L’aumento della patologia tra i bambini va cercata nei guasti di una società malata di “super-igiene”.
“Ma perché i bambini di oggi sono tutti allergici?”. Nel racconto incrociato di preoccupazioni ed esperienze, mamme e papà non fanno che ripetersi questa domanda. “Certo l’inquinamento ”, ripetiamo nella speranza di aver individuato un nemico. Ma la verità è più complessa ed i pediatri riuniti nei giorni scorsi a Roma, in occasione della Terza giornata del bambino allergico, hanno provato a raccontarla: se tre bambini su dieci soffrono di allergia la “colpa” sta tutta, o quasi, nel fatto che viviamo ormai in una società pressoché “senza batteri” e malata di “super-igiene”.
I numeri di una epidemia preoccupante
Negli anni Cinquanta solo un bambino su dieci soffriva di allergie. Oggi sono, appunto, tre su dieci. “Il 5% dei bimbi sotto i 14 anni – ha sottolineato Giovanni Cavagni, responsabile Allergologia pediatrica all’Ospedale Bambino Gesù di Roma soffre di dermatite, il 18-20% di rinite allergica, il 10% di asma bronchiale, che, nell’80% dei casi, è provocata da allergie”. Le intolleranze alimentari colpiscono invece il 7% dei bambini, mentre le allergie alimentari gravi riguardano fortunatamente una percentuale ridotta (0,5%). Sempre più allergie dunque, ma attenzione, avvertono al contempo gli esperti, in vari casi si tratta anche di “facili mode”, come per il sospetto”’boom” delle allergie alimentari.
I “danni” di una società senza batteri
La prima causa dell’aumento delle allergie negli ultimi decenni, spiega il coordinatore del Dipartimento di Medicina pediatrica dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma Alberto Ugazio, “sta proprio nella diminuzione del carico microbico ambientale. Ciò vuol dire che gli ambienti sono sempre più asettici e veniamo sempre di meno in contatto con batteri. Ma questi – precisa Ugazio – hanno anche l’importante funzione di inibire le reazioni allergiche”. Ecco perché, venendo meno tale stimolo ambientale, afferma, “si è determinato un grande aumento delle allergie, che si confermano come la patologia dei paesi ricchi. In Africa, infatti, le allergie sono un fenomeno trascurabile, proprio per la maggiore esposizione microbica”. Quanto a fattori come l’inquinamento, possono aggravare la situazione allergica, ma non ne sono la causa primaria.
No ai bambini super-igenizzati
Proprio perché il “naturale contatto con microbi e batteri in qualche modo serve anche a rafforzare le difese immunitarie dei bambini – afferma Ugazio – l’eccessiva igienizzazione è negativa. Il nostro sistema di memoria immunologica ricorda’, infatti, i batteri con cui siamo entrati in contatto evitandoci infezioni successive”. Insomma, anche con l’igiene bisogna non eccedere. Un consiglio pratico? Il bagnetto al bebè, ad esempio, non c’è alcun bisogno di farlo ogni giorno. Due volte a settimana è la frequenza ottimale.
La moda delle allergie alimentari
Gli esperti mettono in guardia da quella che rischia di diventare una vera ‘moda-ossessione’, ovvero le allergie alimentari, sempre più spesso chiamate in causa anche quando di allergia non si tratta assolutamente. Ed il sospetto è che gli interessi economici abbiano un peso non irrilevante: “Come spiegare, ad esempio – sottolinea Ugazio – che in Italia il mercato dei latti artificiali e speciali è doppio rispetto a quello di molti altri paesi? In realtà, solo il 2,5% dei neonati risulta effettivamente allergico al latte di mucca, ma certi sondaggi portano tale incidenza addirittura al 15%”.
Via libera a sport e vaccinazioni
La Terza giornata del bambino allergico è servita anche per fare piazza pulita di vari luoghi comuni sulle allergie, a partire da quello secondo cui sport e vaccinazioni sono dannosi per i piccoli che soffrono di tali disturbi. Non è vero, avvertono ad esempio i pediatri, che le vaccinazioni, come quella contro l’influenza o per il meningococco, aggravano la situazione di un bambino allergico. Un bimbo allergico, infatti, ha bisogno delle vaccinazioni anche più degli altri, dal momento che va più facilmente incontro a complicazioni, anche gravi, se colpito anche da una semplice influenza. Oggi, però, solo il 6% dei piccoli allergici viene vaccinato. Ed un “no” anche al luogo comune sulla pericolosità dello sport: se la patologia è curata e sotto controllo, i bambini allergici o asmatici possono tranquillamente praticare sport come tutti gli altri.
Matteo De Matteis