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Mal di testa e medicine

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Abuso di farmaci e posologie improvvisate: ecco cosa rischiano i bambini che soffrono di cefalea

Il 50 per cento dei bambini con cefalee abusa di farmaci, in gran parte analgesici. Il 7% ne fa uso ad ogni occasione di mal di testa e gran parte di essi usa gli stessi farmaci che sono stati somministrati ai genitori per il medesimo sintomo. Sono alcuni dei risultati di uno studio, per nulla rassicurante, presentato in un recente convegno medico dal professor Davide Moscato, presidente del Centro cefalee “San Carlo Idi”

“L’abuso farmacologico – sottolinea la dottoressa Alessandra Falasconi, coautrice dello studio – porta a dipendenza e cronicizzazione della malattia”. Ma nonostante questo rischio lo studio ha messo in luce che “l’automedicamento è una pratica molto diffusa nelle famiglie italiane”. Nel 6% dei casi i bambini prendono anche vari tipi di farmaci, spesso con posologia improvvisata dai genitori stessi. “Dei 4 mila bambini, che sono rappresentativi della popolazione pediatrica italiana – afferma la dottoressa Falasconi – il 35,1% soffre di cefalee con disturbi associati, soprattutto disturbi del sonno. Di essi il 30% si rivolge al pediatra e solo 20% allo specialista. Il tutto con un costo sociale elevatissimo”.

Dallo studio emerge anche che il 55,1% dei pazienti appartiene a famiglie numerose con una prevalenza nei bimbi che provengono da matrimoni misti cioè con un genitore immigrato. In età precoce, sottolinea Falasconi, sono soprattutto i maschi a soffrirne, mentre l’incidenza femminile è più altra tra gli 8 e gli 11 anni. Fascia d’età che è anche la più colpita dal disturbo. La familiarità è molto elevata con una prevalenza di soggetti con madre che soffre di cefalee. Ma il problema , spiega la Falasconi, è che spesso i genitori minimizzano il problema, sottovalutando la richiesta di aiuto dei bambini. “In questa situazione – precisa la dottoressa – il bambino assume un atteggiamento rassegnato rispetto alla malattia”. Lo studio evidenza la necessità di fare prevenzione e controllo sul territorio, concludono i relatori, per evitare che il problema diventi cronico nel giovane paziente.

 

Matteo De Matteis

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