Leggo qua e là sui social alcuni messaggi che pongono in evidenza il mancato rispetto dei ragazzi per i propri genitori, e adulti in genere. Entro in punta di piedi in questo argomento delicato, perché ciascuno ha un proprio metodo educativo.

Qualcuno scrolla malamente i figli piccoli al minimo gesto di insubordinazione – esagerando, a volte avrei voglia di intervenire: mamma…sei stanca, frustrata, nervosa? Fatti una camomilla! – mentre altri si lasciano insultare dai propri figli adolescenti.  Come sempre, è questione di equilibrio. 

Come sempre, il risultato educativo parte da lontano. Da un rispetto che non deve essere mai in discussione, dal dialogo che porta a capire i perché di alcuni comportamenti anche adulti –pensiamo alla difficoltà di convivenza con gli anziani – da un’educazione del cuore e degli affetti. Personalmente, mi sono sentita mandare a quel paese con leggerezza, tempo fa. Non l’ho lasciata passare. Non ho neppure alzato una mano per colpire. Non ce n’è stato bisogno. È bastato uno sguardo duro e una frase sussurrata tra i denti: ‘sono tua madre, non  permetterti più, questo non ti è concesso’.

È bastato: a lui, per capire la gravità di un gesto istintivo e a me come paletto per il futuro. Senza però esagerare e senza, proprio per questo, perderlo il rispetto. Che non è e non dev’essere mai paura.