Non c’è dubbio che nel giro di pochi anni in Italia siano radicalmente mutate le modalità di comunicazione, specialmente fra i giovani adolescenti. Al centro di questa rivoluzione, lo smartphone che gli adolescenti, e non solo loro, hanno eletto come lo strumento principale attraverso il quale far passare la comunicazione. Ma c’è di più, fino a qualche anno fa ad essere inviati erano solo i messaggi, SMS, oggi a far da padrone è WhatsApp, il sistema che permette di inviare messaggi scritti, vocali, video, condivisione della propria posizione, creare dei gruppi e fare chiamate di gruppo. L‘applicazione di WhatsApp è stata lanciata nel 2009 e poi acquisita nel 2014 da Meta, all’epoca Facebook. In Italia conta ben 33 milioni di utenti e la sua diretta concorrente Telegram con 15,5 milioni di utenti.
L’utilizzo di abbreviazioni e sigle da parte delle nuove generazioni rappresenta una tendenza crescente e significativa nell’evoluzione del linguaggio, soprattutto nel contesto della comunicazione digitale. Questo fenomeno può essere attribuito a diversi fattori chiave che spaziano dall’efficienza comunicativa alla ricerca di un senso di appartenenza a una comunità. Vediamo insieme alcuni punti di discussione:
A ben analizzare, tra gli aspetti negativi di questa nuova frontiera del linguaggio, ci troviamo un grave impoverimento del vocabolario tale da rendere la comunicazione esageratamente scarna di contenuti, troppo rapida ed occasionale. La questione centrale, quindi è quanto la forma mentis degli adolescenti ne venga imbrogliata privandola di contenuti. Abbiamo quindi:
La realtà è che l’ambiente digitale amplifica entrambi questi aspetti della comunicazione umana. La chiave per una valutazione equilibrata sta nel riconoscere che la nostra capacità comunicativa è sufficientemente flessibile da poter navigare tra diversi registri e contesti. La sfida maggiore per educatori, genitori e utenti stessi è quella di mantenere questa flessibilità, incoraggiando l’uso consapevole del linguaggio nelle sue diverse forme.
Promuovere la consapevolezza linguistica significa riconoscere il valore della sintesi e della creatività nel linguaggio digitale, senza trascurare l’importanza della profondità, della riflessione e dell’arricchimento del vocabolario che caratterizzano le forme di comunicazione più tradizionali. L’ideale è quindi una convivenza equilibrata tra vecchie e nuove forme di espressione, in cui ciascuna trova spazio e apprezzamento a seconda del contesto e dell’intento comunicativo.
Rossi Lina
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