Sopraggiunge quando si è ancora bambini o, per lo meno, in giovane età. All’inizio è difficile sospettarne la presenza, perché i sintomi con i quali si manifesta sono poco evidenti. Stiamo parlando del diabete di tipo 1, o giovanile, una condizione di salute caratterizzata dalla presenza di un livello troppo elevato di zucchero nel sangue. Se trascurato per molto tempo, il diabete giovanile può, anche in breve tempo, dare luogo a complicanze serie. Oggi, fortunatamente, grazie alla sempre maggiore attenzione che viene rivolta alla qualità di vita dei giovani diabetici da parte delle industrie e della ricerca e grazie ai nuovi strumenti di diagnosi e terapia di cui dispongono i pazienti anche a domicilio, è possibile tenere sotto controllo i valori glicemici e vivere bene, anche fino a tarda età. Vediamo tutti i dubbi più frequenti relativi a questo disturbo.
Due tipi di diabete
Esistono due tipi di diabete. Il diabete di tipo 1, detto anche, in passato, insulino-dipendente o giovanile, che colpisce da bambini o comunque in giovane età e il diabete di tipo 2, impropriamente definito: non insulino-dipendente e riguarda soprattutto le persone di età avanzata annoverando tra le cause un’alimentazione sbilanciata tra i nutrienti spesso associata a obesità. Il diabete di tipo 1 non è causato da un’alimentazione scorretta, ma da una carenza di insulina. L’insulina è un ormone prodotto da particolari cellule, chiamate cellule beta, si trovano in una grossa ghiandola, il pancreas, situata nella cavità addominale. Una volta prodotta, questa sostanza viene immessa direttamente nel sangue, attraverso il quale raggiunge tutte le cellule dell’organismo mettendole in condizione di assorbire le molecole di glucosio introdotte con l’alimentazione. Gli zuccheri sono infatti una sostanza essenziale per la salute e la vita. Vengono introdotti non solo con l’ingestione di sostanze dolci, come il normale zucchero da cucina, il cioccolato, la marmellata e così via, ma anche attraverso i cosiddetti carboidrati complessi, rappresentati da pane, pasta, riso e in generale da tutti i farinacei. Gli zuccheri sono molecole che riescono a fornire l’energia necessaria affinché tutte le cellule dell’organismo possano vivere e svolgere le loro funzioni.
Le conseguenze del troppo zucchero nel sangue
Quando l’insulina in circolo è carente, gli zuccheri non riescono a essere utilizzati, ma restano nel sangue. Il corpo comincia allora a risentirne, perché le cellule non ricevono nutrimento ed energia. L’organismo è costretto allora a utilizzare solo i grassi per produrre l’energia di cui ha bisogno. La combustione di questi, in assenza di glucosio, determina la produzione dei cosiddetti corpi chetonici, sostanze in grado di danneggiare seriamente l’organismo. È questo il momento di iniziare una cura con l’insulina per evitare che la persona sia soggetta a seri problemi. Inoltre, a lungo andare l’eccesso di glucosio può provocare danni a carico dei reni, dei vasi sanguigni, dei nervi e della retina: la membrana dell’occhio dove vengono messe a fuoco le immagini. Ecco perché è importante tenere i valori glicemici entro limiti di sicurezza. La carenza di insulina tipica del diabete giovanile è dovuta alla progressiva distruzione delle cellule beta deputate alla sua produzione. Si tratta di una reazione autoimmunitaria: l’organismo, a un certo punto, non riconosce più queste cellule come – self – cioè come facenti parte del proprio organismo, e avvia un processo di distruzione. Si verifica un fenomeno simile a quanto avviene nel trapianto degli organi, quando il sistema immunitario della persona che ha ricevuto un organo non lo riconosce come proprio e lo distrugge, dando luogo al cosiddetto rigetto.
Ancora incertezza sulle cause
Le cause che danno inizio alla distruzione delle cellule beta sono invece poco chiare. Potrebbe trattarsi di predisposizione genetica: nei geni di una persona che soffre di diabete giovanile solitamente c’è una predisposizione a soffrirne. I fattori ambientali potrebbero intersecarsi ai fattori genetici: l’introduzione di determinate sostanze nello svezzamento potrebbero essere coinvolti nel diabete giovanile. Si tratta però di teorie: non si conosce ancora come possano condurre alla reazione autoimmunitaria. Secondo un’ipotesi recente avanzata da ricercatori statunitensi si verificherebbe una reazione del sistema immunitario in seguito a un’infezione virale, che porterebbe questo stesso sistema a colpire anche le cellule beta riconoscendole come estranee all’organismo. Anche in questa direzione, però, è necessario indagare ancora.
Lina Rossi