Se per alcune donne il periodo dell’allattamento inizia da subito in modo semplice e sereno, per molte altre costituisce uno dei primi problemi da affrontare dopo il parto. La causa di tutto ciò è dovuta alle ragadi. Nella maggior parte dei soggetti con questo disturbo, il seno non è pronto alle frequenti sollecitazioni dovute alla suzione del bimbo e ben presto la suzione causa dolore intenso, a volte insopportabile. Le ragadi vanno prevenute e quando è troppo tardi, non esitiamo a chiedere aiuto agli esperti, per riuscire in tempi brevi a curare definitivamente questo disturbo fastidiosissimo e per non privarci di uno straordinario momento di intimità tra noi e i nostri figli.
Le ragadi: le cause, i sintomi
Le ragadi sono irritazioni e ferite, spesso sanguinanti, nell’area del capezzolo o dell’areola, spesso compaiono già nei primissimi giorni dal parto, causa di forte dolore, in particolar modo durante la suzione. L’intensità del dolore in una zona così sensibile e delicata, può indurre molte donne a perdere la voglia di allattare il proprio bambino naturalmente o a vivere il meraviglioso momento della poppata si trasforma in un vero e proprio incubo. In questi casi è necessario non perdersi d’animo e mettere in pratica i giusti comportamenti, in attesa del loro rapido superamento. La principale causa della formazione delle ragadi è attribuibile alla scorretta posizione e suzione del bimbo. La bocca del neonato molto spesso nei primi giorni viene avvicinata al seno in modo da afferrare esclusivamente il capezzolo, contribuendo nel giro di pochissimo tempo alla sua screpolatura o rottura. Aiutate dal personale di assistenza del reparto di neonatologia, dovremmo imparare fin da subito a proporre correttamente il seno al bimbo, facendogli cioè afferrare tutta l’areola durante la suzione, con le labbra rivolte all’infuori, in modo che suzione e deglutizione si alternino, senza udire schiocchi. Molto frequentemente per inesperienza o disinformazione tutto ciò viene ignorato, ostacolando l’avviarsi di un allattamento sereno e piacevole. L’importanza della prevenzione è dovuta, inoltre, al fatto che le ragadi possono costituire un perfetto tramite per contrarre infezioni al seno, perché varco per germi patogeni, come la mastite, andando a complicare ulteriormente la situazione. E’ consigliabile una particolare attenzione all’igiene delle mani prima della poppata.
Come preparare il seno all’allattamento
Anche la cura del seno rientra tra le tante cose di cui la donna dovrebbe occuparsi già durante la gestazione. La prevenzione delle ragadi dovrebbe preoccuparci già verso il quinto, sesto mese di gravidanza. Massaggiando i capezzoli con l’utilizzo di oli o creme idratanti, appositamente formulate a tale scopo, ottimo l’olio di mandorle dolci, rende più elastica l’intera area sollecitata dall’allattamento. Questo è uno tra i più argomenti più gettonati e generalmente affrontati nei corsi preparatori al parto.
I rimedi al problema
Se le ragadi hanno già fatto la loro comparsa, prendiamo da subito provvedimenti. Iniziamo la poppata dal seno meno infiammato e semmai interrompiamo la suzione del seno più compromesso, anche per una sola poppata, avendo cura di spremere manualmente il latte e magari offrirlo al piccolo con un cucchiaino, in modo da consentirne il riposo. Riduciamo di poco il tempo di poppata a circa dieci – quindici minuti, almeno per i primi giorni. Stacchiamo delicatamente il bimbo dal seno, inserendo un dito tra questo e le labbra del piccolo, per evitare qualsiasi sollecitazione traumatica del capezzolo e asciughiamolo a fine poppata tamponandolo delicatamente o all’aria. Non ricorriamo al biberon, peggiorerebbe solamente la condizione attuale con il risultato di rallentare la montata lattea, la confusione nel bimbo sul tipo di suzione da adottare e l’alto rischio di ingorgo mammario. Utili per la guarigione sono creme specifiche, a base di lanolina atossica o componenti naturali, da applicare dopo la poppata con un leggero massaggio in tutta l’area interessata, per contribuire efficacemente alla idratazione e cicatrizzazione dei tessuti lacerati. Utilissimo è massaggiare i capezzoli con il proprio latte: è dotato di proprietà emollienti, ricostruttive e disinfettanti. Assolutamente vietata, invece, l’applicazione di antisettici chimici. La zona interessata deve essere accuratamente pulita una volta al giorno con detergenti neutri o acqua corrente tiepida. Sono in vendita in farmacia o nelle sanitarie dei paracapezzoli in silicone o caucciù che proteggono la parte, per evitare ulteriori traumi, diminuendo la sensazione dolorosa. Particolare importanza ricopre l’areazione della zona colpita. Il seno dovrebbe rimanere scoperto il maggior tempo possibile o indossando ampie e morbide maglie, possibilmente senza reggiseno, per permettere la massima traspirazione e asciugatura dei tessuti o in ogni caso, se non si riesce a privarsi del reggiseno, sostituendo le tradizionali coppette assorbilatte, con quelle traforate così da non comprimere le zone infiammate.
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Fabiana Angelucci
con la consulenza della dott.ssa Annamaria Vulpiani
Specialista in ginecologia a Roma