La tendenza già osservata negli anni precedenti di un aumento del disturbo dello spettro autistico ASD sta sollevando molte domande sul reale motivo alla base di questo fenomeno, sebbene una maggiore consapevolezza e criteri diagnostici migliorati abbiano sicuramente contribuito.
I dati più recenti del CDC provengono dal ciclo di sorveglianza 2022 del Network di Monitoraggio dell’Autismo e delle Disabilità dello Sviluppo che ha analizzato 393.353 bambini di 8 anni in 16 siti americani. Il rapporto mostra che l’autismo colpisce 1 bambino su 31, un aumento rispetto a 1 su 36 registrato nel 2020 e 1 su 150 nel 2000. Questo disturbo continua a essere più comune nei maschi rispetto alle femmine, con un rapporto di 3,4:1. Inoltre, la prevalenza è maggiore tra i bambini asiatici/pacifici, neri e ispanici rispetto ai bambini bianchi, una tendenza già osservata nel 2020. I dati nel nostro paese non sono diversi da quelli statunitensi. Diversi fattori potrebbero contribuire all’aumento della prevalenza dell’autismo, come i criteri diagnostici più ampi, una maggiore consapevolezza tra genitori e pediatri, e un migliore accesso ai servizi specializzati. Questi cambiamenti portano a un’identificazione più precoce dei bambini affetti rispetto al passato.
Il Segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti ha espresso la preoccupazione circa i potenziali effetti di tossine ambientali sullo sviluppo neurologico dei bambini, ipotizzando un legame con l’incremento dei casi di autismo. Tuttavia, la comunità scientifica sostiene che l’autismo non è una malattia prevenibile e che le sue cause sono multifattoriali, prevalentemente stabilite a livello prenatale. Numerosi studi evidenziano una forte componente genetica nell’eziologia del disturbo autistico. Tuttavia, esiste una parte di fattori ambientali che potrebbero influenzare l’espressione genetica attraverso meccanismi epigenetici. La ricerca si è concentrata su esposizioni durante il periodo prenatale, una finestra critica per il neuro-sviluppo. Ad esempio, esposizioni a materie particellari durante le prime due fasi gestazionali sono state associate a un aumento del rischio di ASD.
Un’area emergente di ricerca sull’autismo riguarda anche il collegamento tra il microbioma intestinale e il rischio di sviluppare la patologia autistica. Studi recenti suggeriscono che uno squilibrio del microbioma intestinale potrebbe contribuire ai sintomi dell’autismo, anche se le modalità di interazione tra il microbioma e il sistema nervoso devono essere ulteriormente esplorate. La National Institutes of Health (NIH) ha annunciato piani per sviluppare una piattaforma di dati reali che supporti la ricerca sull’autismo, sicura e rispettosa della privacy dei pazienti. Parallelamente, gli sforzi di ricerca continueranno a concentrarsi non solo sulle cause dell’autismo, ma anche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e delle opportunità per le persone autistiche.
Dott. Rosalba Trabalzini
Responsabile scientifico Guidagenitori.it
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