La mastite è l’infiammazione dolorosa di una mammella in allattamento

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La mastite è l’infiammazione dolorosa di una mammella in allattamento

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La mastite è un disturbo di tipo infiammatorio, una percentuale tra il 3 ed il 20% delle neomamme ne va incontro nel post-partum e ad esserne colpita è una sola delle due mammelle. A provocare l’infiammazione è la presenza del batterio Stafiloccocco Aureus nei tessuti mammari, la via d’accesso sono le ferite al capezzolo meglio conosciute come ragadi oppure sono il risultato di un ingorgo mammario.

Prevenire l’ingorgo mammario
L’ingorgo mammario è il risultato dell’otturazione dei dotti galattofori e si verifica quando il latte non defluisce bene dai dotti. Il più delle volte il processo è dovuto al bimbo che non succhia con abbastanza vigore tanto da svuotare il seno e questo avviene per l’attacco al seno non corretto oppure, perché il piccolo non ha abbastanza appetito. Talvolta, quando inizia lo svezzamento, il piccolo è sazio per le pappe, succhia meno e il latte ristagna all’interno dei dotti galattofori., la conseguenza immediata è la neoformazione di coaguli di latte: piccole masse dolorose al tatto che bloccano il flusso. L’ingorgo mammario va affrontato nel modo adeguato per evitare che si trasformi in mastite. Impacchi caldi e umidi possono aiutare:può usare la doccia, entrare nella vasca da bagno ed applicare sul seno spugne imbevute di acqua calda. Il calore e l’umidità rilassano i tessuti della mammella, favorendo la fuoriuscita del latte. La mamma non solo può ma deve continuare ad allattare, il seno deve essere completamente svuotato ad ogni poppata. Se il bambino succhia con forza può riuscire a sbloccare il dotto ostruito ma se il piccolo non riesce a succhiare con vigore, il seno deve essere liberato a mano.

Le ragadi sono ferite che compaiono tutto intorno al capezzolo: sono dolorose e possono sanguinare. Le ferite rappresentano la via d’ingresso dello Stafilococco aureo, la responsabilità della formazione delle ferite è dovuta all’attacco: bocca-capezzolo scorretto. Si definisce un corretto attacco quando il neonato spalanca bene la bocca e riesce a contenere non solo il capezzolo ma l’intera area dell’areola. L’eccessiva umidità della zona, dovuta alla presenza della saliva del piccolo e delle tracce di latte non asciugate, possono provocare la macerazione della pelle e favorire la formazione dei tagli. Le ragadi vanno curate applicando, dopo ogni poppata, creme cicatrizzanti che non sempre vanno rimosse prima della poppata. La cura va continuata per 3-4 giorni. Le ragadi non vanno trascurate perché possono infettarsi con estrema facilità. L’ideale è la loro prevenzione già in gravidanza, applicando sui capezzoli dell’olio di mandorle, così utile da rendere la pelle più elastica e poi, dopo che il piccolo è nato, cercando di attaccarlo al seno in modo corretto.

La mastite causa rossore e dolore
L’ingorgo mammario e le ragadi debbono essere risolti prima che lo Stafilococco Aureus faccia la sua comparsa trasferendosi di fatto all’interno dei dotti galattofori dando così origine alla mastite. La mammella in questo caso è arrossata, calda e dolorante mentre il rialzo termico si attesta intorno ai 38,,5/39°. Le strategie per curare la mastite sono semplici: il seno deve essere svuotato frequentemente, vanno effettati degli impacchi freschi ed assunti gli antibiotici del genere eritromicina o penicillina. È bene continuare ad allattare il bambino, possibilmente attaccandolo solo alla mammella affetta per favorire lo svuotamento. Per la mammella sana si può usare il tiralatte. Si possono, inoltre, provare altre posizioni per allattare il piccolo, è utile per esempio mettersi carponi oppure tenere il bimbo nella posizione del “rugbista”, ossia con i piedini verso l’ascella della mamma.

Sahalima Giovannini

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