Nel 2010 il 35% degli adulti era sovrappeso e l’11% obeso; vi sono però delle differenze nella distribuzione globale: la prevalenza è maggiore in America del Nord – 62% in sovrappeso e 26% di obesità e minore nel sud-est asiatico – 14% in sovrappeso e 3% di obesi. In Europa il tasso di obesità si colloca poco sopra il 20% e in Africa non raggiunge il 10%.
Quando entrano in gioco i geni
Perché il corpo ingrassa? I fattori che causano obesità sono complessi, alcuni di carattere genetico, altri di tipo ambientale, ma ci sono anche cause diverse, magari organiche o psicologiche. Dal punto di vista della genetica, alcune scoperte aiutano a capire come i geni possano causare l’obesità ed influenzare la regolazione del peso corporeo. Infatti, sono stati identificati circa 32 geni come fattori di rischio, inoltre è stata condotta una indagine sui bambini, utilizzando un metodo chiamato – analisi totale degli elementi del genoma complesso – GCTA. Il GCTA parte dall’osservazione che alcune persone geneticamente simili tra loro hanno anche un peso simile. Lo studio si basa sui dati ottenuti su una popolazione di 2.269 bambini di età compresa tra gli otto e gli undici anni. I ricercatori hanno scoperto che gli effetti cumulativi di diversi geni possono rappresentare una causa dell’obesità nel 30% dei casi, e non solo nel 2% come si pensava finora. Occorre poi tenere a mente che un bambino obeso ha un’alta probabilità di diventare un adulto con troppi chili per via di abitudini alimentari scorrette. Non a caso i figli di genitori obesi hanno un rischio maggiore di diventare bambini ciccioni per via del contesto nel quale vivono. Quindi, oltre ai fattori genetici bisogna considerare con molta attenzione il fattore ambientale ovvero tutto ciò con cui l’individuo interagisce, comprese le abitudini alimentari e motorie.
La responsabilità dello stile di vita
E’ dunque lo stile di vita sbagliato la prima e più importante causa di obesità, nei bambini e negli adulti: spesso l’individuo adotta scorrette abitudini alimentari e riduce l’attività fisica. Le industrie alimentari, d’altro canto, con la sempre più pressante pubblicità, fanno a gara per rendere i cibi più appetibili, giocando sul contenuto di grassi e zuccheri. Vengono utilizzati coloranti, conservanti e annullata la stagionalità dei prodotti, compromettendo dunque anche la loro salubrità. Si alterano gli alimenti con sostanze chimiche non presenti in natura, come il glutammato di sodio, che esalta i sapori e induce una sorta di dipendenza, proprio come una droga. Termini come fast foods, snacks, soft drinks, chips, pop corn ricorrono frequentemente nel vocabolario alimentare di molti bambini, e non solo. Si tratta di alimenti ipercalorici e cibo spazzatura. Il pasto viene consumato velocemente, non viene più concepito come momento rituale di aggregazione sociale e questo non aiuta la digestione e favorisce il ristagno del grasso. Per difendersi, quindi, occorre prima di tutto seguire una corretta alimentazione e uno stile di vita adeguato e sano.
La Redazione