Fino a qualche tempo fa, l’unico modo per correggere il problema e consentire quindi la possibilità di camminare e correre normalmente ai bambini, era il ricorso alla chirurgia, purtroppo, eccessivamente invasiva. Di recente ortopedici italiani sono riusciti a risolvere il problema con l’applicazione di gessi, tutori e manipolazioni mirate. Ecco quindi come si può affrontare questa problematica ortopedica nei bambini.
Piede torto, di che cosa si tratta
Il piede torto è un’anomalia ortopedica visibile già in età fetale. Riguarda più spesso entrambi i piedini e ha la tendenza a presentarsi con maggiore frequenza nei maschi. Le cause che portano alla deformazione non sono ancora chiare. Sicuramente alla base c’è un fattore di tipo genetico: in sostanza, i bambini ereditano da un genitore un gene portatore dell’anomalia. È anche possibile che intervengano fattori esterni: il piede torto infatti ha la tendenza a manifestarsi con maggior frequenza nei paesi più poveri, dove le condizioni di vita e di alimentazione sono piuttosto precarie. Non vanno infine esclusi fattori come il fumo e l’assunzione di farmaci teratogeni, potrebbero aver interferito sullo sviluppo dei tendini e muscoli del feto. Anche le carenze nutrizionali da parte della mamma sembrano coinvolte in parte: tra queste, può essere responsabile la scarsa assunzione di acido folico, una vitamina che favorisce un corretto sviluppo delle ossa e dei legamenti, presente nei vegetali verdi oltre ad essere assunta attraverso integrazioni supplementari. Tutte queste concause fanno sì che la miosina, una delle fibre muscolari insieme all’actina, risulti alterata negli arti inferiori. La conseguenza di questo evento è una minore contrattilità dei muscoli ed una alterazione a livello dei tendini, non riuscendo più a seguire il regolare ritmo di crescita. Questo influisce complessivamente sullo sviluppo del piede, che a poco a poco tende a piegarsi verso l’interno e verso e verso il basso. Diversa è la mal posizione del piede, in questo caso non sono implicate le strutture del piede ma il risultato è solo frutto della mal posizione a partire del quinto – sesto mese di gravidanza creando un vizio posturale del piede. In quest’ultimo caso la prognosi è più che favorevole.
L’intervento chirurgico classico
Il piede torto è un’anomalia che non mette in pericolo la vita, non incide sullo sviluppo neurologico e cognitivo di un bambino, sull’apprendimento e sulle capacità relazionali. Ha però serie ripercussioni sulle capacità motorie, dal momento che il piccolo, non potendo appoggiare i piedini in modo corretto, non impara a camminare come gli altri bambini, quindi nemmeno a correre e a muoversi liberamente. Inoltre questo impedisce un corretto sviluppo degli arti inferiori. Per correggere l’anomalia, è ancora diffusa la tecnica chirurgica classica: consiste nel praticare un’incisione nella parte posteriore della caviglia e nell’incidere i tendini più corti. Questi si allungano e permettono al piede di tornare lentamente nella posizione corretta. L’intervento è però piuttosto aggressivo e a volte può favorire la comparsa di tessuto cicatriziale compromettemdo l’elasticità dei legamenti stessi. Il recupero nella camminata e nella corsa può apparire quindi difficoltoso.
Una tecnica meno invasiva
Alcuni ospedali pediatrici italiani applicano una tecnica meno invasiva rispetto all’intervento chirurgico tradizionale, basata su una serie di manipolazioni tendenti a favorire l’allungamento dei tendini e delle capsule articolari, rispettandone l’elasticità. Durante tutto il trattamento, il bambino indossa speciali gessetti, obbligando i piedi nella posizione corretta da sostituire settimanalmente, per assecondare sia la crescita del bambino, sia il miglioramento del difetto. Nel frattempo, vengono continuate le manipolazioni. Quando un bambino raggiunge i quattro – cinque mesi di vita e i piedi hanno raggiunto una posizione quasi corretta, si applicano due tutori, speciali scarpine per favorire e consolidare lo sviluppo corretto dell’articolazione della caviglia e la postura del piede. Il tutore va mantenuto l’intera giornata almeno fin quando il piccolo non inizia a camminare. Questa tecnica da sola può risolvere i casi di gravità lieve fino ai casi di gravità severa, rendendo l’intervento chirurgico meno invasivo.
Lina Rossi