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Bambini nello smog

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Nelle città assediate dall’inquinamento atmosferico il passeggino rischia di trasformarsi in una camera a gas

Sessantuno comuni della Lombardia, Milano e Bergamo in testa, costretti ad arrendersi alla circolazione a targhe alterne. Traffico fermo di domenica anche a Torino, Vercelli, Mestre, Parma e Pavia, Pescara e Campobasso. L’Italia, ed in particolare l’Italia del Nord, è alla prese da giorni con l’emergenza inquinamento: valori del biossido d’azoto oltre il limite di attenzione, concentrazioni delle polveri a livelli superiori di tre, quattro, cinque volte la soglia d’allarme. L’aria è irrespirabile e a farne le spese sono soprattutto i bambini.

Passeggini come camere a gas
In un’ ora di percorso cittadino, i passeggini si trasformano in vere e proprie camere a gas ed un neonato di 5 mesi respira fino a 6.700 microgrammi di monossido di carbonio, 36 di polveri, 27 di biossido di zolfo e 75 di biossido d’ azoto. L’ allarme lo lancia Legambiente, che ha raccolto i dati simulando un giro in passeggino di un bambino di cinque mesi (in realtà si tratta di un macchinario che simula l’ attività respiratoria) per le strade di Roma, Milano, Napoli e Torino, verificando le eventuali conseguenze sanitarie legate alle sostanze inalate. “I risultati – spiega Legambiente – indicano che quando nelle grandi città scatta il livello di attenzione per l’ inquinamento, per i bambini è ‘allarme rosso’”. I test rilevano infatti come potenziali effetti immediati di un’esposizione del bambino allo smog, un temporaneo abbassamento della vista e una momentanea alterazione delle normali funzioni psicomotorie nell’immediato. A lungo termine, in caso di esposizioni continue e prolungate nel corso degli anni ai veleni prodotti dal traffico, un notevole aumento del rischio di contrarre patologie legate all’ inquinamento atmosferico, a partire dalle bronchiti e dall’asma sino ad arrivare ai tumori. Per Giancarlo Icardi, del dipartimento di Scienze della salute dell’Università di Genova, “lo smog è anche all’origine delle diffusissime allergie, dalle riniti all’asma bronchiale”. Complessivamente, colpiscono circa il 10% dei circa 9 milioni di bambini da zero a 14 anni. Mentre una stima dell’Organizzazione della Sanità (Oms) sul 1999 ha calcolato inoltre che, sommati ai mali di stagione, gli inquinanti da traffico hanno provocati almeno 300.000 casi di bronchite in più e 160.000 ulteriori casi di asma, con un costo complessivo pari a 27 miliardi di Euro.

I dati dello studio di Legambiente
Secondo la prova simulata dagli esperti di Legambeinte in tutte e quattro le città testate il monossido di carbonio è sempre in agguato. A Milano la situazione più a rischio, dove un bambino di 5 mesi avrebbe respirato ogni ora 6.700 microgrammi di monossido di carbonio, con la formazione di carbossiemoglobina molto vicina al 5%. “Nel sangue di un adulto – spiega Lucia Fazzo, dell’ufficio scientifico di Legambiente – questa percentuale di carbossiemoglobina riduce la quantità di emoglobina che serve per il trasporto di ossigeno ai tessuti ed al cervello ed in questa quantità provoca appunto ritardi nei riflessi, alterazioni del comportamento ed un abbassamento della vista. Si tratta di effetti temporanei, che scompaiono quando si torna a respirare aria pulita. Nei bambini, però, la quantità di emoglobina è molto minore rispetto a quella di un adulto e pertanto i rischi di intossicazione sono molto più elevati”. Minori, ma sempre pericolose, le quantità di CO respirate a Napoli (3.915 mcg), Torino (3.132) e Roma (1.175). Ai bambini non va meglio per quanto riguarda gli altri inquinanti. Per le polveri sospese, i risultati peggiori si hanno a Torino (con 43 microgrammi di particolato assorbiti ogni ora), seguita da Milano (36 microgrammi), Napoli (23 microgrammi) e Roma (7 microgrammi). “Se i bambini assorbissero questa quota di polveri solo in casi eccezionali – sottolinea l’ associazione – si tratterebbe di quantitativi irrilevanti. Invece, queste alte concentrazioni di particolato nell’atmosfera, e dunque nei polmoni, sono una costante. Possono addirittura alterare il materiale cellulare. Una minaccia che nei bambini è ancora più forte”.

Come difendere i bambini dallo smog
In condizioni come quelle che, tra smog e freddo, si registrano in questi giorni in molte grandi città del Nord far uscire i bambini per una passeggiata non comporta molti benefici. “Il consiglio – afferma il professor Luigi Allegra, pneumologo del Policlinico di Milano – è di limitare le uscite. Nelle giornate più a rischio è bene poi rinunciare ai passeggini e sistemare i piccoli nel marsupio o negli zainetti”. Portarli in braccio o sulle spalle vuol dire non farli camminare rasoterra all’altezza dei tubi di scappamento e delle polvere inquinanti sollevate dal vento. Inutili le mascherine sul viso.”Mascherine chirurgiche, sciarpe, protezioni studiate per altre professioni a rischio non servono contro l’inquinamento perché le polveri di cui parliamo – spiega il professor Allegra – sono piccolissime e s’infilano egualmente in gola: le più grandi rimangono sulle corde vocali, le altre scendono nei bronchi. E quelle di circa un micron arrivano fino agli alveoli polmonari”. Forse hanno qualche effetto le mascherine a carboni attivi, ma procurarsele è difficile.
Inutile ricorrere ai giardinetti. Per sperare in un’aria appena più respirabile, bisogna allontanarsi dalla città o rifugiarsi in grandi aree verdi: solo i grandi parchi, infatti, possono fungere da barriera antiveleni.

In Rete:
Legambiente

 

Matteo De Matteis

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