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I giganti di Mantova

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Da un dipinto un po’ inquietante ha inizio, per una bambina coraggiosa, l’emozionante fiaba dei Giganti

Un giorno di Maggio durante una gita scolastica, alcuni bambini giocando finirono all’interno di una delle sale di Palazzo Tè, la splendida reggia estiva dei Gonzaga e rimasero fermi immobili con la bocca aperta e gli occhi rivolti verso l’alto incantati a guardare le figure disegnate sui muri.
Gli affreschi dei Giganti impegnati dalla caduta del loro mondo con le espressioni dei visi comunicavano a questi piccoli visitatori un grido di aiuto, che rimbalzava da una parete all’altra cercando l’attenzione dei bambini.
Alcuni di loro impauriti scapparono, mentre Irene si sedette al centro della sala e aspettò che succedesse qualcosa.
Il suo viso esprimeva l’emozione di un incontro vicino ad accadere e la sicurezza di chi non ha paura degli eventi.
Ascoltava, e osservando tutt’ intorno rideva con piacere dei colori e della maestosità di quei disegni.
Poi rivolse il suo sguardo alla cupola con raffigurato il cielo, tra le nubi bianche rigogliose si delineava sempre di più una figura ;era Giove, che, con la presunzione tipica di un Mito, le andava incontro per raccontarle la storia vera di questi Giganti che lo avevano tradito.
Prese per mano la bambina e la fece alzare, la guidò all’interno di questo mondo disegnato ripassando attraverso la cupola e le nuvole, e cominciò a raccontare.
Lui le racconta di come la vita a quei tempi fosse povera, il lavoro solo manuale faticoso, la gente costretta in schiavitù.
Subivano gli ordini di pochi e i capricci dei potenti Miti, che li costringevano a grandi sforzi per costruire per il loro piacere.
Loro erano condizionati da credenze e da tanta vanità, che a volte ne rovinava l’esistenza, erano proprio dei Miti.
Giove per questo li governava e voleva che lo ascoltassero fedeli, mentre invece i Giganti stanchi di questo, un giorno si ribellarono e decisero di conquistare il suo potere, tradendo così il loro Mito; la sua punizione fu feroce, il mondo dei Giganti cadde rovinosamente, le pietre delle loro case li piegarono e loro impotenti urlavano aiuto.
La bambina però non capiva ancora il perché di tanta cattiveria, come mai il mito non li aveva perdonati, magari reso la punizione meno crudele.
Chiese così al suo accompagnatore di adoperarsi per il loro perdono, e lui stupito dalla forza e dal coraggio che il viso di quella bambina esprimeva acconsentì.
Fermò la caduta di quel mondo, ma decise che sul dipinto doveva rimanere bene in vista la caduta dei Giganti con la loro paura.
Così che tutto il mondo dei bambini potesse capire cosa significa essere fedeli alle promesse.
Poi Giove accompagnò la bambina nella sua realtà al centro della sala, lei con un’espressione divertita lo ringraziò e lo vide sparire tra la nuvole bianche.
Uscì dalla stanza e raggiunse i suoi amici per poi raccontare loro questa felice storia.
Ma i bambini vollero ritornare dentro, una di loro per sbaglio toccò i fili che proteggevano i dipinti e dall’alto, al centro del balconcino tra le nubi, Giove tuonò che nessuno poteva toccare o scrivere su quei muri disegnati, questa era la sua punizione per i Giganti, poi strizzo l’occhio ad Irene e sparì.

 

Marco Gialdi

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