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La fatica di essere donna

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Migliora il tenore di vita, ma pesano la responsabilità della famiglia e gli ostacoli nella carriera

Sempre più ‘complessa’, aperta al nuovo e al diverso, disposta più degli uomini a interpretare le trasformazioni della società in evoluzione. Ma, nonostante questo, ancora emarginata nel ricoprire ruoli importanti nel settore pubblico e privato e, soprattutto, a parità di responsabilità e lavoro, su di lei continua a pesare quasi esclusivamente il disbrigo di faccende domestiche e familiari. E’ a fotografia della donna nella ricerca ‘Donna sommersa’, un’indagine sulla condizione femminile nella società e nel governo del Paese, condotta da Arcidonna su 5000 individui, rappresentativi della popolazione italiana, suddivisi in tre campioni: maggiorenni, minorenni di 16 e 17 anni, donne dirigenti.

La responsabilità della gestione familiare
La prima indicazione della ricerca sembra incoraggiante. Oltre un terzo delle donne italiane avverte decisi miglioramenti nel proprio tenore di vita. Le cose cambiano se si chiede una valutazione sulla situazione attuale: in media una su quattro appare profondamente scontenta della sua posizione e del suo ruolo nella società. Tra le ragioni di questo malessere, l’indagine individua il fatto che sulle donne grava quasi esclusivamente il peso degli impegni familiari e domestici, a parità di lavoro e di responsabilità con gli uomini. Il tempo da dedicare a sé stesse compreso il lavoro è infatti del 25 per cento inferiore rispetto all’altro sesso. E le cifre parlano chiaro: per gli uomini famiglia e casa non occupano più di un’ora al giorno, per le donne si va dalle tre ore quotidiane quando non ci sono figli ad almeno 60 ore a settimana in presenza di bebè. Di qui il senso di frustrazione e mancate opportunità. “Per quanto siano proprio le donne – ha affermato Valeria Ajovalasit, presidente nazionale di Arcidonna, durante la presentazione della ricerca – a dimostrarsi più capaci degli uomini ad interpretare le trasformazioni della società in rapida evoluzione”. E infatti sono più attente ai problemi della famiglia che, per il 71 per cento, si può formare anche se non si è sposati contro il 68 per cento degli uomini. Sono più aperte nei confronti dell’omosessualità che nel 52 per cento dei casi considerano una tendenza naturale contro il 45 per cento degli uomini. Rispetto a temi di vasta implicazione sociale, come l’adozione, sono decisamente più sensibili: il 69 per cento ritiene che possa adottare anche una coppia di conviventi contro il 64,4 per cento degli uomini.

Ancora ostacoli alla “scalata rosa”
La ricerca prosegue evidenziando la scarsissima rappresentanza femminile nella vita pubblica e nelle posizioni dirigenziali. Due esempi per tutti: solo il 13 per cento delle signore diventa dirigente tra settore pubblico o privato e, nei due rami del nostro Parlamento, la presenza rosa, la più bassa in Europa, si ferma al 10 per cento. L’analisi segnala che l’altra metà del cielo non entra in politica perché a respingerla sono le logiche stesse della vita pubblica, tutte improntate all’autoconservazione. Per il 54 per cento del campione infatti, le donne non si interessano di politica perché c’è troppa lotta per il potere fine a sé stesso; per il 60 per cento perché la politica manca di concretezza, per il 69,6 per cento perché prevalgono gli interessi personali e mancano gli ideali.

Via libera agli incarichi sociali e politici
Eppure, alla domanda che chiedeva se ‘E’ meglio un uomo o una donna’ con risposte su 12 incarichi pubblici, gli intervistati nel complesso (uomini, donne, ragazzi) hanno premiato le donne. Per il 52,5 per cento, ad esempio, è la donna la figura più adatta a capo di un’associazione di volontariato mentre solo il 6,7 per cento ha scelto un uomo. Per il 28 per cento meglio una donna sindaco contro il 13,6 per cento che preferisce un uomo. Femmina è meglio anche per la segreteria di un sindacato (26,7% contro il 19,8%), per la presidenza della Camera (22,1% contro 18,9%), per la segreteria di un partito (21% contro 18,1%), per la presidenza della Regione (19,4% contro 18,1%) e della Provincia (21,9% contro 16,9%). La donna va in minoranza quando si tratta di scegliere il presidente del Senato (18,6 contro il 22,4% che ha scelto un uomo); il premier (17,3 contro 32,2%); il capo dello Stato (16 contro 41%), il capo della Polizia (15,7 contro 43,8%) o un generale dell’esercito (6,6 contro 67,2%).

In Rete:
Arcidonna

 

Antonella Valentini

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