Zuppe in scatola, un ingrediente di troppo: il bisfenolo A

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Zuppe in scatola, un ingrediente di troppo: il bisfenolo A

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Il bisfenolo A per legge non viene più utilizzato nella produzione dei biberon anche se è ben introdotto nei cibi in scatola o nelle bibite in lattina: il sistema ormonale è il primo bersaglio del BPA, l’utilizzo andrebbe limitato

Si parla ancora dei rischi legati alla presenza del bisfenolo A negli alimenti. Qualche mese fa, questa sostanza era stata per legge eliminata dal processo produttivo dei biberon per l’alimentazione dei bambini. Di recente è stata pubblicata la notizia sul contenuto del bisfenolo A nei barattoli contenenti cibi pronti. Nelle minestre pronte all’uso contenute nei barattoli di metallo, la pellicola bianca, rivestimento interno dei barattoli, contiene il bisfenolo A conosciuto anche con la sigla BPA. Il divieto all’utilizzo della sostanza non prevede l’uso diverso da quello dei biberon. Eppure, ricercatori americani hanno notato un valore elevato di BPA nelle urine delle persone abituate ad alimentarsi più di due volte alla settimana con zuppe e cibi pronti in scatola.

Troppo bisfenolo A con i cibi in scatola
E’ sufficiente mangiare una zuppa in scatola al giorno per cinque giorni consecutivi, per trovare un valore elevato di bisfenolo A nelle urine. A fotografare gli effetti del consumo ‘intensivo’ di zuppe in scatola è stato un team di ricercatori americani dell’Harvard School of Public Health. I ricercatori hanno reclutato 75 volontari sottoponendoli alla ‘dieta della zuppa’ per 5 giorni, al successivo controllo dei metaboliti urinari il risultato ha confermato la presenza del BPA. Gli stessi individui, sottoposti alla dieta della zuppa fresca, non mostravano nessun valore positivo per il BPA. “Sapevamo che bere bibite conservate in alcuni contenitori di plastica dura era capace di far aumentare le concentrazioni di BPA nell’organismo. Lo studio quindi ci indica di quanto i cibi in scatola possono costituire una preoccupazione anche maggiore”, ha sottolineato la dotto.ssa Jenny Carwile, prima autrice della ricerca pubblicata su ‘Jama’. Il team ha notato inoltre che il picco di concentrazione di BPA nelle urine potrebbe essere un fenomeno temporaneo e, proprio per questo, c’è l’urgenza di eseguire ulteriori ricerche per quantificarne la durata. Si tratta, comunquen di un fenomeno dalla portata inattesa e che dovrebbe preoccupare chi consuma regolarmente e in quantità elevata cibo in scatola o bibite in lattina, aggiunge Karin Michels, associato nel Dipartimento di epidemiologia dell’ateneo americano.

Nei biberon è vietato da qualche tempo
Il BPA è una sostanza chimica, appartenente alla famiglia del policarbonato, usata per produrre plastiche e resine di una certa resistenza, spesso destinate a diventare contenitori per alimenti e bevande. Un tempo, il policarbonato veniva impiegato per la produzione di biberon in plastica destinati all’infanzia, proprio per le sue caratteristiche di elevata resistenza e di igienicità. In seguito, diversi studi scientifici dimostrarono che il BPA è un interferente del sistema endocrino, cioè una sostanza in grado di stimolare in modo innaturale la produzione ormonale. Nell’uomo, tale azione è collegata all’insorgenza di malattie cardiovascolari, diabete, obesità e perfino forme tumorali. Certezze scientifiche ancora non sono state rilevate ma, in base al più che valido principio di precauzione, le autorità hanno ritenuto opportuno eliminare la sostanza dalla produzione dei biberon, possibile fonte di esposizione nell’organismo dei neonati. Infatti, tracce di bisfenolo A possono contaminare latte, tisane e la stessa acqua se il contenitore presenta screpolature, è usurato o se la bevanda è calda. E si sa, l’organismo dei bambini piccoli è decisamente più sensibile all’azione di qualsiasi sostanza chimica.

Diamo la preferenza agli alimenti freschi
Minestre e zuppe in scatola, vendute anche nel nostro paese, rappresentano una soluzione pratica e gustosa alla solita cena, sono preparate con ingredienti di qualità e, per questo motivo, non sono poche le mamme a proporle di tanto in tanto ai propri figli. La scelta dietetica è corretta: una zuppa contiene meno grassi e calorie rispetto al piatto di pastasciutta o di risotto. La sera poi, le minestre sono più digeribili, apportano fibre e minerali così importanti e necessari alla dieta giornaliera. Però, considerato il rischio di assumere con questo alimento, anche tracce di bisfenolo A, è il caso di proporre le zuppe già pronte ai bambini solo in casi rari, quando proprio non si è riuscite a preparare altro. Offriamo quindi ai nostri figli, soprattutto ai più piccoli, passati e minestroni fatti in casa con verdure e legumi freschi o congelati, appena scottate in acqua calda e con l’aggiunta di olio extravergine di oliva e parmigiano. Una foglia fresca di basilico, un cucchiaio di pesto ligure o un po’ di prezzemolo insaporiscono il piatto e lo più gradevole, più ricco di vitamine rispetto a una minestra preparata da giorni e, soprattutto … che contiene tracce di BPA!

Dott.sa Rosalba Trabalzini
Responsabile Scientifico di Guidagenitori.it

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