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Stimolazione cerebrale contro la dislessia

dislessia
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Quando si sente parlare di elettricità relativamente a problemi cognitivi, immediatamente vengono evocati scenari spaventosi di ospedali psichiatrici post-bellici. Invece l’elettricità, in dosi moderate e attraverso trattamenti controllati, è utilizzata con ottimi risultati per curare tanti disturbi fisici: si pensi al defibrillatore in caso di arresto cardiaco, alla neuro stimolazione sacrale per l’incontinenza, oppure alla tecniche con gli elettrodi contro il dolori osteoarticolari. L’elettricità può essere utilizzata in vari campi della salute e fisiologia umana, quindi è giusto guardare con ottimismo alle nuove possibilità per disturbi sempre più diffusi, come la dislessia. La dislessia è un disturbo di natura sia genetica, biologica e ambientale con difficoltà nella lettura e scrittura. In Italia colpisce circa il 3% dei bambini in età scolare. Nei bambini dislessici sono presenti aree del cervello ipoattive. Studi recenti hanno dimostrato che quando si ottiene un miglioramento della lettura con tecniche riconducibili alla logopedia, questo miglioramento è collegato a modificazioni dell’attività cerebrale.

 

Un lieve passaggio di corrente elettrica

La tecnica che potrebbe migliorare le capacità di lettura dei bambini dislessici è stata sperimentata dai ricercatori di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma in collaborazione con il Laboratorio di Stimolazione Cerebrale della Fondazione Santa Lucia. Non si tratta certo di una scarica di corrente elettrica, ma di una impercettibile passaggio di corrente elettrica già utilizzato tempo fa in bambini con serie difficoltà con i numeri e i calcoli la discalculia.  L’esperimento, allora, era stato condotto da Cohen Kadosh, al Dipartimento di Psicologia Sperimentale di Oxford dimostrando quanto la stimolazione renda i neuroni più plastici e più ricettivi. Nell’esperimento le abilità matematiche arrivavano a raddoppiare dalla base di partenza. Per condurre lo studio anche i ricercatori del Bambin Gesù hanno utilizzato la Stimolazione Transcranica a Corrente Diretta – tDCS, una procedura non invasiva con passaggio di corrente a basso voltaggio.

 

I risultati dello studio

Alla ricerca hanno partecipato diciannove bambini e adolescenti dislessici tra i dieci e diciassette anni, attribuiti casualmente a due gruppi: uno destinato al trattamento attivo, l’altro al trattamento placebo, ovvero con il dispositivo spento. Durante la stimolazione i ragazzi di entrambi i gruppi eseguivano attività volte a favorire la correttezza e la velocità di lettura, simili a quelle che si fanno durante un trattamento logopedico. Ciascun partecipante aveva partecipato a incontri di venti minuti, tre volte alla settimana, per sei settimane. La sperimentazione era stata condotta in – doppio cieco –  né i bambini né i ricercatori erano a conoscenza di chi fosse stato sottoposto al trattamento attivo o placebo. La stimolazione, infatti, non era percepita da chi la stava ricevendo. In sei settimane di trattamento, i bambini sottoposti alla procedura attiva mostrarono un miglioramento del 60% la velocità e l’accuratezza in alcune prove di lettura, passando da 0,5 a 0,8 sillabe lette al secondo. Le competenze acquisite si dimostrarono stabili a un mese dall’ultima seduta. Ulteriori valutazioni verranno effettuate a distanza di sei mesi dalla fine del trattamento per verificarne l’efficacia a lungo termine. I bambini e i ragazzi sottoposti al trattamento placebo non hanno mostrato un miglioramento significativo.

 

Come agisce la corrente

Alcuni soggetti con dislessia presentano in certe aree della corteccia una bassa connettività neuronale, anche a riposo, come se avessero un motore che non risponde con la dovuta prontezza alle sollecitazioni quando c’è bisogno di accelerare, in questo caso alla richiesta di attività posta dalla lettura. La tDCS interviene proprio su questo meccanismo inefficiente e quindi può essere utile al recupero. Al momento si tratta di uno studio preliminare i cui dati attendono di essere supportati da indagini su casistiche più ampie, ma i risultati ottenuti sono di grande importanza dal punto di vista clinico come supporto alle tradizionali tecniche logopediche attualmente in uso.  Solo per ricordarlo, legge n° 170/10 – Disturbi Specifici di Apprendimento tutela il percorso didattico dei ragazzi dislessici

 

Giorgia Andretti

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