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Sempre più adolescenti con la sindrome di Hikikomori

sindrome di hikikomori
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Sempre più adolescenti si ritrovano chiusi nelle loro stanze, isolati dal mondo intero. Purtroppo, nel loro intimo si vedono seduti sul tappeto volante del social e viaggiano attraverso il mondo irreale della rete e dei video-giochi. Già nel 2013 abbiamo scritto del problema dell’Hikikomori,  ovvero del suo impatto negativo sugli adolescenti, oggi con la pandemia e la diffusione oltre che l’uso compulsivo dei social, il problema sta assumendo proporzioni endemiche.

La sindrome di Hikikomori: sintomi e segnali

I primi segni della sindrome si evidenziano con la chiusura al mondo dei ragazzi, con il loro rifiuto di incontrare amici e di andare a scuola, il tempo viene dirottato esclusivamente nella rete e conseguentemente sui social. Le scuse più banali per restare a casa sono: ho male alla testa, non ho dormito bene o non sono pronto per la lezione. Di fatto, piano piano l’adolescente viene risucchiato  in una spirale che tende ad intrappolarlo sempre più sullo schermo del suo computer o del suo cellulare.  Il tempo passato davanti ai device diventa la priorità della vita, tutto il resto passa in secondo ordine: la scuola, la famiglia, gli amici. Inevitabilmente, l’isolamento sociale, ovvero l’assenza di:

  • contatto fisico,
  • del contatto visivo,
  • dell’annusarsi,
  • delle onde sonore emesse dalla voce dal vivo,

conduce qualsiasi essere umano all’annichilimento con il conseguente sviluppo di irritabilità, rabbia e aggressività. Tutto il mondo dei piccoli Hikikomori è racchiuso all’interno dei device, la vita nella loro ideale si trasforma in una non vita, il desiderio primario e vitale è solo quello di essere costantemente connesso e di viaggiare da un’applicazione social all’altra. I bisogni reali primari vengono azzerati: il sonno ruba del tempo prezioso, così come mangiare o attendere all’igiene personale. Gli adolescenti si ritrovano così in debito di sonno con tutte le conseguenze correlate, in debito di nutrienti corretti e principalmente di ossigenazione dell’intero sistema fisiologico. Il disagio iniziale dell’isolamento, purtroppo, se non interrotto sul nascere, può far precipitare l’adolescente, in questi anni nella fase più importante dello sviluppo cognitivo, in un problema psichiatrico serio.

Hikikomori: quali rimedi mettere in campo

Partendo dal presupposto che gli utilizzatori dei social e dei videogiochi, sono esseri chiusi alla vita e quindi solitari, è importante offrire loro, sul nascere del problema, alternative che sappiano coinvolgere la loro attenzione. Nelle fasi iniziali può essere utile proporre la visione di un film insieme, oppure una gita in un posto desiderato dall’adolescente o ancora andare a vedere o fare qualcosa che possa stimolare la curiosità o attivarsi una partita a tennis o una gita in bicicletta.  Il tutto finalizzato a trasferire l’attenzione dei ragazzi dalla rete virtuale alla vita reale. Se il problema è già ben strutturato e l’adolescente è già chiuso nella sua vita irreale da mesi, purtroppo, è necessario l’intervento dello specialista psichiatra, il medico è in grado di effettuare una valutazione psichica per capire se il semplice disagio è ancora tale o se abbia già intrapreso una strada verso la malattia psichica, in quel caso oltre alla psicoterapia di supporto sarà necessaria anche la terapia farmacologica.

Dott.ssa Rosalba Trabalzini

psichiatra, psicoterapeuta CBT, laureata in psicologia clinica

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