Mordicchiare il labbro, strizzare gli occhi o peggio ancora avere un disturbo vero e proprio come la sindrome di Gilles de la Tourette, caratterizzato da vocalismi e gesti involontari. Sono problemi piuttosto diffusi tra gli adulti, troppo spesso però, iniziano da bambini. Fino a oggi non si sapeva bene come curare questi disturbi neurologici, ma due ricercatori italiani hanno scoperto il meccanismo dell’attivazione dei Tic, conseguentemente, nascono nuove speranze di cure.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports e condotto da Marco Bortolato della University of Utah e Graziano Pinna della University of Illinois a Chicago, suggerisce anche una possibile via di cura con farmaci che spengano l’interruttore dei tic, già in uso con altre indicazioni mediche. La ricerca condotta dagli esperti ha dimostrato che lo stress acuto aumenta le manifestazioni simili ai tic tramite l’aumento di allopregnanolone, un ormone dello stress prodotto nel cervello. Somministrando allopregnanolone agli animali, ne aumentano i tic, e che, al contrario, farmaci che fermano la sintesi di questo ormone riducono frequenza e intensità dei movimenti involontari. Gli studi hanno mostrato che farmaci che bloccano la sintesi dell’allopregnanolone riducono i tic in soggetti che non rispondono ad altre terapie. Studi futuri saranno condotti su nuovi farmaci che possano ridurre la produzione e quindi l’azione dell’allopregnanolone.
Con il termine – tic – si intende una serie di movimenti involontari rapidi oppure emissioni vocali demotivate. Gli esperti classificano i tic in due tipologie: semplici e complessi. I tic semplici sono costituiti da movimenti brevi e stereotipati del volto, delle spalle, di braccia e gambe, oppure da emissioni sonore. I tic complessi consistono invece in sequenze di movimenti, improvvisi e senza finalità, che tendono a ripetersi con un ritmo irregolare. L’età media in cui hanno inizio i tic nervosi è attorno ai sette anni di età. Prima, è abbastanza normale che i bambini producano vocalizzazioni e non abbiano una gestualità ancora del tutto organizzata. Succede perché il loro sistema motorio è in via di sviluppo. I genitori che temono un problema di tic devono quindi avere un atteggiamento vigile ma sereno, senza sgridare il bambino e senza stressarlo. Solo dopo i sette anni si potrà eventualmente rivolgersi a un neurologo per approfondire la questione. Se con il tempo e la crescita i genitori si accorgono che il bambino è soggetto a veri e propri tic nervosi, devono sicuramente stare molti vicini al figlio con affetto e comprensione, ma soprattutto devono affidarlo alle cure di un buon psicoterapeuta specializzato, sia per contrastare la tendenza a manifestare il tic, sia per fornirgli un corretto sostegno.
Quando le manifestazioni sono veramente eccessive e si acuiscono con il passare del tempo, è ancora più importante portare il proprio figlio da un neuropsichiatra infantile o da uno psichiatra, le uniche figure professionali in grado di emettere la diagnosi di tic nervoso o di capire se, invece, non si è di fronte ad un disturbo più serio, chiamato Disturbo di Tourette o Sindrome di Gilles de la Tourette. Si tratta di un disagio di tipo neurologico caratterizzato da manifestazioni esagerate come movimenti del corpo e del viso, ripetizione ossessiva di parole o di terminazioni di parole pronunciate da altri, emissioni di suoni, grida e grugniti. Un tic spinto all’eccesso, insomma, che può comportare seri problemi relazionali alla persona che ne soffre. In genere il Disturbo di Tourette colpisce maggiormente i maschi che le femmine e inizia a manifestarsi attorno ai sei anni di età. A volte si risolve dopo l’adolescenza, ma spesso permane anche in età adulta. In presenza di sintomi seri, occorre una diagnosi precisa, un percorso di psicoterapia ed eventualmente una cura a base di farmaci, i butirofenoni, prescritta e seguita scrupolosamente dietro il controllo dello psichiatra.
Lina Rossi