Ipocondria e internet: un’accoppiata davvero deleteria per chi vive con la fobia di essere affetto da qualche seria malattia. In rete, infatti, proliferano siti che riportano resoconti terrificanti di malattie rare, dai sintomi di difficile interpretazione, blog di pazienti che narrano i loro casi personali, portali poco seri che pretendono di fare diagnosi on line. Una vera tentazione per l’ipocondriaco, cioè per colui che, quando internet non esisteva, sfogliava enciclopedie mediche alla ricerca di segni e sintomi simili ai suoi disturbi, veri o presunti.
Ansia e depressione per malattie inesistenti
Il problema è che internet costituisce davvero un serbatoio inesauribile di notizie e per chi ne è dipendente diventa davvero difficile staccare la spina. E a quanto pare si tratta di un problema globale, che riguarda un po’ tutto il mondo occidentale. Tanto che negli Usa c’è anche chi si è interessato di questa realtà. Come il dottor Thomas Fergus, del Baylor’s College of Arts&Sciences – Usa, autore della ricerca pubblicata su ‘Cyberpsychology, Behavior and Social Networking’. Il dottor Fergus è convinto che questa navigazione in rete, in modo ossessivo, leggendo e informandosi nei dettagli di qualsiasi malattia, aumenta le paure di chi è già ansioso. Il risultato finale è una intensa paura fino a provare vero e proprio panico per situazioni semplicemente immaginate.
La cybercondria aumenta la spesa sanitaria
Il dottor Fergus sa quello che dice: infatti per trarre le sue conclusioni ha esaminato 512 adulti sani con un’eta’ media di 33,4 anni. Il 59% aveva almeno una laurea, il 53% aveva lavorato almeno 20 ore settimanali e il 67% non erano coniugati. La sovrabbondanza di informazioni mediche online, in parte provenienti anche da fonti discutibili e poco scientifiche, erano riuscite a ingenerare in queste persone uno stato d’ansia e terrore spesso del tutto ingiustificati, perché non trovavano riscontro in un vero disturbo di cui soffriva la persona. Navigare in rete in modo ossessivo, informandosi e leggendo qualsiasi tipo di informazione su disturbi di salute, oppure su problemi propri ma che probabilmente sono di scarsa importanza, peggiora lo stato di salute mentale di chi è ansioso. Questo ingenera un doppio problema: aumenta la spesa sanitaria, perché gli ipocondriaci o, più esattamente, i cybercondriaci ricorrono a visite mediche continue, per vedersi rassicurare sulle proprie condizioni di salute. Oppure si fanno prescrivere farmaci ansiolitici per lenire la preoccupazione che le diagnosi sbagliate ingenerano. Tutto questo non solo rovina la vita di una persona, ma aumenta notevolmente la spesa sanitaria pubblica.
Troppe le diagnosi ricercate in rete
Secondo gli esperti, negli Usa otto persone su dieci cercano in rete una risposta ai propri dubbi di salute. E difficilmente la trovano, perché anche nei siti seri è impossibile trovare una situazione clinica identica alla propria. Inoltre le risposte dei medici o dei malati, in portali e blog, danno un’impressione ben diversa da quella che si otterrebbe parlando in prima persona con un medico in carne ed ossa, che ben conosce la storia clinica di una persona e che può rassicurare con le parole giuste. In ogni caso, se proprio si decide di affidare alla rete alcune indagini relative alla propria salute, è bene rivolgersi a siti seri, con i quali collaborano veri professionisti della salute, contrassegnati dalla sigla HON detto anche bollino blu, che ne attesta la serietà e la affidabilità dei contenuti medici.
Sahalima Giovannini