Senza di lui non ci sarebbe la vita, facciamo la conoscenza con il latte materno

Otto su dieci: è il numero delle scuole dove il bullismo purtroppo resta un problema
20 Novembre 2012
Piazze trasformate in mercatini colmi di luci, colori ed odori ci annunciano il Natale
21 Novembre 2012

Senza di lui non ci sarebbe la vita, facciamo la conoscenza con il latte materno

Condividi sui social

Il latte materno: passato
La prima forma di latte risale a circa 35 milioni di anni fa con la comparsa dei primi mammiferi: le balene, i delfini e le focene. La particolarità di questo latte, dovendo le balene allattare in acqua, è si essere molto consistente, quasi oleoso, oltre alle proteine contiene in media il 35% di grasso a fronte del 3,5% del latte di mucca e del 4 % di quello umano. Questo latte ha un sapore molto forte ed è di colore giallastro. Una balena arriva a produrre circa 150 Kg di latte al giorno. L’allattamento ha inizio da subito, non appena il neonato ha scoperto, andando a tastoni, le mammelle materne, poste ai lati della fenditura genitale. Il piccolo afferra la mammella tra la lingua e la mascella superiore e la madre gli fa arrivare in gola una grande quantità di latte sotto pressione. A ogni poppata, che dura pochi secondi ma si ripete fino a 30 – 40 volte delle 24 ore ingoia circa 12 – 13 litri per volta. In totale un balenottero prende circa 500 litri di latte al giorno!

Il latte materno: presente
E poi siamo arrivati noi, gli studiosi di paleoantropologia, hanno formulata l’ipotesi che l’uomo abbia fatto la sua comparsa in Africa più di 100.000 anni fa. Purtroppo non siamo in grado di capire oltre, solo di una cosa abbiamo la certezza, è sempre stato il latte della mamma il primo nutrimento. Da sempre l’anatomia e la fisiologia del seno hanno suscitato interesse. Gli scritti medici più antichi risalgono all’antico Egitto. Dall’interpretazione di questi testi si capisce che i medici egiziani descrivevano come stabilire se il latte della mamma fosse buono o cattivo e come incrementarne la produzione. Alcune raccomandazioni includevano:

• massaggi con emulsione di olio di pesce e lo stare seduta con le gambe incrociate;
• frizionare i seni con una pianta di papavero per incrementare il flusso del latte.

Altre disquisizioni sul latte materno ci arrivano da:
Ippocrate (460-377 a.C.) credeva che il sangue mestruale in qualche modo si trasformasse in latte umano. Questa credenza durò fino a qualche secolo fa.
Leonardo Da Vinci (1452-1519 d.C.), per esempio, nel suoi schizzi anatomici disegnò vene che collegavano l’utero e i seni.
Anche il filosofo Aristotele (384-322 a.C.) ci ha lasciato riflessioni sull’allattamento. Egli credeva che le donne di pelle più scura avessero un latte più salutare delle donne di pelle chiara e che i bambini che bevevano latte di una mamma più affettuosa e quindi calda, sviluppassero denti in età più precoce. Aristotele, inoltre, affermava che i neonati non dovessero bere colostro, un concetto errato che persiste ancora oggi in diverse culture. Anche la Bibbia ed il Corano si sono occupati dell’allattamento proprio a dimostrazione dell’importanza del latte materno.
Gli studi più importanti sulle proprietà del latte materno e della rilevanza nell’area dell’immunologia sono degli ultimi 50 anni. Sappiamo che il colostro è carico di anticorpi a protezione dalle malattie ed è diverso dal colostro del primo, secondo o terzo giorno. Il latte maturo offre un perfetto equilibrio di nutrienti per i bambini e che dopo il primo anno il latte ha una maggiore concentrazione di fattori immunitari, visto che il bambino più grandicello inizia a nutrirsi di meno al seno.
La fisiologia umana è perfetta: il latte prodotto dopo un parto prematuro è differente dal latte di madri i cui bambini sono nati a termine a tutto vantaggio del benessere del piccolo, ecco perché è importate che un prematuro venga nutrito con il atte della mamma. Inoltre, la composizione del latte varia di giorno in giorno e nei diversi momenti della giornata.

La lattogenesi progredisce seguendo tre step. L’avvio della lattogenesi inizia circa 12 settimane prima del parto con la proliferazione della struttura dotto alveolare delle ghiandole mammarie. Contestualmente sono secrete piccole quantità di latte (colostro) però tenute ‘a bada’ dal l’alto livello di progesterone circolante fino a dopo la nascita.
Il secondo step ha inizio con il secondamento, ovvero con l’espulsione della placenta. I livelli di progesterone precipitano, mentre i livelli di prolattina rimangono alti. E’ la prolattina il regista della lattazione, la quale a sua volta riceve lo stimolo dall’ipofisi, sede dell’omeostasi tra ormoni: tiroidei, surrenali, ovarici e pancreatici.

Nei giorni a seguire il colostro cambia composizione e inizia a trasformarsi in latte maturo. Dal momento che il processo della lattogenesi è controllato dagli ormoni, i seni si riempiono di latte. E’ questo un momento importante per la produzione del latte: deve essere tirato via dalle mammelle: un allattamento frequente nella prima settimana dopo il parto sembra aumentare il numero di recettori della prolattina nel seno.

Il terzo step della lattogenesi – definito in passato come galattopoiesi si ha quando si stabilizza la produzione del latte maturo. La produzione del latte non è più sotto il controllo endocrino ma quello autocrino. La produzione del latte dipende dallo svuotamento delle mammelle piuttosto che dagli ormoni. Quindi, quanto più si allatta tanto più latte verrà prodotto. La stimolazione del succhiare da parte del bambino avvia il messaggio all’ipofisi che a sua volta rilascia l’ossitocina. E’ grazie a questo ormone che le cellule muscolari intorno agli alveoli si contraggano, facendo defluire il latte nei dotti galattofori.

I bambini allattati al seno hanno bisogno di mangiare più spesso dei bambini allattati artificialmente perché il latte della mamma viene digerito velocemente, in circa due ore.
Inoltre, tutti i bambini hanno un forte bisogno di succhiare, non ci dimentichiamo che già alla fine del sesto mese di gravidanza il feto succhia il pollice e poi i bambini hanno bisogno di un contatto pelle a pelle continuo con la mamma per sentirsi sicuro.

Il latte materno: futuro
Da quanto abbiamo visto fino ad ora si comprende perché la mamma che allatta deve adattarsi ai tempi del bambino e non può riacquistare velocemente l’indipendenza. L’allattamento è un lavoro a tempo pieno e nei primi sei mesi e quindi fino allo svezzamento non lascia altri spazi. Per una donna che lavora e deve riprendere immediatamente il lavoro, anche l’orario ridotto per l’allattamento non è sufficiente a garantire un buon allattamento. Il rientro al lavoro è uno degli ostacoli più grandi perché la continuazione dell’allattamento naturale richiede notevoli sforzi organizzativi. Alla donna in allattamento deve essere garantito il sostegno di tutti ad iniziare dal proprio compagno di vita fino all’ambiente di lavoro. La comunicazione dei media dovrebbe inoltre sostenere l’allattamento mostrando sempre più spesso immagini di donne impegnate nel lavoro con accanto il piccolo se possibile o il tiralatte per garantire il buon proseguimento della lattogenesi.

A conclusione di questa storia sul latte materno, invitiamo tutti ma soprattutto i pediatri, custodi del benessere dei nostri figli, a sostenere le mamme nell’allattamento e non perché è l’OMS a raccomandarlo ma perché siamo tutti ad esserne convinti. Diverso è il discorso se le ragioni del mancato allattamento sono proprie della madre, in questo caso la donna che decide di non allattare, nonostante le raccomandazioni, non deve essere colpevolizzata, in questo caso va sempre salvaguardato il benessere anche psichico del bimbo. La raccomandazione da fare alla madre è quella di offrire il biberon proprio come se stesse allattando: stessa posizione, stesso sguardo intenso tra il piccolo e chi lo sta alimentando, vale la pena ricordare che il neonato non riesce a mettere a fuoco più di 30/35 cm.
In caso di ricorso al biberon anche i papà possono contribuire all’alimentazione del loro piccolo una sola condizione è richiesta: assumere la stessa identica posizione della mamma e non offrire mai il biberon mantenendo il piccolo nel suo lettino.

Dott.ssa Rosalba Trabalzini
Responsabile Scientifico di Guidagenitori.it
Consulenza della dott.ssa Silia Armeni
Pediatra e Neonatologo a Roma

Registrati o Accedi

Lascia un commento