Le infezioni alle vie respiratorie sono un classico della stagione invernale: l’influenza, le sindromi para-influenzali, il semplice raffreddore nei bambini piccoli può trasformarsi in una otite media. Infatti le secrezioni mucose non riescono ad essere eliminate da una corretta igiene nasale, perché i piccoli non sanno soffiarsi bene il naso. Il catarro ristagna nelle fosse nasali profonde, che sono in comunicazione con la parte più profonda del condotto uditivo.
Perché servono gli antibiotici
L’otite media si manifesta con dolore, non troppo intenso, il male è maggiore nell’otite esterna tipica dell’estate, lieve diminuzione dell’udito a causa dello stato infiammatorio, pallore e nervosismo del bambino. La visita del pediatra, con l’otoscopio visualizza la membrana del timpano, permette di fare la diagnosi. E spesso è necessario ricorrere a una cura con gli antibiotici, farmaci che permettono di contrastare l’infezione batterica. La cura va seguita con attenzione e seguendo scrupolosamente le indicazioni del medico, perché è molto importante contrastare l’infezione. Se la malattia non viene debellata, può ripresentarsi e questa situazione, alla lunga, può addirittura causare una lieve diminuzione delle capacità uditive. Solitamente, il pediatra prescrive la somministrazione dell’antibiotico al bambino in tre o anche quattro dosi al giorno, per circa dieci giorni. Dopo circa 48 ore il piccolo sta meglio, il dolore solitamente scompare del tutto, la febbre scende e questo porta spesso i genitori a interrompere la cura, nella convinzione che abbia fatto effetto. Non è così: la cura antibiotica per l’otite media va proseguita per tutti i giorni indicati. Non si deve nemmeno modificare di propria iniziativa la dose o il numero di somministrazioni. La membrana del timpano infatti è una zona che i farmaci raggiungono con una certa difficoltà, quindi è necessario somministrare il prodotto più volte. Certo, è faticoso mantenere gli intervalli delle sei – otto, ma è bene essere tenaci per qualche giorno.
Mai interrompere il trattamento
Dimezzare la terapia antibiotica per l’otite media, interromperla, modificarla di propria iniziativa significa raggiungere una guarigione non completa, cosa che espone al rischio di ricadute oltre ad apre la strada all’antibiotico-resistenza. In altre parole, l’organismo si abitua ai farmaci diventando così inefficaci nel tempo. Si sono occupati di questo problema gli esperti della University of Pittsburgh School of Medicine, in uno studio pubblicato dal New England Journal of Medicine. L’indagine è stata svolta su 520 bambini molto piccoli, di età compresa tra nove mesi e due anni di età con otite acuta media. A un terzo dei piccoli è stato somministrato il classico antibiotico contro l’otite, amoxicillina e acido clavulanico per dieci giorni. Un altro 33% dei bambini ha ricevuto il farmaco per cinque giorni, mentre i restanti hanno assunto un placebo. Il rischio di fallimento della terapia è risultato del 34% nei bimbi con cura breve, più del doppio che nel gruppo che ha seguito bene la cura il 16%. La ricerca ha anche mostrato che un bambino su due che ha del fluido residuo nelle orecchie dopo il trattamento ha poi un ritorno dell’infezione, una percentuale molto superiore a quella nei bambini che hanno l’orecchio pulito. Una durata minore della cura insomma presenta un elevato rischio di recidive, con il pericolo che il sistema uditivo del bambino ne risenta.
Lina Rossi