È sempre più diffuso anche tra le donne giovani, a causa delle diverse abitudini sessuali delle ultime generazioni. Stiamo parlando del carcinoma della cervice uterina: colpisce ogni anno in Italia oltre 3.000 donne. In Europa è il secondo tumore più diffuso, dopo quello al seno, nella popolazione femminile tra i 15 e i 44 anni. Il carcinoma del collo dell’utero è riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come la prima neoplasia totalmente riconducibile a un’infezione, causata da un agente virale molto comune, il Papilloma Virus Umano – HPV.
Una copertura ancora insufficiente
Oltre alla prevenzione secondaria effettuata attraverso il Pap-Test, esame di screening in grado di individuare precocemente le alterazioni delle cellule del collo dell’utero, esiste anche una forma di prevenzione primaria: la disponibilità di due vaccini, sicuri e ben tollerati, che svolgono un’azione protettiva nei confronti dei due sierotipi del Papilloma Virus Umano, responsabili del 70% dei casi del carcinoma uterino. Diffuso nel nostro paese già da qualche anno, è raccomandato alle ragazze adolescenti – undici – dodici anni, età in cui si suppone non ci sia ancora stato un contatto sessuale. Infatti, il vaccino è ancora più efficace se la donna non ha mai avuto rapporti: poiché il virus si trasmette attraverso il rapporto sessuale, vaccinarsi prima significa essere ancora più protette. La consapevolezza di questa utilità, però, non è ancora sufficientemente diffusa. In base ai dati aggiornati al 30 giugno 2013, forniti dal Centro Nazionale di Epidemiologia Sorveglianza e Promozione della Salute (CNESPS) e pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità, la copertura media nazionale per le ragazze nate negli anni 1997, 1998 e 1999 è intorno al 69% per tre dosi di vaccino: non è stato quindi raggiunto l’obiettivo – maggiore o almeno uguale al 70% prefissato dal Piano Nazionale della Prevenzione Vaccinale 2012-2014. Il rapporto testimonia inoltre una grande disomogeneità nell’accesso al vaccino a livello regionale: in Toscana, nei tre gruppi presi in esame si registra una copertura superiore all’80% per tre dosi di vaccino. Al contrario in Sicilia e Campania non si superano rispettivamente il 56% e il 62%.
Nel corso della Settimana Europea della Prevenzione del Cancro della Cervice Uterina, giunta alla sua VIII edizione e appena conclusa, si è voluto tra l’altro puntare l’attenzione sull’importanza della profilassi che rappresenta la migliore arma di difesa contro questo tipo di tumore, che causa ogni anno circa 15.000 vittime in Europa e 1.500 in Italia. Obiettivo dell’iniziativa è stato individuare una strategia comune, volta a promuovere lo screening del tumore del collo dell’utero nei nuovi Stati membri dell’Unione Europea, nelle donne in età riproduttiva – da 30 a 69 anni, con particolare attenzione ai gruppi di popolazione più difficili da raggiungere e a favorire uno scambio europeo di informazioni e conoscenze sull’attuazione di buone prassi per la prevenzione e la difesa dal cancro della cervice uterina. L’Italia, come afferma la dottoressa Francesca Merzagora, Presidente di Osservatorio Nazionale per la salute della donna, è stato il primo Paese in Europa a lanciare nel 2008 un’organica campagna di immunizzazione gratuita, rivolta alle ragazze preadolescenti nel dodicesimo anno di vita: eppure i dati del Rapporto pubblicati dall’Istituto Superiore della Sanità registrano una copertura vaccinale molto variabile sul territorio nazionale. C’è ancora, quindi, molta strada da percorrere prima di raggiungere gli obiettivi previsti dal Piano Nazionale della Prevenzione Vaccinale 2012-2014. Nonostante sia stata dimostrata la sicurezza del vaccino anti-HPV, in grado di offrire un’efficace protezione nei confronti del 70% circa dei carcinomi uterini, ancora oggi persistono molti dubbi e perplessità. È quindi importante promuovere una sempre maggiore consapevolezza circa l’importanza della prevenzione primaria e secondaria, anche attraverso iniziative come Progetto europeo AURORA, coordinato dall’Osservatorio, per favorire l’implementazione di uno screening di qualità per il carcinoma uterino nei nuovi Stati membri dell’UE, attraverso lo scambio di conoscenze e competenze, la formazione degli operatori sanitari. È inoltre fondamentale la promozione e l’implementazione di programmi informativi per la sensibilizzazione delle ragazze e, soprattutto, dei genitori, sull’importanza cruciale del vaccino. Strategico, in tal senso, è anche il ruolo svolto da tutti gli operatori sanitari coinvolti come i pediatri, i medici di Medicina Generale, ginecologi, gli operatori dei centri vaccinali che rappresentano gli interlocutori diretti. Il raggiungimento di un’ottimale copertura vaccinale ci proietterà in una società di donne più sane e con una qualità della vita migliore.
Lina Rossi