Dalla vecchia tombola al classico Monopoli, dal Gioco dell’oca e dal Mercante in fiera ai più moderni labirinti misteriosi, senza tralasciare gli scacchi e la dama. I giochi da tavolo sono passatempo antichi, mai passati di moda, è arrivato ora il momento di tirarli fuori dal cassetto per passare un lungo pomeriggio autunnale, costretti a stare in casa dalla pioggia. I giochi da tavolo sono l’ideale per coinvolgere tutti, fratelli più piccoli, zii e nonni, perché più si è, più si impara e ci si diverte.
I giochi da tavolo si chiamano anche giochi di società perché si gioca tutti insieme, senza distinzione di età: è un modo giocoso per apprendere le regole alle quali tutti devono attenersi, aspettando il proprio turno senza protestare. Inoltre, si deve imparare ad avere pazienza, a non arrabbiarsi se non si riescono a guadagnare punti, se i dadi hanno fatto raggiungere un punteggio troppo basso. Attendere significa inoltre far lavorare la mente e la creatività, attivando strategie che permetteranno di portarsi più avanti e di migliorare. Un vantaggio per i più piccoli è iniziarli a contare e riconoscere le lettere mentre giocano migliorando le proprie abilità innate. E se si perde…pazienza! Il saggio sempre attuale così recita: l’importante è partecipare. Per un bambino, soprattutto se piccolo, non è semplice accettare di perdere, ma perdere a un gioco è più facile perché nel frattempo ci si è divertiti e una seconda partita rappresenta una nuova occasione per tentare nuovamente a mettere in campo nuove strategie.
I giochi da tavolo sono in grado di apportare benefici a chi è malato, aiutando i bambini e gli adolescenti che soffrono di una malattia, acuta o cronica, fino ad affrontare il malessere oncologico, sperimentando emozioni e pensieri che altrimenti resterebbero inespressi. Stiamo ora parlando di un gioco, chiamato – Shop talk – presentato nel corso di un congresso sulla psicologia in ospedale, organizzato dall’azienda ospedaliero universitaria Meyer di Firenze e del centro studi fondazione Meyer. Il gioco, coloratissimo e accattivante, è entrato a far parte della quotidianità dei bambini e degli adolescenti di età compresa tra i sette e i diciotto anni. Shop talk – si presenta come un normale gioco da tavolo. Ci sono caselle, carte da pescare e dadi da lanciare. Ci sono anche dieci negozi, tra cui quello dei vestiti, del cibo e degli animali. Per poter acquistare un oggetto, bisogna rispondere a una domanda. Vince chi acquista più oggetti e, quindi, chi riesce a parlare di più. I negozi non sono scelti a caso ed ognuno rappresenta l’occasione per esplorare il proprio vissuto: così, parlando di abiti, si arriva a definire come ci vedono gli altri, entrando nella boutique dei gioielli si indaga il rapporto con la realtà circostante, mentre il negozio degli animali serve a parlare dei sentimenti. Rispondere alle domande non è un obbligo, ma solo un’opportunità: i piccoli malati che la colgono possono essere spinti ad esprimersi e quindi a parlare del loro disagio.
Sahalima Giovannini