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Mamme a 40 anni sì, ma con maggiori attenzioni

Mamme 40
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Mamme a 40 anni – è l’ambulatorio del Fatebenefratelli sull’Isola Tiberina, a Roma, pensato per dare un’attenzione particolare alle donne che, per scelta o per caso, affrontano la maternità in un’età più matura. Un esempio dell’attenzione che nel nostro paese viene dedicata alle numerose donne che ogni anno portano avanti una gravidanza a più di 40 anni. L’innalzamento dell’età in cui la donna decide di avere una gravidanza è un dato di fatto: in Italia nel 1990 si diventava mamme per la prima volta intorno ai 26 anni; dati Istat del 2017 ci dicono che oggi l’età si è spostata a 31,8 anni (quasi 6 anni in più). Se allarghiamo lo sguardo all’Europa, dati Eurostat, pubblicati ad inizio 2018, le mamme italiane sono le più – vecchie – al primo figlio, seguite dalle spagnole.

 

Non sempre si tratta di una scelta

È certo che l’età ideale per avere un bambino è attorno ai 25 anni e che dopo i 30 anni le difficoltà di restare incinte calano, mentre aumenta il rischio di mettere al mondo un bambino con alterazioni cromosomiche. Pur con questa consapevolezza, nel nostro paese è difficilissimo diventare mamme all’età biologicamente ideale. A 25 anni una ragazza si è appena laureata, oppure è all’inizio della carriera. Difficilmente ha già incontrato il partner giusto e ancora più difficilmente dispone di una sicurezza economica sufficiente per garantire al bambino un ambiente sereno: una casa, un lavoro, una cerchia di affetti che possano condividere la gioia dell’arrivo di una nuova vita. Nel nostro paese mancano gli asili nido e quei pochi posti disponibili nel pubblico sono insufficienti. Per questo si è costrette a rimandare. E anche se il primo figlio arriva a 30-35 anni, non è detto che una donna desideri fermarsi, soprattutto se sente una relativa insicurezza attorno a sé.

 

I rischi legati all’età

Con l’andare avanti dell’età, aumenta la difficoltà a rimanere incinta, sia attraverso i rapporti sessuali sia con i metodi di fecondazione assistita – FIVET –  perché i gameti femminili purtroppo invecchiano, loro sono lì fermi dall’età embrionale. E anche quando la sospirata gravidanza ha finalmente inizio, è più elevato il rischio di aborto spontaneo oppure di gravidanza extrauterina, si verifica cioè quando l’ovulo fecondato si impianta, per esempio, in una delle tube e non nella sede naturale, ovvero all’interno dell’utero. In questo caso è necessario procedere con l’interruzione di gravidanza. Cresce il rischio che il bambino sia affetto da patologie genetiche e cromosomiche, delle quali la trisomia 21, nota come sindrome di Down,  è soltanto la più nota. Ecco perché dopo i 35 anni è consigliabile effettuare l’amniocentesi, un sistema per scoprire la presenza di queste alterazioni. Anche per la mamma, purtroppo, c’è un rischio più elevato di sviluppare patologie in gravidanza. Tra queste, l’ipertensione arteriosa, il diabete gestazionale, il ritardo di crescita. Spesso inoltre le mamme più grandi hanno avuto un percorso di fecondazione assistita, con conseguente aumento di gravidanze gemellari. Pertanto diventa ancora più importante porre attenzione ai vari campanelli di allarme e prescrivere alle donne ultraquarantenni degli esami specifici ed eventuali ulteriori ecografie per verificare la crescita fetale. Non è detto che si debba rinunciare alla gravidanza, ma questa va affrontata con maggiore consapevolezza e con particolare attenzione.

 

Lina Rossi

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