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Tanti bambini, tante religioni

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Ebrei, musulmani, induisti, ortodossi e testimoni di Geova. Sono i compagni di scuola dei nostri figli, loro sono amici, a prescindere dall’appartenenza ad una diversa religione.

Quando andavamo a scuola noi mamme, tre decenni fa anche se a noi sembrano appena ieri, in classe erano tutti cattolici. Al massimo poteva esserci un bambino testimone di Geova, il quale si limitava a leggere o a disegnare per conto suo mentre in classe c’era l’ora di religione. Oggi, nelle aule dei nostri ragazzi, il colore della pelle non è più un fatto eccezionale: la multi etnicità ci ha abituato a non stupirci più ne dei diversi colori ne tantomeno delle credenze religiose e delle loro tradizioni.

La diversità tra i banchi di scuola
È una realtà in continua evoluzione, la differenza religiosa, con la quale i nostri bambini hanno iniziato a convivere e con la quale, anche la scuola intesa come istituzione, prima o poi dovrà rivedere una serie di norme per facilitare l’inserimento del “diverso”. La religione cristiana e cattolica la nostra “religione di Stato” con quasi l’88 per cento della popolazione, è la più numerosa nelle aule scolastiche anche se è vero che i musulmani, gli ortodossi, i protestanti sono sempre più numerosi. Arriverà dunque il momento in cui sarà necessario rendersi conto della nuova realtà e organizzare corsi scolastici ad hoc: l’ora di religione classica forse dovrà essere ripensata e forse sarà proposto lo studio e la conoscenza delle diverse religioni, a vantaggio della partecipazione unitaria di tutti i bambini indistintamente. Potrebbero essere dei corsi di storia delle religioni, ovviamente a misura di bambino, dove sarà possibile fare la conoscenza con le teorie di Confucio, Martin Lutero, Maometto. Non avrebbe infatti senso pensare alle proposte formative per ogni singola religione.

L’importanza di conoscere gli altri
La conoscenza e, quindi, il sapere, aiutano ad annullare la paura del non conosciuto, del diverso. Considerato che attualmente la preparazione non può che essere di tipo tradizionale, noi genitori dobbiamo attivarci e fare la nostra parte, rispondendo con semplicità e chiarezza alle domande che i nostri bambini ci porranno intorno al tema religioso. Teniamo conto che, per loro, avere una moltitudine di compagni di lingua diversa, di colore diverso e con usanze alimentari diverse e con una mamma e un papà che si abbigliano in modo diverso, è un grande vantaggio, è una finestra aperta sul mondo. In fondo, quando all’uscita della scuola aspettiamo di vedere i volti dei nostri piccoli, che escono sorridenti, arrabbiati, litigiosi o semplicemente stanchi, non siamo soltanto dei genitori che attendono la cosa più preziosa che ci sia? Partiamo da questa omogeneità di fondo: siamo tutti mamme e papà con bambini che si vogliono bene e dovranno fare fronte le piccole difficoltà quotidiane.

Tradizioni differenti e affascinanti
Naturalmente le differenze si ripercuotono non solo sull’abbigliamento e sulla cucina. La mamma di Amita, che viene dall’India, ha lunghi e splendidi capelli neri, veste di seta fucsia con abiti lunghi fino ai piedi e non cucina mai la carne di bue. Il papà di Hassan, non beve la birra come gli altri papà. I genitori di Kadir, invece, sono di origine turca e nei giorni di festa percorrono diversi chilometri per raggiungere la chiesa in cui si celebra la messa nella loro fede: la greco ortodossa. E’ un edificio bellissimo con tantissime candele accese, immagini nere e dorate e con sacerdoti vestiti di nero e barba appuntita. Ecco, in attesa che l’ora di religione diventi un insegnamento a 360 gradi, il nostro dovere di genitori è quello di documentarci sui diversi modi che hanno, gli amici dei nostri figli, di vivere la religione. Sarà istruttivo, poi, raccontare ai nostri ragazzi perché le persone che professano la fede Islamica non possono bere alcool ed è loro vietato nutrirsi con la carne di maiale oppure del perché i sacerdoti di altre chiese sono così diversi dai sacerdoti cattolici.

Conoscersi a scuola, ma non solo
Spesso si compiono lunghi viaggi per vedere opere architettoniche simbolo di altre religioni, anche se moschee e chiese ortodosse non mancano ormai nelle nostre città. Per i nostri bambini, vedere luoghi di culto diversi è un modo per collaborare, senza saperlo e nel modo più bello e naturale, al processo dell’integrazione religiosa e culturale. L’apertura all’integrazione deve andare oltre la convivenza nelle aule scolastiche, proviamo quindi a prendere l’iniziativa: conosciamo meglio gli altri genitori. Non serve inventarsi grandi eventi, è sufficiente sorseggiare un tè insieme, mamme e bambini, oppure fissare una serata in pizzeria, per consentire la conoscenza anche tra i papà. Si può anche organizzare una festa con la classe: ogni mamma potrebbe portare un piatto speciale cucinato alla moda del proprio paese. E mentre i profumi di spezie, erbe e condimenti si mescoleranno in un’atmosfera allegra e accogliente, si potrà raccontare ognuno qualcosa di personale, del proprio paese, storie e leggende sulla propria cultura e religione. I bambini saranno felici. Ed anche noi genitori avremmo imparato qualcosa di più: la conoscenza ed il rispetto per gli altri credi religiosi.

 

dott.ssa Rosalba Trabalzini

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