Ormai è praticamente certo: il sonnambulismo si eredita da mamma e papà. E’ la conclusione alla quale è giunto uno studio canadese, condotto su oltre 2.000 bambini tra 1 e 13 anni di età e pubblicato sulla rivista Usa ‘JAMA Pedriatics’. Lo studio è stato realizzato a Montreal in Canada dal Centro per la Ricerca Avanzata sulla Medicina del Sonno. È emersa la forte componente ereditaria delle camminate notturne in pieno sonno oltre alla propensione a essere soggetti ai terrori notturni o incubi. Secondo l’indagine condotta i piccoli, con entrambi i genitori sonnambuli, hanno una tendenza 7 volte maggiore della media a sviluppare lo stesso disturbo del sonno. Quando solo mamma o solo papà ha sofferto di sonnambulismo, le probabilità che lo sia anche la prole sono 3 volte più alte della norma. È emerso inoltre che più del 61% dei bimbi, figli di genitori sonnambuli, lo sono a loro volta. Quando solo uno dei genitori cammina dormendo quasi il 50% della prole fa la stessa cosa. Non solo: anche i terrori notturni risultano in molti casi ereditari e legati al sonnambulismo. Seconda la ricerca, i figli di genitori sonnambuli evidenziano rischi doppi di soffrire di terrori notturni.
Non una malattia, ma un disturbo del sonno
Gli esperti canadesi hanno ribadito una volta di più che il sonnambulismo è uno dei disturbi del sonno, un po’ come l’insonnia che colpisce gli adulti, i sogni d’angoscia o il pavor nocturnus. Non ci sono prove che dimostrino che, dietro queste manifestazioni, il bambino abbia qualche problema neurologico o psichiatrico. Il sonnambulismo è, letteralmente, l’andare a spasso nel sonno, deriva dal verbo latino ambulare. L’attività motoria del sonnambulismo compare tra le due fasi di sonno profondo o non REM 3 e 4, è in questo intervallo che fa la sua comparsa, il bambino si alza dal letto, si muove per la sua cameretta o addirittura per l’intera casa, accende spesso la luce e dopo un po’ se ne torna a dormire. Il mattino successivo non ricorda nulla di quanto è accaduto. Il sonnambulismo compare solitamente in età pediatrica o pre-adolescenziale, in un arco di età compreso tra i quattro e i dodici anni circa. Prima di questa età nel bambino è frequente il pavor notturno e gli incubi, le altre manifestazioni connesse alle parasonnie meglio conosciute come disturbi del sonno.
Non serve svegliare il bambino
Il sonnambulismo solitamente non crea problemi al bambino: il giorno dopo è sereno proprio perché le fasi del sonno non sono state alterate da risvegli ed hanno proseguito nella propria regolarità. Inoltre, non corre rischi particolari, soprattutto se gli episodi si verificano nella sua cameretta: più pericoloso può essere se il piccolo si trova in un ambiente poco famigliare, per esempio se è ospite da amici o se è in vacanza fuori casa. In queste situazioni può correre qualche rischio, per esempio urtare contro ostacoli o anche cadere dalle scale. Attenzione anche all’esistenza di balconi o finestre, soprattutto se il ragazzino è abbastanza grande da raggiungere la maniglia per aprirle. È quindi bene vigilare ed eventualmente ricondurre il bambino a letto. Il sonnambulo, infatti, solitamente si alza una sola volta per notte. Non ci sono rischi, come si credeva in passato, nello svegliare la persona sonnambula, né sembrano esserci collegamenti con eventuali periodi di stress personale del bambino, in famiglia o a scuola. Gli esperti suggeriscono, comunque, di evitare le situazioni di sovraeccitazione o far bere bibite contenenti caffeina o altri stimolanti del sistema simpatico, la lettura di un libro o l’ascolto di musica rilassante può essere utile.
Dott.ssaRosalba Trabalzini
Psichiatra, psicologa clinica, psicoterapeuta