Passi avanti nella terapia
30 Marzo 2004
Il giornalino di Gian Burrasca
2 Aprile 2004

Attente al creativo

Condividi sui social

All’inizio è solo un tratto di matita sul muro: fermatelo subito, di graffittari ignoranti siamo già pieni

Dall’ospedale (ginecologia) all’ospedale (pronto soccorso o traumatologia): il nostro viaggio nella prima maternità, iniziato sei mesi fa, si può dire concluso. Il figlio c’è. Per la mamma assolutamente incapace di badare a se stesso, nella realtà fortemente motivato a sopravvivere. O, meglio ancora, a sopravviverci. Frase che non compare in nessuna ricetta farmaceutica, dal momento che i cuccioli d’uomo l’hanno stampata nel genoma.

Comincia una nuova era, quella della creatività, che si manifesta con la cosa più cretina che una madre che, oltre al figlio e al marito, ama la propria casa possa fare: mettere in mano a un bambino una matita, un pastello, un pennarello. Siamo a primavera, quindi in tema di pulizie. Nessuna, dicasi nessuna donna è mai riuscita a liberare mura e mobili dal passaggio inesorabile e indelebile di quell’Attila che ha partorito. Agli inizi la cosa diverte, mentre invece bisognerebbe alzare le orecchie come un cane da caccia. Il futuro Giotto riesce a fare un tondo con cinque stecchi sulla parete del corridoio.
Con l’aggiunta di quattro sgorbi (due occhi, naso e bocca), il graffito dà anche un tocco radical chic all’appartamento, permettendo agli eventuali ospiti di percepire immediatamente – in un salone, due stanze, bagno, cucina, terrazzino, termoautonomo, posto macchina, piano quarto con ascensore – quell’atmosfera primordiale che l’uomo di oggi ha lasciato svaporare e che ricerca continuando a rivedere in cassetta ‘Il pianeta delle scimmie’.

Se incoraggiato nella sua genialità pittorica, al futuro artista da murales – superate le forche caudine dell’asilo (dove le maestre insegnano a sfogarsi, anche con piedi e mani, su normalissimi fogli di carta da pacco)- si spalancano le porte della scrittura. Interi bagni a disposizione da riempire prima con timidi disegni (due cerchi con nel mezzo un bastoncino, curvo sul finale da un lato) e poi con scritte sempre più efficaci, tipo ‘Michele è uno stronzo’ o ‘Cacca’ (con freccia annessa in direzione water): la scuola diventa palestra di un’arte pittorica destinata a restare indelebile nell’ascensore di casa e, via via, sui muri della città, in qualsiasi bagno pubblico, sugli autobus, sui vagoni di metropolitana, fino ad arrivare ai muraglioni di ferrovia e ai treni.

Al pupo lasciato ‘libero di liberare’ il suo genio su supporti che non siano limitativi- quali quelli cartacei o tele- si spalancheranno nuove tecniche artistiche (ad esempio l’incisione di frasi sui banchi di scuola), con cui esprimere al meglio non tanto la propria vena creativa o letteraria, quanto il proprio istinto devastatore.
Non so voi. Io sono stufa di vedere muri appena dipinti imbrattati, ascensori graffittati, frasi per giunta sgrammaticate ad ogni stazione. Non possiamo chiedere ai nostri pargoli, sin da bambini, di disegnare su un foglio di carta? La loro creatività per gli adulti finisce per essere in fondo anch’essa una scritta su un foglio di carta, una firma su un assegno…

 

Lilith

Registrati o Accedi

Lascia un commento