L’epidermide a seguito del danno subito dagli UV mette in atto un suo meccanismo di difesa: la produzione di melanina a partire dall’ossidazione dei melanociti, il risultato è l’abbronzatura. Il livello di suscettibilità della reazione dei melanotici dipende dal tipo di pelle ovvero se è più o meno scura o chiara. I bambini sono maggiormente ipersensibili nei confronti degli adulti a subire i danni del DNA: i melanotici iniziano ad attivare la produzione di melanina solo dopo il compimento del secondo anno di vita. Lo strato corneo dell’epidermide è quindi molto sottile ed ecco perché è più facile andare incontro ai danni dei fibroblasti
Le onde elettromagnetiche si sommano nella vita
Un recente studio effettuato sui bambini in Inghilterra ha accertato i danni derivanti dall’esposizione ai raggi UV. I cambiamenti indotti all’epidermide e il foto danneggiamento possono iniziare già nel corso del primo anno di vita quando i melanociti non hanno ancora raggiunto la piena operatività. Inoltre, si pensa che fino ai 18 anni la pelle subisca un effetto accumulo delle radiazioni UV ed in effetti una cronica esposizione alle radiazioni è associato a forme cancerogene. Diversi studi epidemiologici suggeriscono anche di quanto la pelle dei bambini piccoli può essere particolarmente vulnerabile alla prima esposizione dei raggi UV , portando alla formazione di bolle e/o scottature ed è stata associata con melanomi del tronco. Sempre alla pelle viene riconosciuto un ruolo importante nella risposta immunitaria, infatti l’esposizione alla luce UV può facilitare l’immunosoppressione.
Quale protezione solare per i bambini
La protezione dai raggi solari sui bambini non ha ancora raggiunto un traguardo ottimale. Vediamo allora quali sono le raccomandazioni da parte dell’ American Academy of Dermatology – AAD e l’American Cancer Society – ACS:
• I bambini al di sotto dei sei mesi non debbono essere esposti ai raggi del sole direttamente. Per i bambini più grandi andrebbero evitate tutte le attività all’aria aperta per sottrarsi all’esposizione continua al sole. Andrebbero fatti indossare abiti leggeri, ma dalla trama fitta e cappelli per creare ombra sul viso. Particolare attenzione dovrebbe essere posta nel non far sostare i bambini attorno a superfici riflettenti come acqua, neve e sabbia: questi elementi rifletto i raggi fino al 85% del totale;
• Nei neonati e nei bambini piccoli, vanno utilizzate creme solari prive di allergeni dal momento che spesso mettono le mani in bocca o strofinano gli occhi. La protezione solare va applicata solo nelle zone esposte e quindi scoperte dagli abiti e cappelli;
Perché usare i filtri solari
I primi filtri solari sono apparsi nei negozi nel lontano 1960 e sono stati progettati per filtrare i raggi UVB, ovvero le onde elettromagnetiche della lunghezza tra i 290 e 320 nm. Questi sono i raggi che causano scottature. Le lunghezze d’onda della luce UV, 320-400 nm, noti come UVA e precedentemente considerati innocui, sono risultati essere più penetranti degli UVB e responsabili dell’invecchiamento della pelle photo-aging. Nella scelta di un filtro solare è necessario verificare oltre agli ingredienti il fattore di protezione di protezione solare – SPF, è un parametro base e prende come riferimento il tempo necessario alla pelle di arrossire senza alcuna protezione. Sui filtri solari è indicato l’SPF o Sun Protection Factor, cioè il fattore di protezione verso gli UVB, responsabili soprattutto di eritemi e scottature. Esso valuta la dose minima di esposizione al sole che causa eritema, con e senza la crema di protezione solare. In pratica se una persona normalmente può rimanere al sole 15 minuti senza scottarsi, l’uso di un filtro 15 gli permetterà di restare 10 volte di più, quindi 150 minuti. L’SPF viene però stabilito in condizioni di laboratorio controllate, usando una quantità standard ed omogenea di crema di 2 mg/cm2. Tra il valore SPF 6 e 10 la protezione è bassa. Tra 15 e 30 è media e tutti, soggetti molto scuri inclusi, dovrebbero usare almeno un fattore 15 per proteggersi dagli effetti dannosi del sole. Tra 30 e 50 la protezione è alta. 50+ è molto alta. Sotto 6 non si può parlare di crema solare protettiva. Saranno bandite le diciture protezione totale o 100, in quanto nessuno schermo solare protegge al 100%.
Anche la protezione UVA però deve essere adeguata, concorrendo gli UVA con gli UVB ad aumentare il rischio tumori cutanei ed essendo gli UVA i principali responsabili di invecchiamento precoce della pelle. Perciò se il prodotto ha un’alta protezione contro gli UVB e una bassa protezione per gli UVA è pericoloso perché eliminando il problema del rossore indotto dagli UVB crea la falsa illusione di un’abbronzatura sicura.
Per ovviare a ciò, secondo le raccomandazioni dell’UE, le creme dovranno avere capacità di protezione contro gli UVA pari almeno ad 1/3 di quella contro gli UVA indicati sull’etichetta.
BOX
Uno studio condotto in Australia, dove il cancro della pelle è un problema molto diffuso, ha coinvolto 1600 soggetti che hanno avuto la protezione solare da usare tutti i giorni per 4 -5 anni. Hanno sviluppato il 40% meno tumori a cellule squamose di un gruppo di controllo che ha appena mantenuto la cura della pelle normale senza aver ricevuto istruzioni specifiche circa l’uso dei filtri solari. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima 48.000 morti l’anno da melanoma e 12.000 da altre forme di cancro della pelle. La raccomandazione generale è di cercare un prodotto con SPF 30 contenente avobenzone, Mexoryl, ossido di titanio o ossido di zinco. Poiché l’ossido di biossido di titanio (5%) e zinco (10%) sono meno irritanti per la pelle, prodotti che utilizzano solo questi ingredienti sono le più adatte per i bambini. I prodotti di protezione solare deve essere applicato circa 15 minuti prima di uscire al sole. Come regola generale, un bicchierino completa è necessaria per il corpo e mezzo cucchiaino per il viso. Riapplicare frequentemente. I termini come waterproof, o protezione per tutto il giorno e a prova di sudore non hanno alcun significato reale. Le creme solari non devono essere utilizzate per prolungare l’esposizione al sole, ma per proteggere la pelle quando l’esposizione è inevitabile. Soprattutto, è importante ricordare che, purtroppo, non esiste l’abbronzatura sana.
Dott.ssa Rosalba Trabalzini
Responsabile Scientifico di Guidagenitori.it