A rischio di sviluppare la malattia diabetica se la vitamina D è carente

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A rischio di sviluppare la malattia diabetica se la vitamina D è carente

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La mancanza di sole e, quindi di vitamina D, sembra essere un fattore di rischio diretto per lo sviluppo del diabete più ancora dell’obesità. Lo sostiene uno studio dell’Università di Malaga, in Spagna, evidenziando anche come la mancanza di vitamina D porti più facilmente a sviluppare la situazione detta di pre-diabete, in cui c’è un alto livello di glucosio nel sangue e se non tenuto sotto controllo, può portare nel giro di un decennio a sviluppare diabete di tipo alimentare. Inoltre, la carenza di questa sostanza può anche condurre alla cosiddetta sindrome metabolica, una combinazione tra diabete, pressione alta e obesità.

La correlazione vitamina D e diabete
Secondo gli studiosi, che hanno pubblicato i risultati della loro ricerca sulla rivista Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, il livello di vitamina D sarebbe più strettamente collegato al metabolismo degli zuccheri nel sangue più ancora del sovrappeso e obesità. Per arrivare a questa conclusione sono stati confrontati i biomarcatori di vitamina D in 148 partecipanti allo studio, ai quali è stato misurato l’indice di massa corporea – BMI – sottoponendoli in contemporanea al test per il diabete. Dai risultati è emerso che persone obese non avevano disturbi del metabolismo del glucosio avevano più alti livelli di vitamina D rispetto ai diabetici, mentre persone magre con diabete o altri disturbi del metabolismo del glucosio risultavano avere più probabilità di avere bassi livelli di vitamina D. Di conseguenza, i livelli di vitamina D sono stati direttamente correlati con il metabolismo del glucosio, ma non con il BMI. È quindi opportuno assumerne vitamina D in quantità adeguata ad ogni età. Secondo la National Osteoporosis Foundation, le persone fino ai 50 anni di età dovrebbero assicurarsi ogni giorno 400-800 UI di vitamina D3 o colecalciferolo, la forma di vitamina D più utile all’assorbimento del calcio nelle ossa.

Come garantirsi un buon apporto tutti i giorni
In realtà, non è del tutto corretto dire assumere la vitamina D. Infatti, i precursori si questa sostanza si trovano solo in pochi cibi: nel salmone e sardine, nel tuorlo dell’uovo, nel fegato, in alcuni alimenti vegetali. Questi cibi, pur facendo parte di un regime alimentare sano e variato, dovrebbero essere assunti in grandi quantità per garantire la produzione, attraverso l’esposizione al sole, di un adeguato fabbisogno giornaliero di vitamina D. L’alternativa è ricorrere agli integratori, la cui somministrazione, però, deve essere valutata assieme al pediatra o, nel caso dei ragazzi più grandi e degli adulti, dal medico di medicina generale. In realtà, il modo più efficace per fare il pieno di vitamina D è semplice e a costo zero: è sufficiente esporsi ai raggi del sole, almeno un’ora tutti i giorni, con il viso e le mani scoperte. Quando fa abbastanza caldo, sarebbe opportuno scoprire anche i polpacci. Insomma, più centimetri di pelle sono esposti al sole, maggiore è la sintesi di vitamina D, che viene appunto attivata dalla luce naturale negli strati cutanei. Da marzo a ottobre, quindi, via libera al gioco all’aperto anche quando il sole è nascosto dalle nubi i raggi UV passano ugualmente e, quando le giornate sono più corte, anche una passeggiata negli orari centrali del giorno fa bene. Tutto il sole preso nei mesi estivi, poi, sintetizza tanta vitamina D che si accumula nel fegato, come scorta per il resto dell’anno. Insomma, giocare all’aperto è anche un modo per tenere lontano il diabete da adulti.

Giorgia Andretti

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