Un regno senza luce non può sopravvivere e re Oro se ne accorgerà dopo aver trovato un magico specchio
C’era una volta, circa duemila anni fa, in un pianeta quadrato che si trovava vicino alla luna e dove non batteva mai il sole, un paesino chiamato Rebecchino. Il re era un omino con i baffi, che adorava raccontare barzellette. Il suo nome era Oro, perché aveva i baffi biondi ed una corona talmente preziosa che brillava anche di notte. Oro aveva tre figlie che si chiamavano Pensiero, Sogno e Allegria. Pensiero era spesso triste, e quando suo padre le raccontava qualche barzelletta non rideva mai. “Non riesco neanche a sorridere” – diceva. Lui non glielo faceva pesare, ma in realtà ci restava male. Allora andava da Sogno, la mezzana, sempre seduta su di una nuvola, con il mento tra le mani e gli occhi verso il cielo. Lui le parlava, le chiedeva come stava. “Sto bene – rispondeva distratta, – contemplo il vuoto, ma c’è qualcosa che manca”. “Sapresti dirmi cosa? – insisteva lui sperando che si voltasse almeno un attimo a guardarlo. “Non lo so”, – rispondeva con gli occhi verso il cielo. Re Oro andava da Allegria, che delle tre era la più vivace. Un giorno Allegria lo accolse con una sonora risata. “Quand’è che ti tagli i baffi? – disse andandogli incontro, – non ti offendere, ma baffi così lunghi non vanno più di moda”. A un certo punto si alzò, gli levò la corona dalla testa e la mise tra le orecchie del suo cavalluccio a dondolo. “Abbi un po’ di rispetto per tuo padre!” – disse lui scuotendo la testa con disappunto, e uscì dalla stanza. “Le mie figlie non mi capiscono, – pensò tornando nei suoi appartamenti, – devo fare un viaggio per riflettere in pace. Così partì la sera stessa sotto la pallida luna. Dopo dieci giorni di cammino, stanco ed affamato, si fermò in una piccola locanda e chiese una stanza. La locandiera, un donnone dalla pelle bianca e gli occhi buoni che si chiamava Saggezza, prese le chiavi e lo condusse di sopra, in una stanzetta molto semplice, ma pulita. Si buttò sul letto e si addormentò all’istante. Dormì per tre giorni e tre notti; sognò Pensiero, Sogno e Allegria che facevano il girotondo mentre lui tentava di raccontare una barzelletta. Si sforzava di farle ridere, ma loro non ridevano. “Mancherebbe così poco – dissero in coro nel sogno – che potremmo ridere tutti a crepapelle!”. Il sogno fu interrotto da una luce molto forte che quasi lo accecò. Aprì gli occhi e per la prima volta vide i colori, lampi di giallo, verde, blu e arancione che gli procurarono sensazioni magnifiche. “Ma questo è il paradiso! – pensò con il cuore che gli batteva forte – a Rebecchino tanta magia non esiste, è tutto nero, immerso nel buio totale”. Così scese dalla locandiera a chiedere spiegazioni: “perché qui è diverso?”, – domandò allungandosi i baffi. “Perché c’è la luce, – rispose Saggezza, – una polvere magica che ti fa vedere le cose nel modo giusto, e che soprattutto ha il potere di migliorarci”. Re Oro restò senza parole, e per la prima volta non sentì più nessun bisogno di raccontare barzellette. Si sentiva benissimo, era come se si fosse appena fatto una scorpacciata di pace e serenità. “Come faccio a portare la luce a Ribecchino ?”, – chiese alla locandiera. “Tieni questo piccolo specchio – rispose lei con un sorriso – guardandoti ogni giorno imparerai a conoscerti, e a sorridere di te, e vedrai che piano piano la luce arriverà”. Re Oro partì stringendo gelosamente lo specchio tra le mani, guardandosi ogni volta che poteva. Le sue figlie, quando lo rividero, lo trovarono molto cambiato. “Cosa ti è successo?, – chiesero in coro, – sei più simpatico, più bello, e noi ti vogliamo più bene!”. Re Oro, senza dir nulla, porse loro lo specchio. Da quel giorno Rebecchino cambiò colore, e da nero diventò giallo, verde, blu, rosso e azzurro. Re Oro cominciò a raccontare barzellette solo quando ne aveva voglia, Pensiero si liberò per sempre della sua tristezza, le riflessioni di Sogno diventarono costruttive e la follia di Allegria si trasformò in vera gioia. Fu, insomma, una rivoluzione totale. Come per incanto, infatti, vicino alla luna comparve anche il sole.
Giovanna Valori