Addio al lavoro
26 Giugno 2006
Vacanze attive
24 Luglio 2006

Cappuccetto Rosso

Condividi sui social

Una rivisitazione della secolare favola con finale a sorpresa tra lupi buoni e bambine… vanitose

C’era una volta una bambina molto vanitosa: le piaceva tanto vestire di rosso che ai grandi centri commerciali, con la sua mamma, comprava tutto rosso. Maglie e pantaloni rossi, abitini rossi, scarpe e calzini rossi, cappelli, fermaglini e fiocchetti per capelli rossi, borsette e mutandine rosse, persino i suoi capelli erano rossi. Ecco perché tutti la chiamavano “Cappuccetto Rosso”, anche se il suo vero nome è proprio come il tuo.
Un giorno di primavera, col sole che brillava nel cielo, la mamma le disse: “Cappuccetto Rosso, devi andare dalla nonna che abita al di là del bosco per portarle la spesa:pane, latte e frutta!”
“Mamma” rispose la bimba “ma io sono piccola. Non posso andarci da sola!”
“Hai ragione. Sono proprio una sciocca! Ti accompagnerò io!”
“Ma mi lascerai correre e giocare, mentre andiamo?”
“Va bene. Ma mi raccomando: non allontanarti mai da vicino a me!”
Così Cappuccetto e la sua mamma si incamminarono per andare dalla nonnina, che aveva un forte raffreddore, e anche la febbre e, quindi, tanto stanca, se ne stava a letto a riposare.
Mentre passeggiavano per la via, incontrarono la signora Matilde e la mamma di Cappuccetto si mise a chiacchierare, chiacchierare, chiacchierare, tanto che la bimba cominciava ad annoiarsi.
Così per fare qualcosa si avvicinò ad un albero a guardare le formiche che lo circondavano. E ci girò intorno, dapprima piano e poi correndo, saltando e cantando.
E di lì si spostò all’albero più avanti e ancora all’altro, mentre la mamma, distratta a parlare, non si accorgeva che la piccola si scatenava sempre di più, e che soprattutto si allontanava da lei.
Ad un certo punto Cappuccetto Rosso incontrò il lupo, sì proprio quello famoso della sua favola, che disse alla piccola: “Vogliamo fare una gara?”
“Si” rispose Cappuccetto “Sai? Io sto andando dalla mia nonna che è ammalata e che abita al di là del bosco!”
“Bene!” disse il lupo “Faremo una corsa a chi arriva prima dalla tua nonna!”
”Ma tu vincerai di certo! Hai 4 zampe, mentre io ho solo due gambe!”
“Hai ragione. Allora o tu corri gattoni (con mani e piedi a terra) oppure io corro su due zampe. Decidi tu!”
“No. Corriamo tu su due zampe e io a gattoni (a luponi, direi!). Così ognuno potrà provare come corre l’altro: tu ti sentirai un po’ bambina e io un po’ lupetto”
La corsa cominciò e la mamma era ancora lì a parlottare.
Il lupo, si sa, arrivò per primo. Lo sanno tutti.
E fu fortunato, perché subito indovinò dov’era la casa della nonna di Cappuccetto, neppure sbagliò strada.
Bussò alla porta e la nonnina, con santa pazienza, si alzò dal letto ed andò ad aprire la porta che era ben serrata (non come quelle delle favole che “spingi e la porta si aprirà!” oppure “Sesamo apriti”). La nonna si vedeva bene dal lasciare la porta aperta.
“Chi è ?” chiese prima di aprire.
“Nonna, apri. Sono un lupo, amico di Cappuccetto. Non ti spaventare quando mi vedrai: sono molto peloso, ma buono.”
“No. Non posso aprire, non ti conosco.”
“Uffa’!” pensò il lupo “mi tocca aspettare Cappuccetto, anche se ho vinto la gara!”
E aspettava.
Cappuccetto non aveva neppure cominciato a correre verso la casa della nonna, ma tornando vicino alla sua mamma, continuava ad annoiarsi ad ascoltare quei discorsi da grandi.
“Mamma. Ora andiamo?”
“Si, piccola. E non credere che non ti abbia visto girovagare tra gli alberi, correre e parlare con quel bimbo vestito da orso!”
“Non era un bimbo vestito da orso. E’ il mio amico lupo.”
E salutando la signora Matilde si incamminarono e arrivarono a casa della nonna.
Fuori alla porta il lupo aspettava e quando la mamma lo vide disse “Sai, piccolo? Hai proprio un bel vestito! Sembri un orso, no anzi un lupo, ma sembri vero.”
“Lo sono, signora. Sono un lupo vero. Ma buono, anche se un po’ peloso. E soprattutto sono un amico di Cappuccetto”
“E la tua mamma dov’è?” chiese
“Ma per i lupi è diverso. La mamma è lì nel bosco a cacciare, a correre ed ululare.”
La nonna, che da dietro, sentiva tutto, e riconobbe le voci di sua figlia e della sua nipotina, aprì la porta e spaventata disse:
“Oh mio Dio. Che occhi grandi che hai, lupo!”
“E’ per guardare meglio, nonnina mia!”
“E che orecchie grandi che hai!”
“E’ per sentire meglio, nonnina mia!”
“Che nasone grande che hai!”
“E’ per odorare meglio, nonnina mia!”
“Che zampe grandi che hai!”
“E’ per abbracciarvi meglio, nonnina mia!” (e la abbracciò)
“E no!” pensò la nonna “se dico : che bocca grande che hai, questo mi mangerà. Ora sto zitta!”
“ E nonna!” disse Cappuccetto “non gli chiedi della sua bocca grande!”
“Devo? Dici che devo fidarmi?”
“Si. Ti divertirà”
“Che bocca grande che hai!”
“E’ per ululare meglio, nonnina mia!” “Auuuuuuuuu!”
E così ridendo e scherzando la nonna, la mamma, il lupo e Cappuccetto si sedettero a mangiare e bere pane, latte e frutta, proprio come un pic nic.
Ma sapete come finì la storia? Che Cappuccetto Rosso si versò del latte sul suo vestito e se lo sporcò e per la prima volta accettò, dalla sua nonnina, di mettere una maglia gialla a strisce verdi.

 

Maria Rita Esposito
Pedagogista

Registrati o Accedi

Comments are closed.