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Come riconoscere le piante velenose

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Le specie vegetali mostrano il loro splendore, ma costituiscono un rischio per i bimbi che possono toccarle o ingerirne alcune parti. Ecco quali sono e che cosa fare.

Ci siamo, è ormai estate, ci sono tante intrattenersi all’aperto, in parchi e giardini, dove le piante sono nel pieno del rigoglio. Piante belle, di mille colori, ma spesso anche pericolose per i bambini che possono toccarle o portarne alla bocca alcune parti. E con la vita all’aperto arrivano anche gli incidenti: secondo i dati forniti dal Centro Antiveleni – Centro Nazionale di Informazione Tossicologica – dell’IRCCS Fondazione Maugeri di Pavia, ogni anno si verificano in media 200 casi di intossicazioni da veleni presenti nelle piante. Tra le specie tossiche più comuni, presenti nei giardini e sui terrazzi ci sono il ciclamino, il rododendro, l’oleandro, il ranuncolo, il lauro ceraso, il narciso, il mughetto, l’edera, il glicine e il gelsomino. Nella maggior parte dei casi, l’esposizione a queste piante non comporta conseguenze gravi, soprattutto se il contatto con esse è stato accidentale e se la quantità di fiori, foglie o frutti ingerita è stata modesta. Nel caso dei bambini è spesso difficile quantificare la dose ingerita, quindi è importante cercare di evitare il contatto tra i piccoli e la pianta stessa. È bene ricordare che le insidie delle piante non sono limitati alla bella stagione: anche nella stagione invernale si possono celare pericoli tra le piante più presenti negli ornamenti delle case. La stella di Natale, le bacche rosse dell’agrifoglio e del pungitopo o il vischio possono rappresentare un pericolo se i bambini ne ingeriscono delle parti.

Quali problemi possono creare
Le piante sono dotate di tossicità differente e dunque possono determinare problemi variabili, da semplici irritazioni come prurito, rossore e bruciore in caso di accidentale contatto, fino a sintomi gastroenterici anche gravi in caso di ingestione di alcune parti. Alcune piante hanno solo tossicità locale, mentre altre hanno una tossicità sistemica, che riguarda cioè tutto l’organismo. Nel caso delle piante con tossicità locale, eventuali rischi sono dovuti al contatto diretto con la pelle, con l’occhio o con le mucose della bocca, dell’esofago e dello stomaco se vengono ingerite. Possono provocare irritazioni, arrossamento e bruciore, in quanto contengono sostanze che svolgono un’azione irritante. Solo nel raro caso che siano ingerite in grandi quantità, possono suscitare anche vomito o diarrea, a causa dell’irritazione che si determina a livello gastrico. Tra le piante a tossicità locale più diffuse nelle case ricordiamo il ficus, l’anthurium, la dieffenbachia e la stella di Natale. Le piante a tossicità sistemica comprendono specie come l’ortensia o il rododendro, che contengono sostanze che, se ingerite, sono assorbite dall’organismo e risultano tossiche su organi o apparati diversi. Determinano effetti più gravi rispetto alle piante a tossicità locale, poiché possono provocare sintomi gastroenterici come vomito e diarrea. Queste manifestazioni possono essere più o meno serie a seconda della quantità di pianta ingerita. Altre piante, come il narciso, l’edera o il glicine, possono provocare un rallentamento della frequenza cardiaca o avere effetti a livello centrale, come la sedazione.

Ecco come ci si deve comportare
In caso di contatto o ingestione di una pianta tossica, ci sono alcune indicazioni da seguire per limitare i danni. Se il contatto della pelle con la pianta tossica ha provocato localmente prurito o bruciore, è bene bagnare la parte sotto l’acqua corrente per qualche minuto e proteggere poi la zona interessata con un fazzoletto pulito e asciutto. Se, invece, la pianta è stata ingerita si deve contattare subito un Centro Antiveleni, cercando di fornire il maggior numero di informazioni: età della persona intossicata, sintomi che si sono manifestati (come diarrea o vomito), tempo trascorso dal momento dell’ingestione della pianta, nome della pianta o il almeno maggior numero di dati possibili per la sua tempestiva identificazione da parte del medico, parte della pianta ingerita e quantità. Se non si è sicuri della sua identificazione, può essere utile portare con sé un campione di essa o fotografarla (anche con il cellulare) in modo da facilitare il riconoscimento della pianta tossica responsabile.

I provvedimenti da non adottare
Al bambino non va somministrato latte o acqua: in molti casi la loro assunzione non è indicata. Inoltre non si deve cercare di provocare il vomito: in questo modo, infatti, si rischierebbe di provocare un aggravamento delle condizioni di salute del bambino, in quanto facendo passare il contenuto tossico per due volte all’interno dell’esofago, lo si espone due volte all’irritazione. Non si deve attendere la comparsa dei sintomi prima di contattare i medici: i veleni devono essere prima assorbiti dall’organismo e dunque la comparsa di eventuali sintomi può non essere immediata. Per questo motivo, il bambino che ha ingerito delle bacche o parti di pianta tossica può stare apparentemente bene e manifestare i sintomi a distanza di ore. È consigliabile dunque contattare sempre un Centro Antiveleni per ricevere le indicazioni più adatte sul comportamento da adottare, senza aspettare la comparsa dei disturbi. Evitare di fare autodiagnosi ma seguire scrupolosamente le istruzioni dei medici. Infine, non si deve commettere l’errore di non rispettare le indicazioni fornite solo perché il bambino non presenta sintomi. Essi potrebbero infatti manifestarsi più tardi con conseguenze anche gravi.

Centri antiveleni

Elenco piante

NOME PIANTA HABITAT PARTE VELENOSA
Aconito Montagna Tutta la pianta, specialmente le radici
Anemone Montagna Tutta la pianta
Biancospino Dalla zona mediterranea
alla zona alpina e subalpina
Fiore
Bucaneve Montagna Bulbi
Ciclamino Montagna Tubero
Colchico Montagna Tutta la pianta
Daphne Dalla zona mediterranea
alla zona alpina e subalpina
Tutta la pianta e le bacche
Digitale Dalla zona mediterranea
alla zona alpina e subalpina
Tutta la pianta
Edera Dalla zona mediterranea
alla zona alpina e subalpina
Tutta la pianta,
ma soprattutto i frutti
Erica Dalla zona mediterranea
alla zona alpina e subalpina
Fiore, ma anche il resto
della pianta
Felce Dalla zona mediterranea
alla zona alpina e subalpina
Soprattutto il rizoma
Fitolacca Dalla zona mediterranea
alla zona alpina e subalpina
I frutti e le radici
Garofano Zone temperate Fiore
Geranio Molto diffuso nelle zone
temperate
Fiore
Gelsomino Regioni mediterranee Fiore
Giacinto Molto diffuso Bulbo e tutta la pianta
Ginestra Dalla zona mediterranea
alla zona alpina e subalpina
Tutta la pianta
Girasole Campagna Fiore e semi
Glicine Molto diffuso Frutto e radici
Lauro ceraso Molto diffuso Foglie
Magnolia Zona prealpina Semi
Mughetto Zone montane e submontane Tutta la pianta
Narciso Zone montane e submontane Bulbo
Ortensia Molto diffusa Fiore e tutta la pianta
Papavero Dalla zona mediterranea
alla zona submontana
Tutta la pianta
Ranuncolo Dalla zona mediterranea
alla zona alpina
Tutta la pianta ma
specialmente il fiore
Ricino Dalla zona mediterranea
alla zona submontana
Semi
Rododendro Dalla zona mediterranea
alla zona alpina
Tutta la pianta
Veratro Dalla zona mediterranea
alla zona subalpina
Tutta la pianta, ma
specialmente il rizoma

 

Nicoletta Modenesi

 

Ha collaborato:
Dott.ssa Sarah Vecchio

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