Un bambino su dieci in età prescolare ha un problema di linguaggio, ma con una diagnosi precoce e una terapia a basata sulle dinamiche del gioco la problematica può trovare la soluzione. Lo affermano gli esperti intervenuti al Congresso Nazionale della Federazione Italiana dei Logopedisti – FLI, in corso a Firenze in contemporanea con quello dei logopedisti europei, dal 7 al 9 maggio scorsi. Si stima che siano almeno 574 mila i bambini soggetti a qualche disturbo del linguaggio: un numero che, però, esclude in molti casi i figli degli stranieri, ai quali il problema più difficilmente viene diagnosticato anche per l’ostacolo linguistico. In totale sono cinque milioni in Italia le persone che hanno bisogno del logopedista. Secondo gli esperti della FLI, i disturbi del linguaggio hanno bisogno di voce, mani e gesti del professionista, assieme a un intervento precoce, per promuovere progressi linguistici a breve termine e per ridurre gli effetti cumulativi del ritardo di linguaggio, che può influire, e molto, sullo sviluppo emotivo oltre che sul comportamento del bambino.
Il gioco di simulazione che aiuta
Sì quindi al gioco delle imitazioni, il gioco del far finta, alla tombola sonora, al girotondo delle rime. Sono solo alcune delle medicine di parole che vengono utilizzate dal logopedista per curare i ritardi e i disturbi del linguaggio come dislessia, disgrafia, specifici come dell’articolazione, dell’eloquio, del linguaggio espressivo e altri ancora. Di fronte a disturbi specifici di linguaggio il logopedista sceglie dunque le strategie, il contesto, gli strumenti e i materiali per produrre situazioni dove le parole conducono e vengono stimolate alla loro riproduzione in maniera indiretta. Le strategie possono essere di diverso tipo: centrate sul bambino, che promuovono l’emergere del discorso, o che modellano il linguaggio. È necessario effettuare un intervento in base all’età: per un bambino piccolo, nella fascia 1-3 anni, con ritardo di linguaggio che deve passare dalle parole onomatopeiche come pappa, tato, tata o versi e suoni di animali o oggetti pum pum, pèpè, è necessario agire con strategie in grado di richiamare la sua attenzione prevedendo, per esempio, le imitazioni o il gioco del far finta. Simulare situazioni di routine come preparare la pappa, mettere a nanna; curare il pupazzo che si è fatto male, giocare al maestro che insegna ai peluche si stimola il bambino nell’immedesimazione a proporre risposte con senso adeguato elaborando i vissuti personali.
L’importanza di una diagnosi corretta
Nella fascia di età successiva, cioè 3-5 anni, il gioco delle imitazioni deve essere affinato, prolungando e stressando i suoni che interessano, affiancandoli ad informazioni visive e propriocettive con l’uso dello specchio che permette di visualizzare le proprie espressioni. In questa fase è consigliabile esercitarsi con le coppie minime: pollo-bollo, sacco-tacco, lana-rana e giocare con le tombole sonore riproducendo queste coppie minime e fare comprendere l’errore di pronuncia quando il bambino capita nella casella, per esempio lana al posto di rana. In questo modo, si crea un conflitto cognitivo che trascina il bambino alla comprensione della corretta produzione e assegnazione del giusto fonema. La scelta di adottare un tipo di approccio rispetto ad un altro dovrebbe essere motivata sempre dagli esiti di una valutazione e un bilancio logopedico delle competenze comunicative e cognitivo- linguistiche. In seguito, precisano gli esperti, è possibile individuare interventi che hanno varie forme, quelle centrate sul bambino di tipo diretto o di gruppo, quelle centrate sui genitori ai quali si fornisce un supporto diretto tipo training di gruppo o individuale oppure la combinazione di più di una opzione.
Sahalima Giovannini