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Se si sveglia piangendo forse stava sognando, i piccoli non distinguono il sogno dalla realtà

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Dormire e sognare sono fenomeni necessari alla vita esattamente come l’ossigeno è necessario alla sopravvivenza. Non per nulla l’uomo passa un buon 30% della vita dormendo e quindi una persona di 90 anni spende ben 30 anni nel sonno. Non tutto il tempo passato a dormire mostra un andamento Elettro-Encefalo-Grafico simile ovvero onde ampie e lente, una parte di questo tempo, circa il 20% è utilizzato per sognare, in questa frase le onde EEG si modificano diventando più alte e ravvicinate.

Sognare è indice di benessere
Un adulto ogni notte spende circa due ore nel sogno, questo tempo è alternato tra il sonno profondo caratterizzato dalle onde lente ed il sonno REM – Rapid Eye Moviment, la fase in cui si sogna. Ogni notte le due fasi del sonno si alternano per circa quattro volte fino ad avere dormito profondamente per circa 6 ore e sognato per circa 2 ore. Il sogno deve rappresentare necessariamente una parte fondamentale nel benessere psichico dell’individuo e lo dimostra il fatto che privando le persone del sonno REM possono andare incontro a disturbi dell’umore. Le stesse persone nelle notti seguenti, passano molto più tempo in questa fase del sonno, quasi a voler recuperare la quantità di tempo persa nelle notti precedenti. Inoltre, è stato dimostrato che una deprivazione del sonno REM nei ratti riduce le cellule nervose nell’ippocampo, il centro della memoria all’interno del cervello. I bambini piccoli passano circa il 50% del tempo totale del sonno nella fase REM. Questa quantità di tempo va scemando fino ad arrivare, intorno ai 2 anni, al 20-25% della quantità totale di sonno notturno.

I primi sogni ai concretizzano durante la gravidanza
La fase del sogno inizia già prima della nascita, a partire dal settimo mese di gestazione, il feto alterna regolari periodi di sonno tranquillo, in cui resta immobile, a periodi in cui si muove molto. Sembra che questi ultimi periodi siano da mettere in relazione con il sonno agitato, somigliano infatti, al sonno REM. I ricercatori hanno avanzato l’ipotesi che durante la fase del sonno agitato il feto rielabori i movimenti che sperimenta durante la veglia. Il primo contenuto del sogno è dunque una sorta di rielaborazione mentale di quello che avviene durante la veglia. A questo proposito la ricercatrice Rosalind Cartwright, PhD, professore emerito di psicologia alla Rush University di Chicago sostiene che è grazie alla rielaborazione dello stato emotivo del giorno precedente che il mattino ci si sveglia con le tensioni allentate. E’ quasi come avere un terapeuta interno, che lavora per similitudine tra gli stati emotivi, inoltre, la ricercatrice ha trovato indizi tali da suggerire l’importanza del sognare sulla regolazione del tono dell’umore. Per altri studiosi i sogni sono una fase importante del sonno per il consolidamento della memoria o la risoluzione dei conflitti.

Quando il sogno spaventa
E’ di qualche giorno fa la notizia della localizzazione cerebrale dei sogni. Presso il laboratorio Computational Neuroscience Laboratories di Kyoto i ricercatori hanno analizzato i tracciati EEG di soggetti volontari durante il sonno centrando il momento in cui avveniva il cambiamento nella fase REM. Il risultato di queste ricerche ha condotto a questa affermazione: “In seguito all’esperimento siamo in grado di stabilire se il soggetto sta sognando una delle immagini proposte ed abbiamo anche scoperto che per alcune aree del cervello non c’è differenza fra il lavoro fatto dormendo e quello da svegli”. Questa affermazione ci fa comprendere quanto sia sottile il confine tra la memorizzazione di un evento accaduto e quella del sogno, essendo le aree implicate le stesse sia del sogno che della veglia. Diventa quindi solo un problema di fissazione della memoria la differenziazione tra le due realtà. Il processo di memorizzazione nei bambini inizia ad essere stabile verso i due anni, quando la corteccia cerebrale è quasi giunta alla sua completa maturazione. E’ chiaro a questo punto il perché un bambino quando si sveglia dopo aver dormito, indipendentemente se di giorno o di notte, può essere sorridente o spaventato, molto dipende da quello che ha sognato e questo semplicemente perché per lui il sogno continua nella realtà. I sogni quindi non sarebbero altro che un’estensione della vita da svegli, includendo quindi anche le emozioni. In un certo senso il sogno nei bambini non ha un confine tra ciò che è stato sperimentato durante la giornata trascorsa e quello che viene sognato.

Dott.ssa Rosalba Trabalzini
Psichiatra, psicologa, esperta in psicologia medica

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