

Con la ripresa dell’anno scolastico, i nostri ragazzini salutano i pasti del pranzo preparati da mamme, nonne, tate oppure proposti loro nei centri estivi: menu sfiziosi, su misura delle preferenze personali di ogni bambino. Dopo l’estate tornano a incontrarsi per pranzare insieme, in saloni e refettori, per condividere il pasto con i propri compagni. La realtà di oggi è questa: nella maggior parte delle scuole italiane, esiste il servizio di mensa scolastica, per assicurare, dietro pagamento di una retta, un pasto ogni giorno agli alunni che quasi ovunque seguono l’orario pieno, fino alle 16 pomeridiane o anche oltre. Il servizio è affidato a società, come succede per esempio a Milano, che si sono guadagnate l’appalto: migliaia di pasti vengono preparati nelle cucine e recapitati su furgoni nelle scuole, per essere poi serviti ai bambini. Altrove, le pietanze vengono cucinate direttamente nelle cucine delle scuole da cooperative di cuochi e scodellatrici accuratamente selezionate.
Menu vari, non sempre graditi
La realtà della mensa scolastica, più attiva al centro e al nord Italia che al sud, sembra essere una realtà apprezzata da bambini e genitori. Certo, ideare ogni giorno un menu che risulti gradito a ciascun alunno è un’impresa impossibile: basta sentirli, i bimbi quando escono dalla materna o dalle elementari. Alla domanda degli adulti “come era oggi il pranzo?” si sentiranno le risposte più varie, da “buonissimo” a “l’ho appena assaggiato, non mi piaceva”. A scuola il cibo è uguale per tutti, ma la scelta degli ingredienti e le combinazioni dei menu non sono affidate al caso: dietro ogni porzione di pasta o di carne esiste il lavoro di nutrizionisti che cercano di proporre piatti il più possibile variati, che comprendano frutta e verdura anche sotto forma di contorni, di minestroni e di passati che, come è ovvio, sono le preparazioni meno gradite ai bambini. La finalità della mensa, del pasto comune è proprio questo: invogliare i bimbi a sperimentare, imitando il compagno di banco o l’amica del cuore, anche gli spinaci, anche le lenticchie, ad andare al di là della sola pasta in bianco e dei bastoncini di pesce. A superare la tranquillizzante monotonia dei piatti preferiti, proposti in famiglia per essere ben sicuri che il bimbo mangi qualcosa.
La mensa aiuta a mantenere la forma
E i risultati sembrano esserci: da un’indagine condotta un paio di anni fa sul mensile Tuttoscuola, è risultato che al nord ovest, dove quasi tutti i bambini pranzano a scuola, solo 27 su cento sono sovrappeso. Al sud, dove i bambini mangiano a casa a mezzogiorno più spesso, quasi la metà ha problemi di chili di troppo. Segno che forse le cattive abitudini si imparano anche nell’ambiente domestico e che la mensa scolastica compie per lo meno lo sforzo di insegnare la corretta educazione. L’obiettivo della condivisione dei pasti è proprio questo: seguire un percorso di maturazione anche dal punto di vista del gusto e dell’educazione nello stare a tavola. A casa, infatti, è normale che si tenda a proporre ai bambini i loro piatti preferiti, di solito sempre gli stessi. I ragazzini, però, devono imparare ad apprezzare anche le consistenze e i sapori più nuovi e insoliti, come quelli delle verdure o dei legumi. Sono pochi i bimbi che amano questi alimenti, eppure sono proprio questi i cibi che garantiscono il miglior apporto nutritivo di minerali, vitamine e proteine, con pochi grassi e colesterolo.
L’educazione passa attraverso l’imitazione
Difficile convincere un bimbo ad assaggiare le zucchine al vapore o la pasta e fagioli: questi piatti sono spesso rifiutati nonostante compaiano regolarmente e siano apprezzati sulla tavola in famiglia. È invece più facile che, a scuola, un ragazzino si lasci tentare, vedendo il proprio migliore amico mangiare con gusto la minestra o la verdura: potrebbe imitarlo, per scoprire magari che è gradevole. Non solo: sperimentare un piatto a scuola, senza necessariamente “finire tutto fino all’ultimo boccone”, è una questione di maturità, di apertura mentale oggi verso il cibo, in futuro verso altri aspetti della vita che devono stimolare alla curiosità. In questo percorso è importante che le famiglie svolgano un ruolo complementare con quello della scuola, informandosi su quello che viene proposto ai figli, intervenendo nell’ideazione dei menu, in un dialogo continuo con gli organi preposti. Un po’ come è successo a Milano qualche tempo fa, quando l’associazione che riunisce i genitori delle scuole elementari ha denunciato la presenza di piatti di scarsa qualità, come il ragù che conteneva tracce di cotenna suina e, pare, peli, o le crocchette di totano congelato che emanavano odore di ammoniaca. Ne nacque una querelle che portò a una rivoluzione totale: i nuovi responsabili promisero di migliorare la qualità, le materie prime e di offrire solo prodotti biologici. E’ importante la condivisione, da parte dei genitori, delle direttive di educazione della scuola, indipendentemente dal raggiungimento dell’obiettivo.
Giorgia Andretti