Diventare padre. Un conto è pensarlo, progettarlo, vivere sognando l’emozione dell’attesa, altro è fare i conti con un bambino appena nato, con le sue mille esigenze, emozioni e fatiche, con la propria compagna totalmente concentrata sulla nuova vita venuta al mondo. Essere padre è un ruolo nuovo, al quale nessuno può preparare. Qualche consiglio, però, può aiutare ad entrare nel nuovo ruolo.
Sala parto: sì, ma solo se si è ben sicuri
Oggi quasi tutti i futuri papà entrano in sala parto accompagnando la partner in un momento unico e intenso. Decidere di partecipare a questo evento, però, non è una cosa scontata o obbligatoria. La decisione di partecipare all’evento deve essere ben condivisa nel pieno rispetto di entrambi. Ciò significa che, se il papà non è pronto alla vista del sangue o se la futura mamma non fosse d’accordo, è meglio non forzare le cose ed attendere l’annuncio fuori della porta. Ci sono uomini per i quali assistere al parto è una prova superiore alle proprie forze, altri che non vorrebbero perdere mai i primi vagiti del bimbo. Solitamente la donna vuole accanto il compagno per avere un sostegno e per condividere quegli attimi unici. Se però l’uomo mostra qualche perplessità, non va forzato e la donna non deve vivere questa difficoltà come una prova scarso interesse. Vedere un parto è sicuramente un momento impegnativo per il papà in attesa, può quindi sempre attendere fuori ed entrare non appena il bimbo sarà stato espulso prendendolo tra le braccia, sarà come se fosse sempre stato presente.
Non ci si deve sentire esclusi
Nel mettere al mondo un bambino la donna vive sicuramente la parte più impegnativa e dolorosa: proprio per questo, è molto più consapevole del suo nuovo ruolo. Per il padre è come trovarsi catapultato in un evento all’improvviso, acquisterà la coscienza del nuovo ruolo solo in modo graduale. Potrebbe sentirsi escluso dalla simbiosi della compagna e del figlio: è la donna che nutre il bambino, che lo accudisce di notte, è lei quella che ha il magico potere di farlo calmare quando le coliche gassose prendono il sopravvento. Così il neo papà talvolta si sente un poco intruso in questo rapporto speciale. Sentirsi esclusi è un po’ come esserlo davvero: ogni giovane papà, parlando con amici che hanno già vissuto la stessa esperienza, potrà capire di non essere l’unico. Eppure è proprio in questa fase di crisi che l’uomo ha l’opportunità di scoprirsi diverso, non più solo come compagno ma come padre e difensore della famigliola. È un nuovo ruolo, più complesso e carico di responsabilità ma sicuramente più maturo e appagante.
Non ci si deve sentire dei “mammi”
Il ruolo del maschio di famiglia è diverso rispetto a quello della donna. Oggi i ruoli sono più vicini, perché la donna torna presto al lavoro e non è raro vedere il compagno ai fornelli o a fare la spesa. È però importante, per i due partner, mantenere ben distinti i rispettivi ruoli genitoriali soprattutto nei confronti del figlio. Un papà può, anzi deve, alzarsi durante la notte se il piccolo piange, cambiare un pannolino o dare la pappa senza sentirsi sminuito nel suo vero ruolo, che è quello di padre, appunto e non di mammo. Il papà è colui che mantiene la sua identità di difensore della famigliola, è colui che è pronto a far sentire il bimbo protetto e accudito, che sa anche stare accanto alla mamma con dolcezza e fermezza per consolarla nei momenti in cui si sente inadeguata. E’ colui che sa arginare le ingerenze e i consigli non richiesti da parte di parenti e di amici, insomma, e il supervisore della felicità famigliare.
Giorgia Andretti