Porre le basi dello svezzamento in modo corretto combatte l’obesità fin dall’infanzia

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Porre le basi dello svezzamento in modo corretto combatte l’obesità fin dall’infanzia

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In Italia è ormai allarme obesità infantile. Da una recente indagine risulta in sovrappeso, in media, un bambino su tre e obeso uno su dieci. Dati preoccupanti e destinati a crescere se non si modificano i tradizionali metodi nutrizionali. Le cause dell’obesità sono multifattoriali: tipo di allattamento, svezzamento, caratteristiche genetiche, indice di massa corporea dei genitori, peso alla nascita, sedentarietà, scorrette abitudini alimentari e condizioni ambientali. E’ necessario monitorare costantemente il numero dei bambini a rischio, rappresentano i potenziali portatori in età adulta di gravi patologie, quali malattie cardio-vascolari e cerebro-vascolari, diabete, carie, ipertensione arteriosa, dismetabolismo, tumori. I membri dell’ANDID – Associazione Nazionale Dietisti Italiani, lo scorso settembre, in occasione del 5° Congresso, “Nutrizione, metabolismo e diabete nel bambino e nell’adolescente”, hanno puntato l’attenzione soprattutto sulla prevenzione, sullo svezzamento e sulla diagnosi precoce. La presidente, Giovanna Cecchetto, ha dichiarato che la prevenzione dell’obesità infantile deve iniziare fin da neonati, favorendo il più possibile l’allattamento protratto al seno e tenendo sotto controllo l’eccessivo recupero di peso nei primi anni di vita. Studi scientifici hanno infatti dimostrato che quasi la metà dei bambini obesi resteranno tali anche da adulti, favorendo però la prevalenza elevata alla sindrome metabolica, strettamente connessa al tipo di alimentazione, già in età adolescenziale.

I nutrienti immancabili nello svezzamento
Durante la fase dello svezzamento, consigliato indicativamente tra la fine del quarto e il sesto mese, partendo dalla sostituzione di un solo pasto latteo, si propone al bimbo la conoscenza di cibi solidi o semisolidi dai nuovi sapori, consistenze, colori e profumi. Il rapporto che si instaura in questo momento tra bambino e cibo costituirà le fondamenta di quello dell’età adulta e porrà, se corretto, le giuste basi per un futuro di salute. L’inserimento graduale dei nuovi cibi e la cautela nei dosaggi, rispettando i tempi digestivi del giovane intestino, possono evitare forme allergiche o intolleranze. Si consiglia un’alimentazione quanto più semplice, naturale e variata, comprendente tutti i nutrienti necessari alla crescita sana del piccolo. Questa comprende innanzitutto i carboidrati o glucidi, ossia gli zuccheri semplici, rappresentati per esempio dallo zucchero da tavola ma anche da quelli contenuti in frutta e latte. Sono zuccheri anche i carboidrati complessi o amidi, presenti in patate, grano, mais: tutti gli zuccheri, con la digestione, si trasformano in glucosio e forniscono energia all’organismo. Se, però, questa energia è troppa, quella che non viene utilizzata si trasforma in riserva, ossia in grasso, già nei primi mesi di vita, gettando le basi per uno squilibrio metabolico. Nello svezzamento è quindi essenziale non esagerare con le calorie sotto forma di zuccheri: questo è possibile non aggiungendo zucchero o miele agli alimenti, come il latte o la frutta, ne sono appunto già ricchi. Fin dalla primissima pappa, che ha come componente principale il brodo vegetale, invece, introduciamo i cereali privi di glutine come il riso, il mais, la tapioca e gradualmente inseriamo parte dei vegetali passati, zucchina, carota, patata, bietole, a conclusione mela o pera, per poi passare ad altri tipi di frutta. Le proteine di origine animale, contenute in carne, pesce, uova, latticini e derivati, e di origine vegetale, i legumi, insieme ai carboidrati formano i mattoni dei tessuti di tutti il corpo. La carne, preferibilmente inserita nella seconda fase dello svezzamento e proposta 3 o 4 volte alla settimana, nelle giuste dosi, garantisce il corretto apporto proteico. Anche il pesce, maggiormente allergenico, ma dal punto di vista proteico assolutamente validissimo, dovrebbe essere offerto almeno 2 volte a settimana, in alternativa con il formaggio. In questa fase possono essere aggiunti alla pappa due o tre cucchiai di legumi. I grassi o lipidi di origine animale, burro, strutto, grasso di carne e vegetale, olio di oliva, mais, girasole favoriscono l’assorbimento di vitamine liposolubili come la A e la E. L’olio extravergine di oliva crudo, tra tutti è il più equilibrato e va utilizzato come unico condimento, anche perché ricco di acidi grassi monoinsaturi. Le vitamine regolano tutti i processi corporei e una dieta quanto più variata soddisfa appieno il fabbisogno dell’organismo; solo se indicato dal pediatra queste devono essere integrate durante il primo anno di età. I sali minerali, calcio, ferro, magnesio ecc., presenti in misura variata in tutti i cibi, regolano le funzioni vitali e compongono i tessuti. Da evitare il sale da cucina aggiunto alla pappa, almeno fino al secondo anno, e anche dopo usarlo con moderazione. L’acqua, presente anche nei cibi, compone l’80% del corpo umano, va dunque assunta con generosità fin dalla tenera età. Rimandiamo intorno al 10° mese la proposta di cibi meno digeribili e più allergizzanti come: uovo, una – due volte alla settimana, agrumi, pomodoro e tra i cereali l’orzo, il frumento e l’avena. Passiamo al latte vaccino solo dopo il 12° mese e diluiamolo all’inizio con acqua per 1/3. Per cucinare, con cotture semplici e digeribili, al vapore, al forno, in acqua bollente, la base è esclusivamente il brodo vegetale o l’acqua. Limitiamo sempre i dolci, diamo la precedenza alla frutta, allo yogurt, alle verdure. Occhio, infine, alle combinazioni alimentari, si alle abbinate verdure- cereali, no all’associazione di due tipi di proteine, causa di affaticamento degli organi del bimbo.

Il ruolo di mamma e papà nel rapporto con il cibo
La parola d’ordine per i genitori è elasticità. Se la modalità di offrire il cibo con il cucchiaino crea difficoltà, lasciamo conoscere con libertà il nuovo strumento ai nostri figli, che non tarderanno a farselo amico. Una ricerca della University of Nottingham nel Regno Unito, ha dimostrato che, al momento giusto, l’abitudine, spesso criticata, di far mangiare con le mani i bimbi, rappresenterebbe un’ottima fonte di prevenzione del sovrappeso e dell’obesità. L’approccio manuale verso i cibi solidi, ridotti in piccoli bocconcini, aiuterebbe a limitare gli eccessi, facendo avvertire prima il senso di sazietà e quindi educando i piccoli a regolarsi da soli sul loro valore nutrizionale. Osserviamo i gusti e le preferenze dei nostri bambini, lasciandoli liberi di sperimentare, gradire più alcuni cibi rispetto ad altri, rispettando le loro scelte e i loro tempi e provando magari a riproporre in seguito quelli meno amati. Massima attenzione alle porzioni giornaliere e settimanali: può fornire un valido aiuto l’Atlante fotografico tridimensionale, che abitua i genitori al giusto dosaggio dei cibi, senza l’utilizzo della bilancia e alla loro distribuzione giornaliera, senza esagerare. Le mamme italiane sembrano prese maggiormente dall’ansia che i loro figli mangino troppo poco, a fronte della elevata possibilità che sviluppino sovrappeso o addirittura obesità. Atteggiamenti assolutamente da evitare sono: rimpinzare i figli con dosi che superino quelle indicate per la loro età e struttura fisica, utilizzare il cibo come termine di ricatto, promessa, minaccia, trasformandolo in un atto di dovere, generando una errata modalità di comunicazione, nonché una infondata paura di deludere o porsi in conflitto con i genitori, qualora non si rispetti la loro richiesta. I piccoli hanno la capacità di regolarsi autonomamente sulla quantità di cibo di cui in quel determinato momento necessitano. Puntiamo, dunque, alla qualità dei prodotti, più che alla loro quantità.

Attenzione alle proteine
Nei primi due anni di vita si assumerebbe, secondo gli ultimi studi, un’eccessiva quantità di proteine contenute in carne, latticini, uova, rispetto al reale fabbisogno del bambino, a discapito di cibi molto più salutari come frutta e verdura. Già nella fase dello svezzamento si rileva addirittura la presenza di una dose doppia di proteine, contenute in omogeneizzati o liofilizzati. Lo stesso dicasi per i formaggi da sciogliere nelle pappe o per il parmigiano. Le porzioni generalmente suggerite dalla maggior parte dei pediatri dovrebbero essere ulteriormente ridotte secondo la Società Italiana di Pediatria – SIP, la Società di Pediatria Preventiva e Sociale – SIPPS e il Ministero della Salute. Questi specialisti consigliano un apporto proteico limitato nei primi due anni di vita, di evitare il formaggio grattugiato fino ad 1 anno e di non superare i 20 gr di carne o formaggio e i 30 gr di prosciutto al giorno. Il fabbisogno proteico dai 6 mesi ai 24, in base ai loro studi, varia da 13,0 ai 20,0 gr al giorno, contro i circa 50 suggeriti attualmente. La scelta di cibi salati e ad alto contenuto proteico e soprattutto le loro dosi massicce, appesantendo il metabolismo del bimbo, lo predispongono in futuro alla preferenza di un’alimentazione insana, perché iperproteica – troppe proteine e ipersodica – troppo sale, con il conseguente incremento dell’Indice di Massa Corporea – BMI.

Fabiana Angelucci

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