I bambini inglesi bocciano i padri competitivi: giocare con loro non è divertente. E i nostri figli che dicono?
Giocare con papà non è divertente. Il giudizio riassume i risultati di una ricerca condotta tra i bambini del Regno Unito, ma considerando le ragioni di fondo non si può escludere che anche tra i nostri figli serpeggi lo stesso sentimento. Solo un bambino britannico su sedici apprezza il padre come compagno di gioco e addirittura uno su cinquanta preferisce giocare da solo che con il genitore. “Il problema – ha spiegato Tim Gill, direttore di Children’s Play Council, un istituto di studi e promozione del gioco infantile che lavora con amministrazioni locali e organizzazioni di volontariato – è la forte competitività innata in molti padri i quali non riescono a tenere a freno il bisogno di prevalere neppure quando gli avversari sono i loro stessi figli”.
In occasione della giornata nazionale del gioco promossa per stimolare i genitori a dedicare piu’ attenzione ai figli, il Children’s Play Council ha diffuso un sondaggio Nop condotto fra seicento padri e madri e 1.200 bambini fino a 12 anni. Dall’indagine è emerso che i più apprezzati compagni di gioco sono gli amici, seguiti dalle madri e da fratelli e sorelle. I padri arrivano quarti e riescono a fare meglio solo dei nonni, considerati buoni compagni di gioco solo da un bambino su 33. Dato quest’ultimo assai diverso dalla realtà italiana, dove i nonni godono di grande considerazione tra i nipoti.
Per Tim Gill tenere a freno lo spirito di competizione non significa che i padri devono essere compiacenti e fare sempre la parte dei perdenti, basta che qualche volta lascino vincere i figli non fosse altro per evitare nei bambini frustrazione e noia e che propongano ai figli una gamma più ampia di giochi. Insomma, accanto ai giochi dove c’è chi vince e chi perde (carte, videogiochi, gare sportive, prove di forza e di resistenza) è bene praticare anche quelli così detti di ruolo, quelli in cui, ad esempio, il bambino fa il cameriere ed i genitori i clienti. A difesa dei padri si è però schierato Frank Furedi, professore di sociologia all’Iniversità del Kent, secondo il quale la competizione non è sempre negativa: “Quasi tutti i bambini bravi negli sport che io conosco hanno un padre o una madre fisicamente attivi. Il problema – ha ggiunto – è non essere ossessivi”.
Il sondaggio di Children’s Play Council ha evidenziato anche due verità contrapposte: da una parte c’è il 72% dei genitori che sostiene di giocare tutti i giorni con i figli, da quell’altra c’è la stragrande maggioranza dei bambini secondo la quale ciò accade in media solo una volta a settimana e talvolta meno. I bambini dicono anche di non giocare con i genitori perché padri e madri sono troppo occupati, o troppo stanchi, o troppo autoritari e comunque meno divertenti dei loro amici. Un bimbo di sette anni ha cercato di spiegare la situazione dicendo: “Penso che per i grandi sia difficile giocare perché hanno perso l’immaginazione”.
In Rete:
Children’s Play Council
Matteo De Matteis