I bambini sono piuttosto routinari su alcuni comportamenti basilari. Se l’appetito o i ritmi del sonno all’improvviso cambiano sia negli orari sia nella qualità dei comportamenti, potrebbe essere il segnale sotterraneo di un disagio a cui il bambino non riesce a trovare un linguaggio idoneo per comunicarlo. L’ingresso in classe dopo le vacanze estive non sempre è vissuto con gioia: anzi, considerato che adesso sono più grandi, anche solo tre mesi a questa età fa la differenza. I ragazzini potrebbero non ritrovare l’armonia lasciata lo scorso giugno.
E se dopo l’estate cambiano i ruoli
E’ vero, i ragazzi dopo le vacanze estive non sempre si riconoscono nelle amicizie, ecco allora che il compagno di giochi preferito ha altri amici per la testa o il gruppetto di cui era il leader lo ha declassato a gregario in favore del leader emergente. Le dinamiche dei gruppi si modificano attraverso la crescita individuale dei ragazzi e i contraccolpi lasciano inevitabilmente il loro segno. I ragazzini che durante l’estate hanno avuto l’opportunità stare a contatto con bambini più grandi, al rientro in classe possono all’improvviso assumere l’atteggiamento del piccolo capo, creando timore reverenziale sui più piccolini. Se al contrario, il nostro bambino per una serie di problematiche legate alla famiglia, sta vivendo una conflittualità emergente, potrebbe mostrare una aggressività non ben accettata dagli altri e per questo essere messo in disparte. Uno degli atteggiamenti che all’improvviso potrebbero cambiare nella quotidianità dei nostri figli è vedere la sua difficoltà il mattino mentre si prepara per andare a scuola, perdere più tempo in bagno o dimenticare di mettere in cartella il libro importante per il quale bisogna tornare indietro a prenderlo.
Non sempre le difficoltà sono in classe
Non sempre, però, il disagio dei ragazzini ha origine in classe. Le dinamiche famigliari influenzano il comportamento del bambino anche più delle difficoltà vissute all’interno delle rassicuranti pareti scolastiche. Può essere la malattia di un famigliare, dissapori iniziali tra genitori che fanno pensare ad una separazione, un recente trasferimento o la paura che mamma o papà possano perdere il lavoro. E’ sufficiente fargli ascoltare i discorsi degli adulti preoccupati dell’economia e del lavoro che non c’è, per infondere nel ragazzino un senso di paura fino a farlo richiudere anche verso i compagni di classe.
Cosa fare se…
La prima cosa da fare è chiedere agli insegnanti se in classe hanno notato qualcosa di diverso dal solito. Non è necessario fare troppe domande al bambino, anzi, evitiamole accuratamente soprattutto la classica: “Come è stata la tua giornata?” Piuttosto, rassicuriamolo andando a vedere con i nostri occhi. Accompagniamolo più spesso a scuola entrando fin sulla porta della classe se è possibile. Leggiamo insieme un racconto o aiutiamolo nello studio facilitandogli l’apprendimento di una poesia, per esempio. Partecipando alle attività scolastiche restiamo in contatto continuo con la comunità scolastica ed è, inoltre, un modo per parlare con i genitori degli altri bambini, dai quali possiamo avere notizie difficilmente reperibili in altro modo. Il bambino deve percepire la nostra complicità così che, agli occhi dell’intera scolaresca, si sentirà più sicuro riuscendo alla fine a raccontare quelli che sono i suoi timori più nascosti.
Dott.ssa Rosalba Trabalzini
Responsabile Scientifico di Guidagenitori.it