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GuidaGenitori intervista la Ministra Beatrice Lorenzin

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Nella vita di ogni donna possono accadere eventi più o meno dolorosi che vanno ad intersecarsi con la maternità, ad esempio sappiamo che statisticamente circa il 15% delle donne va incontro ad una depressione post-partum. Su 520.000 donne che partoriscono ogni anno circa 80.000 sono colpite da questa complicazione, è quindi richiesto un sostegno da parte dei familiari e dalla società per evitare che il suo malessere comprometta il benessere del neonato e comporti inevitabile ed ingenti costi per la sanità e la società.

Qual è il suo punto di vista a riguardo?
Il periodo della gravidanza e la nascita di un figlio sono momenti speciali nella vita della donna e della coppia, caratterizzati, nella maggior parte dei casi, da emozioni positive. Ma la nascita, oltre ad essere un evento gioioso e gratificante, è comunque un evento sconvolgente, che cambia tempi, ritmi, abitudini e modalità relazionali in primo luogo per la donna che si trova ad affrontare nuove responsabilità, perdendo spazi e libertà e in qualche modo anche un po’ di se stessa. Più in generale una nascita è un grande cambiamento per la coppia e per tutta la famiglia e la donna dovrà confrontarsi non solo con il neonato ma anche con la nuova realtà degli altri componenti del nucleo familiare che potrebbero non coincidere con le aspettative avute durante la gravidanza.
Informarsi, prepararsi alla nascita sono elementi fondamentali ma sicuramente diversi dal vivere l’overdose di stress psico-fisico nell’immediato post-partum. A questo va aggiunto che una volta superato l’evento nascita, il sostegno fornito dalle figure precedentemente entrate in contatto con la donna e la coppia si riduce molto. È in questo momento, che può svilupparsi un certo disagio personale e familiare, che potrebbe anche cronicizzarsi in dinamiche patologiche. Diventa quindi rilevante prevenire il disagio ed intercettare precocemente eventuali situazioni di rischio depressivo che spesso sfuggono o sono sottovalutate. Al riguardo è importante estendere gli incontri dei Corsi di Accompagnamento alla Nascita – CAN, anche nel periodo perinatale, in questo modo la donna, da sola o con il partner, avrebbe la possibilità di chiedere ed acquisire informazioni su dubbi, timori e preoccupazioni a professionisti ed avrebbe anche la possibilità di confrontarsi con persone che stanno vivendo la stessa situazione, riducendo la sensazione di essere la sola madre in difficoltà. E’ molto importante che le mamme colpite dalla Depressione post-partum sappiano che da questo disturbo si può guarire, quindi senza vergogna devono provare a chiedere aiuto solo così il problema si può superare facilmente. Per guarire dalla Depressione post-partum, bisogna riconoscerla e affrontarla nel modo giusto. Il problema non si risolve da solo ignorandolo o nascondendolo. È bene quindi parlare con il partner, amici o familiari ed esprimere le proprie sensazioni. Spesso parlare con una persona fidata è già di per sé un sollievo. Se poi il disturbo continua è bene parlarne anche con il proprio medico di fiducia. Una depressione a lungo trascurata è causa di grande sofferenza sia per la mamma che la vive, sia per il suo bambino che non riceve le cure e l’affetto di cui ha bisogno per crescere sano e felice. Non bisogna dimenticare che dalla serenità della madre dipende quella del proprio piccolo e viceversa.

Lei che ha partorito da pochi mesi aveva preso in considerazione prima di diventare mamma che ciò avrebbe comportato un grande cambiamento e anche ridotto la sua libertà?

Sicuramente ero consapevole che la mia vita sarebbe cambiata, anche perché aspettavo due gemelli e immaginavo che crescerli non sarebbe stato uno scherzo! Però solo quando sono nati ho realizzato veramente l’entità del cambiamento che avrebbero portato nella mia vita. La maternità è infatti un’esperienza meravigliosa che ti porta una gioia immensa, ma per quanto i vari aspetti del cambiamento possano essere stati presi in considerazione durante la gravidanza, la realtà dei fatti supera l’immaginazione in termini di emozioni, sensazioni e direi anche….. di fatica! Inoltre ogni maternità è un’esperienza a se stante anche perché ogni figlio è unico nel suo genere e può determinare un percorso diverso già a partire dalla gravidanza.

Tra i vari temi caldi ed urgenti affrontati dal suo Ministero è stato previsto in un prossimo futuro una nuova attività di sensibilizzazione ed educazione sulla depressione post partum?

Certamente. Il Ministero della salute è da tempo attento alle tematiche connesse all’empowerment genitoriale, uno strumento efficace di prevenzione e tutela della salute sia per il miglioramento della relazione genitore/figlio che per la promozione e tutela della salute dei nuovi nati. A tal fine, già da alcuni anni, ha promosso, in collaborazione con la Federazione Italiana Medici Pediatri e con l’Unicef, la Campagna ed il Progetto Genitori più. L’iniziativa è di grande rilievo perché mira a rendere i genitori protagonisti nella difesa e promozione della salute dei propri figli, fin dal concepimento.
Attenzione è stata posta allo strumento dell’ Home Visiting, modalità di intervento precoce ed efficace diretto a sostenere la genitorialità, a rafforzare la qualità della relazione madre-bambino, a individuare situazioni a rischio depressivo e a ridurre le disuguaglianze in salute. La visita a domicilio dopo il parto da parte di un operatore, permette di incoraggiare le mamme a migliorare competenze e sensibilità verso il bambino, di promuovere e sostenere l’autoefficacia della madre, di fornire un sostegno per l’allattamento e per i primi bisogni del neonato.
Sono inoltre stati finanziati negli anni, con il fondo del CCM, diversi progetti specifici in merito alla maternità fragile come ad esempio il progetto – Prevenzione ed intervento precoce per il rischio di depressione postpartum – e successivamente lo – Studio sull’efficacia di un modello di intervento rivolto alla prevenzione secondaria del disagio psichico perinatale ed alla prevenzione primaria selle disarmonie dello sviluppo infantile. Proprio in questi giorni, con il fondo 2015, è stato approvato un altro progetto CCM – Riconoscimento del disagio psichico perinatale e sostegno alla maternità e paternità fragile da parte della rete dei servizi del percorso nascita e delle cure primarie – coordinato dalla regione Emilia-Romagna, durerà due anni e coinvolgerà sei Regioni. L’argomento sarà affrontato con due approcci: uno retrospettivo finalizzato a cercare di definire il profilo clinico delle donne a rischio di suicidio in epoca perinatale e di formulare raccomandazioni, ed uno prospettico finalizzato a promuovere l’attenzione sul tema del disagio psichico in gravidanza e puerperio e dei fattori protettivi per la prevenzione ed il riconoscimento del disagio psichico perinatale da parte dei professionisti del percorso nascita e delle cure primarie.

Ho letto che ha appena effettuato le vaccinazioni ai suoi due bambini ed ovviamente so perfettamente che è pro-vaccini. Riprendiamoci la maternità, come movimento socio-culturale, deve inglobare anche la prevenzione della salute dei bambini e conseguentemente le vaccinazioni, da qui l’importanza di stimolare anche la consapevolezza del valore dei vaccini per garantire benessere e salute per tutta la vita ai bambini, il nostro futuro, e per l’intera società.
Quali sono gli obiettivi, gli impegni e le iniziative del Ministero che Lei dirige al fine di sensibilizzare ed educare al valore delle vaccinazioni e per contrastare i molteplici movimenti anti vaccinazioni?

Il primo obiettivo che vorrei perseguire in questo ambito è quello che ogni bambino usufruisca del diritto ad essere protetto dalle malattie prevenibili con vaccino con le stesse possibilità di accesso e modalità di offerta in tutto il nostro Paese. Il mio personale impegno è quello di far crescere la conoscenza delle vaccinazioni e i loro vantaggi per la salute in tutta la popolazione generale, e non solo per i genitori, perché le vaccinazioni non si fanno solo durante l’infanzia; questo processo può realizzarsi solo con la collaborazione e la sinergia dei percorsi educativi, dalla scuola primaria ai corsi di laurea medico-scientifici. Voglio inoltre individuare risorse per rafforzare le attività dei servizi e degli operatori che vaccinano, perché siano in grado di effettuare questo intervento di prevenzione al meglio. Il contrasto alle vaccinazioni può originare da ideologie e valori personali, ma più spesso derivano da informazioni non corrette apprese da fonti non attendibili. Il dialogo e l’educazione al rispetto della salute della collettività, oltre che individuale, nonché l’evidenza di dati provati ed inconfutabili sui vantaggi delle vaccinazioni, sono tra le iniziative più efficaci per superare diffidenza, dubbi e falsi miti su di esse. Per quanto riguarda le vaccinazioni nei bambini, a testimonianza di quanto le consideri utili e sicure posso dire che qualche settimana fa ho fatto vaccinare i miei figli, non li avrei mai esposti a rischi e quindi raccomando a tutti i genitori di non avere timore a vaccinare i propri bambini perché se non lo fanno li espongono a pericoli altissimi per la propria salute.

Dott.ssa Rosalba Trabalzini
Psichiatra, psicoterapeuta, laureata in psicologia clinica

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