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La sua prima vacanza da solo

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L’entusiasmo alla vigilia della partenza è tanto ma inizia a far capolino anche l’apprensione dei genitori, dato che è il primo viaggio. Ecco come far partire sereno il ragazzino.

Le ferie di mamma e papà sono ancora lontane e molte famiglie hanno deciso di occupare piacevolmente le ultime settimane di luglio con un breve periodo di vacanza in una località di mare o montagna, in un campo o centro estivo specializzato, magari in uno di quelli consigliati da GuidaGentori.it. La partenza si avvicina sempre di più e, se il ragazzino non sta più nella pelle all’idea dei bagni in mare, dello sport, dei campi avventura con il suo migliore amico, i genitori non riescono a mascherare un filo di apprensione, all’idea che si trovi davvero “solo” per la prima volta, senza i nonni o gli insegnanti a prendersi cura di lui. Il timore che non si inserisca nel gruppo, che senta la mancanza di casa o ancora che non sia in grado di badare a se stesso può diventare un pensiero dominante. Ecco come affrontare le paure e come non lasciarle trapelare: perché se il ragazzino ha scelto di partire, con ogni probabilità è entusiasta e non è giusto guastargli la gioia di partire.

Una bella occasione per crescere
Cari genitori, lasciar partire, per un breve periodo, uno o due settimane al massimo vostro figlio non può che fargli del bene. E non soltanto dal punto di vista fisico, che comunque non va sottovalutato perché l’aria fresca e pulita, il clima salubre del luogo possono solo giovare al benessere di un giovanissimo. Lontano dalla famiglia, luogo in cui ogni bambino è coccolato e un po’ viziato, vostro figlio dovrà necessariamente abituarsi a essere indipendente. L’autonomia sarà prima di tutto di tipo pratico, perché il bambino imparerà a gestire qualunque aspetto del quotidiano, da quelli più banali come riordinare i propri abiti o sbucciarsi da solo la frutta a quelli più impegnativi, come il saper organizzare se stesso all’interno di un gruppo. Potrà acquisire inoltre anche un’indipendenza di tipo psicologico, nel dover affrontare la normalissima nostalgia di casa, le eventuali, possibili antipatie con altri ragazzini e la mancanza dei riti famigliari come il bacio della buona notte. Da tutte queste piccole sfide, il bambino uscirà vincitore e questo contribuirà a dargli una grandissima carica di fiducia nelle proprie capacità. Lo farà sentire più grande, più forte e mamma e papà si stupiranno del “salto” di maturità che il ragazzino avrà fatto, una volta tornato a casa.

Niente paura, è in un luogo sicuro
Proprio il fatto che sia costretto a cavarsela da solo induce nei genitori, soprattutto nelle mamme, il timore che il ragazzino corra qualche piccolo rischio: che si distragga dal gruppo e che si perda, che stia poco bene, che la nostalgia dei genitori gli rovini il piacere della vacanza. Provare queste paure è normalissimo e tutti i genitori le provano, in misura più o meno intensa. Vivere questi timori è giusto e legittimo, perché vuol dire che una mamma o un papà tengono al fatto che il proprio figlio vada a stare in un luogo sicuro, dove si diverte ed è ben accudito. Ebbene, bisogna proprio essere sicuri del fatto che ogni bambino è ben seguito: i campi e i centri estivi oggi sono luoghi di altissimo livello, che hanno alle spalle decenni di tradizione nell’accoglienza dei ragazzini nei mesi estivi. Quasi tutti ormai dispongono di personale selezionato ed esperto nel far divertire i più giovani, nel seguirli durante le attività sportive, ricreative, nel badare alla loro sicurezza, nel farli divertire ma nel sapere anche tenere la disciplina. E magari nel coccolarli un po’ se la sera il pensiero corre a papà e mamma. Inoltre, nei centri di vacanza i responsabili sanno anche gestire eventuali piccole emergenze come un po’ di febbre, un attacco di dissenteria, un ginocchio sbucciato, contattando mamma e papà per tenerli al corrente della piccola, risolvibilissima disavventura.

E se non è una bella esperienza?
Il desiderio di sapere in ogni momento se il proprio figlio sta bene ed è sereno è forte, ma noi sconsigliamo di dare al bambino un telefono cellulare, oppure di chiamare in ogni momento la struttura per accertarsi che stia bene. Tutto ciò non farebbe altro che aumentare la propria ansia, quando invece si dovrebbe concedere fiducia al ragazzino che sta mettendo alla prova se stesso. Nulla vieta, nel fine settimana, di andare a trovarlo e trascorrere la giornata con lui, facendosi raccontare le sue nuove esperienze. Questo sarà il migliore banco di prova per stabilire se il bambino sta realmente trascorrendo un bel periodo. Eventuali segnali di malessere dovuti a un inserimento non positivo possono essere discussi con i responsabili della struttura. Così è possibile capire se si tratta solo di un momento di nostalgia o se ci sono stati reali problemi, che rendono necessario un ritorno anticipato a casa.

 

Sahalima Giovannini

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