emicrania evitano la costruzione di un binomio: disagio-mal di testa, associazione che potrebbe restare inalterata sul suo percorso di vita.

Giorgia Andretti

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