Nel 1997 i bambini vedevano la televisione un’ora al giorno, oggi il tempo davanti al piccolo schermo è raddoppiato. E siamo ancora ottimisti: pare che in alcune case i bambini di due anni trascorrano fino a tre ore davanti alla televisione. Nonostante il boom di dispositivi digitali degli ultimi anni il vecchio monitor televisivo ha sempre più presa sui bambini piccoli. Lo sostiene uno studio condotto dalla Florida International University e pubblicato da Jama Pediatrics: il tempo passato a guardare programmi è raddoppiato tra il 1997 e il 2014 nei bambini piccolissimi, ovvero, sotto i due anni.
L’indagine è stata condotta su un campione di circa 1800 bambini, i cui genitori hanno compilato un diario sul tempo passato davanti alla TV. Nel 1997 i bambini fino a due anni passavano in media 1,3 ore davanti allo schermo, mentre tra 3 e 5 anni il tempo saliva a 2,5 ore. Quasi vent’anni dopo per la fascia più piccola il tempo medio è risultato di 3 ore al giorno, mentre per quella più grande non si è notato un aumento significativo. Gli esperti manifestano preoccupazione crescente sul tempo che i bambini, soprattutto quelli molto piccoli, passano davanti allo schermo. I risultati sono stati sorprendenti, visto che la sensazione comune è che i dispositivi mobili siano onnipresenti, ma la televisione è ancora il modo più comune per consumare media. Il problema è che tutto questo tempo davanti alla TV provoca ai bambini una serie di problemi sia fisici sia psico-sociali. Vediamo quali.
Vedere troppa televisione limita molto lo sviluppo di varie competenze da parte del bambino. L’importanza del gioco, se il piccolo, già a due anni, trascorre la maggior parte del tempo nel pomeriggio davanti al video, evita altre attività come: giocare in casa con giochi capaci di liberare la creatività, tipo le costruzioni, i pupazzi, le semplici scatole da impilare, le automobiline e le bambole nell’imitazione della realtà. Più avanti non impegna il suo tempo nella lettura di libri, nel disegno e della coloritura, in attività come il puzzle o il collage, con l’assemblaggio dei materiali più diversi. Anche le attività all’esterno rischiano di essere ridotte a poca cosa. Per i bambini è importante uscire di casa, per interagire con l’ambiente che, soprattutto nella bella stagione, è un serbatoio di stimoli importanti. Il bambino inoltre già a tre-quattro anni ha bisogno di allenare la sua capacità di socializzazione al di fuori della scuola per l’infanzia, incontrando coetanei al parco per sperimentare sempre nuove modalità di comunicazione e di misurarsi con bambini meno noti di quelli della scuola.
Inoltre si verificano anche danni al benessere. Un bambino che sta troppo davanti alla TV si muove poco, quindi mette su chili di troppo, soprattutto se durante la visione spilucca cibi non adatti. Il poco moto e il prendere poca luce naturale incidono sullo sviluppo delle ossa che crescono più deboli: il bambino potrebbe non diventare alto come ci si aspetterebbe se giocasse all’aperto, sotto l’azione benefica della luce naturale che sintetizza vitamina D. Insaccato davanti al video, potrebbe soffrire di mal di schiena sia per la postura sia per l’immobilità, che non permette di sfruttare le potenzialità della colonna vertebrale, progettata dalla naturale propensione a movimento. Ulteriore rischio è nella visione: studi recenti hanno provato che i piccoli che stanno troppo in casa soffrono di miopia mediamente di più dei coetanei che trascorrono tempo all’aperto.
Sahalima Giovannini