Poco più che ragazzine e incinte. Aumentano le interruzioni di gravidanza

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Poco più che ragazzine e incinte. Aumentano le interruzioni di gravidanza

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Il numero era diminuito rispetto agli anni Settanta e Ottanta, ma è tornato a salire: stiamo parlando delle ragazzine che restano incinte prima di raggiungere la maggiore età. E sale, ovviamente, anche il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza. Lo ha dichiarato il direttore generale dell’Ospedale San Camilo-Forlanini di Roma, Aldo Morrone, durante il seminario ‘Mamme bambine: troppo grandi per giocare, troppo piccole per essere mamme’ svoltosi a Roma in occasione della Giornata Mondiale per i Diritti dell’Infanzia.

Una media che rispecchia quella nazionale
I dati registrati presso l’ospedale romano rispecchiano la situazione nazionale. Presso il San Camillo, dal 2000 al 2012 sono state registrate 2.715 interruzioni di gravidanza di ragazze sotto i 18 anni di età. La maggior parte di queste erano italiane: 2.058 contro 657 straniere. Anche la proporzione di donne molto giovani tra chi interrompe la gravidanza sembra in leggero aumento. Gli esperti hanno riscontrato interruzioni di gravidanza in età estremamente precoci: ben 70 a 14 anni e oltre 200 a 15 anni. Sempre nel periodo 2000-2012, hanno partorito al San Camillo 416 donne sotto i 19 anni di età, ovvero una media dell’1% del totale dei parti – 41.900 dal 2000 al 2012 – ha riguardato donne giovanissime. Confrontando questi dati con quelli nazionali e del Lazio, nel periodo 2008-2011, si può dedurre che la percentuale complessiva di parti avvenuti da donne sotto i 19 anni presso il San Camillo è analoga a quella nazionale e quasi doppia di quella media del Lazio. Altro elemento riguarda il livello del titolo di studio: la maggior frequenza del fenomeno si riscontra tra le ragazze con basso livello di istruzione: tutto questo rende urgenti interventi educativi in età giovane, anche al di fuori della scuola.

Occorre prima di tutto un intervento educativo
Il numero di gravidanze tra le ragazzine è probabilmente dovuto al fatto che, oggi, rispetto agli anni Novanta e ai primi del Duemila, l’età del primo rapporto sessuale si è notevolmente abbassata. Per molti, ragazzi e ragazze, avviene già a 14-15 anni. Questa precocità, però, non è quasi mani accompagnata da una adeguata preparazione per quanto riguarda il rischio di una gravidanza indesiderata. I giovanissimi sanno poco o niente di contraccezione, non ne parlano ovviamente con i genitori e le scarse informazioni che hanno sono veicolate dai coetanei. I luoghi comuni sbagliati sono ancora troppo diffusi: si crede che facendo sesso per la prima volta non si corrano rischi, si affidano al coito interrotto e così via. In questo modo, oltre alle gravidanze, si rischiano le infezioni sessuali, anch’esse in aumento. E secondo quello che hanno dichiarato alcune esperte di un consultorio siciliano, per molte ragazzine la gravidanza non è indesiderata, ma anzi è voluta. Le ragazzine che vivono nei quartieri più poveri, con un livello di istruzione basso non hanno prospettive per il futuro se non quella di farsi una famiglia e di acquistare in questo modo almeno un po’ di libertà individuale. Ripercorrendo fughe ideologiche apparenti nella speranza di trovare la felicità sognata.

L’importanza della prevenzione
Ed è vero che l’arrivo di un bambino è sempre un miracolo, tuttavia sarebbe opportuno che il bambino nascesse in un ambiente famigliare solido, con una madre adulta e consapevole, e soprattutto che lo abbia desiderato assieme al suo compagno di vita. Un bambino, insomma, non deve arrivare per caso e nemmeno essere un escamotage per fuggire di casa: senza contare le complicanze fisiche ed emotive che si possono verificare quando si ha un figlio in età adolescenziale. È quindi importante pensare soprattutto alla prevenzione: è vero che esiste la pillola del giorno dopo, ma sarebbe opportuno rendere consapevoli i giovanissimi del significato di avere un rapporto sessuale completo, di vederlo come uno scambio affettivo ed emotivo totale e non un semplice atto fisico. Inoltre i ragazzini si devono rendere conto delle possibili conseguenze: una gravidanza o una malattia sessuale possono avere ripercussioni per tutto il resto della vita. È necessario che gli adulti: genitori, pediatri, ginecologi, andrologi e medici di famiglia collaborino in questo senso, coinvolgendo se necessario la scuola, gli insegnanti e gli educatori sportivi. Perché quando si tratta del futuro dei più giovani, tutti sono responsabili.

Giorgia Andretti

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