Per qualche ragione, in Italia spesso le cose non vanno come negli altri paesi europei. Soprattutto quando si parla di temi “caldi” come la fecondazione assistita. Oppure, per altri versi, come la contraccezione, quella nuova, quella che teoricamente, dovrebbe essere ancora più vicina alle donne nel rispetto del corpo e nella gestione di una gravidanza non programmata. Si tratta, stavolta, di EllaOne, nota anche come: pillola dei cinque giorni dopo. A circa sei mesi dalla sua immissione in commercio, avvenuta lo scorso aprile, ne sono state vendute solo 4.500 confezioni: un numero esiguo se si pensa alle 13.000 circa vendute, per esempio in Germania. A parere dei ginecologi, la ragione di questo scarso successo sta nel fatto che nel nostro paese, la vendita è subordinata all’esecuzione di un test di gravidanza. Tale indicazione, posta dal Consiglio Superiore di Sanità, è in vigore solo in Italia. I ginecologi già al tempo dell’immissione i n commercio si dichiararono contrari al test per sapere se si è in attesa.
Una vendita subordinata a un test
Sarebbe proprio il fatto di dover effettuare questo test a “frenare”, in sette casi su dieci, i ginecologi dal prescrivere questo prodotto. Secondo le stime della Società Medica Italiana per la Contraccezione – SMIC – in Italia sono state vendute circa 5mila confezioni in meno di EllaOne rispetto alla domanda “reale” di questo farmaco. Le difficoltà di prescrizione si aggiungono al freno psicologico posto alle donne dalle polemiche suscitate da fronti cattolici che, senza conoscere esattamente la modalità di azione della pillola, l’hanno accusata di essere una piccola abortiva. Al contrario EllaOne è un contraccettivo di emergenza, proprio come la classica pillola del giorno dopo ma con un’azione più lunga. Un farmaco, quindi, da assumere in caso di rapporto a rischio, non previsto o con rottura di preservativo quando si teme che possa essere iniziata una gravidanza. Eppure, i farmacologi del Consiglio Superiore di Sanità sono stati tassativi: se la fecondazione è già avvenuta e l’embrione è annidato in utero, l’ulipristal non agisce più, visto che la sua funzione è interferire con l’ovulazione e impedire l’incontro tra i gameti. Dunque, se la donna che assume la pillola con ulipristal è già incinta, l’effetto contraccettivo di emergenza non esiste più e, inoltre, ci potrebbero essere danni per l’embrione. Il test di gravidanza servirebbe proprio per non correre rischi e, in caso di test positivo non desiderato, è possibile ricorrere a un’interruzione di gravidanza.
Come agisce la pillola
La nuova pillola è a base di ulipristal acetato, che appartiene alla classe dei modulatori dei recettori del progesterone mantenendo la sua efficacia per un periodo di tempo più lungo rispetto al levonorgestrel. Come il levonorgestrel, anche l’ulipristal ha la capacità di interferire con il meccanismo dell’ovulazione, impedendo l’incontro tra spermatozoi e ovulo. L’ulipristal svolge però un’azione simile a quella del mifepristone, il principio attivo della RU486 – la pillola abortiva, svolge un’azione di antagonista del progesterone, causando delle contrazioni uterine che possono interferire con un eventuale annidamento dell’ovulo fecondato sulla mucosa uterina. Non è però dimostrato che l’ulipristal abbia la capacità di inibire un eventuale annidamento, come succede invece con la RU486. La “nuova pillola” resta efficace più a lungo nel tempo rispetto a quella con il levonorgestrel. Per entrambi i farmaci, l’efficacia dopo 12 ore è del 95 per cento, per il levonorgestrel scende al 25 per cento dopo 120 ore, cioè dopo circa cinque giorni. Per l’ulipristal acetato invece l’efficacia resta più elevata dopo cinque giorni. Gli esperti però non sanno ancora “quanto” la pillola resti efficace e quanto alta, invece, sia la possibilità che inizi la gravidanza. Proprio per questo, i ginecologi italiani raccomandano di non farsi “ingannare” dalla denominazione dei cinque giorni e di evitare di perdere tempo dopo un rapporto a rischio. Quindi è bene non correre rischi e prendere la pillola al più presto, senza aspettare il passare delle ore. Proprio per questo motivo i ginecologi contestano l’obbligo del test di gravidanza: quanto più si ritarda l’assunzione, tanto più la gravidanza può iniziare a totale inutilità della pillola EllaOne.
Dott.ssa Rosalba Trabalzini
Responsabile Scientifico di Guidagenitori.it