Lo sport deve divertire, pressioni per prestazioni elevate vanno evitate

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Lo sport deve divertire, pressioni per prestazioni elevate vanno evitate

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Forza Maggie! Avanti! Buttalo per terra! Sono in molti a ricordare il tifo sfrenato del papà George Clooney in una simpatica commedia americana dal titolo Un giorno per caso, per incitare la figlioletta impegnata in una partita di football. È una scenetta buffa, che fa sorridere, anche se l’affascinante George, in quel contesto, non è proprio un papà da prendere a modello. Questo è ciò che pensano i medici della Federazione Medici dello Sport italiani, ribadendo quanto, il supporto dei genitori verso i figli che fanno sport, debba essere sereno, equilibrato e scevro da ogni tipo di pressione. In caso contrario, i ragazzini imparano a vivere un rapporto scorretto con lo sport e iniziano a considerarlo un peso anziché puro divertimento.

Più divertimento che agonismo
È insomma importante incoraggiare i figli durante tutto il loro percorso sportivo, da quando muovono i primi passi in una palestra, su un campo da calcio o sulla pista da pattinaggio a quando, con il passare degli anni, diventano sempre più bravi e sicuri di sé. L’atteggiamento dei genitori è essenziale: va bene essere coinvolti, disponibili ad accompagnarli agli allenamenti, incoraggiarli quando sono stanchi o non hanno raggiunto un risultato che l’allenatore ma soprattutto loro stessi si aspettavano. Per i bambini, infatti, almeno fino all’adolescenza i genitori sono lo specchio della propria autostima: l’approvazione farà sviluppare la giusta fiducia in loro stessi, non solo saranno maggiormente motivati ma il rendimento sportivo stesso migliorerà sensibilmente. Se, al contrario, i genitori nutriranno aspettative eccessive e inconsciamente faranno pressioni, i figli finiranno per avere un rapporto sbagliato con l’attività sportiva. La considereranno un ambito di competizione, di prepotenza, una scusa per rompere le regole anziché osservarle e le loro capacità ne risentiranno.

Il decalogo da seguire per i genitori
Purtroppo sono molti i genitori che, convinti di fare del bene ai figli, usano senza volerlo le espressioni più sbagliate, pensando di risvegliare in loro l’orgoglio sportivo e una sorta di amor proprio che li spinge ad eccellere. I ragazzi vanno si incoraggiati ma senza arrivare a pressioni insensate: solo così potranno raggiungere dei risultati. I piccoli sportivi a livello agonistico, già svolgono un’attività ludica e motoria importante e non è necessario aggiungere un carico di aspettative esagerato. Lo ricorda la Federazione medico sportiva italiana – FMSI ai genitori dei piccoli sportivi in un decalogo. Si tratta di regole non sempre scontate: forse per questo non tutti i genitori le tengono a mente.

1. rispettare le regole, gli avversari e le decisioni degli arbitri;
2. non sottolineare mai una gara mal riuscita, evitando in tutti i modi di rimproverare il ragazzino;
3. mai sottolineare le difficoltà mostrate dal ragazzo ma al contrario si deve far capire al figlio che quello che conta è il proprio individuale percorso di crescita;
4. il buon genitore è quello che non fa pressioni e si dimostra interessato alle competizioni del figlio, qualunque esse siano;
5. è necessario far sentire sempre la propria presenza, congratulandosi per le vittorie e senza rimarcare le sconfitte. Il buon genitore è colui che insegna al figlio che saper accettare la sconfitta è ancora più importante che vincere e che lo aiuta a porsi obiettivi commisurati alle sue capacità;
6. stimolare l’autonomia e l’indipendenza evitando di essere onnipresenti, sostenendo sempre il figlio e non interferendo nelle scelte tecniche e nelle relazioni con gli altri componenti del gruppo.

Lina Rossi

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