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Iscrivere i bambini al nido

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Tra qualche giorno chiudono le iscrizioni agli asili nidi comunali. I posti però non sono sufficienti per tutti e la qualità sta scadendo. Ecco le alternative possibili.

Quelle di noi che hanno figli molto piccoli e che in autunno devono riprendere il lavoro, in questi giorni hanno un appuntamento irrinunciabile: l’iscrizione del bimbo all’asilo nido. Nel corso del mese di maggio, infatti, nei comuni italiani si chiudono le iscrizioni per i nidi disponibili, relativamente all’anno 2011-2012. Una volta che le domande saranno accolte, ciascun comune stilerà le graduatorie in cui compariranno i nomi dei bambini accettati nella struttura prescelta. Per effettuare l’iscrizione, i genitori (o uno di essi) dovranno recarsi personalmente presso il nido prescelto, che solitamente è quello più vicino alla propria abitazione. Al momento dell’iscrizione il genitore dovrà mostrare un documento di identità, firmare un’autocertificazione e produrre la documentazione necessaria che comprovi che il piccolo è sottoposto alle vaccinazioni obbligatorie previste per i primi mesi di vita. In seguito, la famiglia potrà presentare il modulo ISEE, indispensabile per stabilire se si ha diritto ad alcune agevolazioni sul pagamento della retta per frequenza del nido.

Entrare non è semplice
La presentazione della domanda non garantisce automaticamente che il proprio bambino verrà accettato. In Italia, soprattutto nelle grandi città, riuscire a ottenere un posto negli asili nidi comunali è difficile: le graduatorie sono lunghe e per primi vengono accettati i bambini che provengono da famiglie disagiate da un punto di vista economico o con problemi gestionali. Ne sono un esempio i figli dei genitori separati o quelli i cui genitori non hanno un lavoro. Una volta che il proprio bambino è stato accettato, comunque, si può essere certi che verrà seguito bene. Il personale degli asili nidi comunali è preparato, le educatrici sono in possesso di un diploma di puericultrici, che le rende capaci sia da un punto di vista pratico (sanno accudire perfettamente un bambino), sia da un punto di vista educativo. L’alimentazione e l’igiene sono particolarmente curati: le pappe e i biberon vengono preparati in modo corretto, nel massimo rispetto delle norme igieniche. I piccoli inoltre vengono lavati e cambiati ogni volta che si rende necessario farlo, dedicando a questo momento cura e attenzione. Gli asili nidi comunali offrono in genere un’assistenza continua, dalla mattina alle sette e mezzo fino alle sei di sera, permettendo così di usufruire di questo servizio anche alle donne che lavorano tutto il giorno. L’impegno economico è comunque alto, ma inferiore di quello che in genere viene richiesto da una baby-sitter a tempo pieno. Le tariffe, negli asili comunali, variano in base al reddito familiare e da comune a comune: indicativamente si può dire che si parte da dai 300 euro circa al mese.

Una situazione poco omogenea
La retta che si deve pagare perché il proprio bambino frequenti il nido non è uguale in tutta Italia. E anche la disponibilità di posti varia molto da regione a regione. Lo testimonia un recente rapporto stilato da Cittadinanzattiva, sul tema del caro rette e delle liste di attesa. Spetta al nord il primato di zona più cara: a Lecco la spesa per la retta mensile é di 572 euro, a Cosenza 110, a Roma 146. A Milano tutto sommato non è elevatissima (232 euro), ma solo per il tempo parziale, mentre a Savona, in Liguria, c’è la retta più economica del nord Italia (279 mese per il tempo pieno) che supera la più cara in Umbria (271 euro a Perugia, sempre per il tempo pieno). Il numero di asili nido, nel 2010, é cresciuto solo del 2,4% rispetto al 2006. La Lombardia è tra le regioni più care, ma è anche quella che mette a disposizione più posti per i bambini: conta su 627 strutture pubbliche e circa 25.000 posti disponibili, seguita da Emilia Romagna (538 nidi e 23.300 posti) e Toscana (399 nidi e poco più di 14mila posti). Ultima si piazza il Molise con soli sei asili per 272 posti disponibili. Facendo un confronto tra i posti disponibili e la potenziale utenza, secondo Cittadinanzattiva, in media in Italia la copertura del servizio è del 5,8%, con un massimo del 14,6% in Emilia Romagna e un minimo dell’1% in Calabria e Campania. Questo dato – conclude l’associazione – conferma quanto l’Italia sia lontana dall’obiettivo comunitario che fissa al 33% la copertura del servizio.

Le alternative al nido comunale
Secondo quanto sostenuto di recente da alcuni giornali, la situazione in futuro sembra destinata a peggiorare. In tempo di crisi, infatti, sono sempre più scarsi i fondi che vengono erogati dallo Stato ai comuni per la gestione dei nidi. Questo fa sì che i nidi stessi, per colpa di sostegni “low cost” siano costretti fare tagli sul personale, avendo quindi meno educatrici a disposizione per un certo numero di bambini. Se tale descrizione corrisponde alla realtà, significa che le prime ripercussioni saranno sui bambini, che potranno contare su un numero inferiore di attenzione e di stimoli tutti per sé da parte delle educatrici, che dovranno badare a più bimbi contemporaneamente. E, per privilegiare la sicurezza, avranno meno tempo per dedicare a ciascun piccolo coccole e tempo per i giochi e le attività formative. Quale che sia la realtà, a noi mamme sta a cuore soprattutto che il nostro piccolo sia ben accudito e curato, che sia in un ambiente sicuro nelle ore in cui siamo al lavoro. Per questo forse le polemiche ci riguardano solo nella misura in cui sono costruttive e rivolte a migliorare la situazione. Per il resto, il problema che ci poniamo è un altro: dove sarà mio figlio a settembre, quando riprenderò il lavoro? Perché la possibilità che il nostro bambino figuri nella lista di attesa è molto alta. Per questo, siamo costrette a ripiegare sui nidi privati, la cui tariffa è purtroppo ancora più elevata (a Milano, per fare un esempio, sono stati accreditati nidi privati a circa 500 euro al mese per le famiglie e sono i più economici), ma che, a quanto assicurano le famiglie dei piccoli iscritti, sono strutture pulitissime, luminose, in cui i bambini sono ben seguiti, nutriti e coccolati, ricevendo anche adeguati stimoli mentali. Sempre come alternativa, esistono le figure private, dalle classiche baby sitter alle moderne tagesmutter o “mamme di giorno”, una figura mediata dai paesi anglosassoni che si occupa presso il proprio domicilio di più bambini. Certo, poter stare con altri bambini, in un ambiente adeguato e pieno di stimoli, è un altro discorso. Ciascuna di noi farà la scelta che riterrà migliore. Perché il nostro pensiero, l’abbiamo detto, è solo uno: la sicurezza e la serenità di nostro figlio.
Cittadinanzattiva

 

Giorgia Andretti

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