Fino agli anni Settanta il problema non si poneva: tutti i bambini delle scuole elementari e media inferiore dovevano indossare il grembiule, era nero per i maschi e bianco per le femmine. Era una questione soprattutto di igiene, ma anche un po’ di omologazione: davanti all’istruzione tutti sono uguali e non conta l’aspetto fisico o l’abbigliamento, ma la voglia di impegnarsi e di dare il meglio di sé in campo intellettuale. In seguito ha prevalso la tendenza a permettere ai bambini di esprimersi liberamente anche per quanto riguarda il look, quindi i piccoli hanno iniziato ad andare a scuola vestiti come preferivano.
Certo, l’abbigliamento è anche un modo per esprimere come si è, ma non sempre le famiglie sono così ferme da imporre ai bambini un semplice concetto educativo: la scuola non è una passerella, ma un luogo dove si apprendono nozioni, dove si può esprimere la propria creatività intellettuale, dove si stringono amicizie e si cresce nel rispetto di adulti e bambini. Si sa che le marche, gli indumenti e gli zaini firmati attraggono l’attenzione fin da quando si è piccoli e dietro le insistenze dei bambini molti genitori finiscono per cedere. In questo modo però non si aiutano i bambini a esprimersi, li si abitua solo a dare eccessiva importanza alle apparenze. A scuola è necessario essere puliti e in ordine e si deve primeggiare solo per le capacità, intellettuali e sportive. L’aspetto fisico, invece, passa in secondo piano. Per questo alcune scuole adottano ancora il grembiule: assicura igiene, perché evita che i bambini si sporchino eccessivamente e quindi limita il numero dei bucati, a vantaggio dell’ambiente. Inoltre l’essere tutti uguali non ha un effetto di omologazione sui bambini, anzi rafforza in essi il senso di appartenenza alla classe e all’istituto.
Se nella propria scuola il grembiule non è previsto, è possibile scegliere per i propri ragazzi un abbigliamento carino, anche modaiolo se di vuole, ma senza eccedere troppo nell’esibizione di felpe e scarpe firmate: così facendo si inizia, inconsciamente, a dare troppa importanza all’aspetto esteriore. Inoltre, le eccessive differenze possono creare disparità e aprire la strada anche a forme di bullismo. Per questo sarebbe intelligente che, anche senza grembiule, le famiglie si mettessero tacitamente d’accordo nello scegliere un abbigliamento semplice, come una pratica tuta, oppure semplici jeans e felpa o T shirt, rapidi da lavare e in tessuti non stiro. L’abbigliamento semplice ha anche il vantaggio di favorire l’autonomia nel vestirsi dopo l’attività motoria a scuola o per andare in bagno: questo è a tutto vantaggio dell’autostima di un bambino.
Sahalima Giovannini